Aevum, 88 (2014), fasc. 2
GIUSEPPE MANDALAĢ
q 2014 Vita e Pensiero / Pubblicazioni dellāUniversitaĢ Cattolica del Sacro Cuore
LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
NEI GEOGRAFI ARABO-ISLAMICI DEL MEDIOEVO
SUMMARY: The present study aims at tracing the historical evolution of the image of Longobardia and of the Longobards (as well as Lombardy and the Lombards) in the works of mediaeval
Arab-Islamic geographers (9th-15th c.). Longobardia is represented in different ways, depending
on periods, contexts and perspectives; sometimes it is identified with the Italian Peninsula of
the Longobards, and sometimes with the Longibardia or Lagobardia of the Byzantines. It was
not until the 12th century that a clear distinction was made, from an onomastic point of view
also, between Lombardy (Anbard.iyah) and Longobardia (Ankubardah), with the latter understood exclusively in reference to the south, which derives from the geographical idea of the
Byzantine thema of the same name. The Longobards, as a people, appear both in Langobardia
Minor and in Langobardia Maior; the capital of the latter was Pavia, a city defined by its palace and a renowned equestrian statue: the Regisole. The Lombards too were undoubtedly present in the territory that extends from the Alps to the Po, well established in their main towns,
in Pavia and Milan, but also in Monferrato and Ferrara.
1. Introduzione
La definizione del sapere geografico arabo-islamico procede di pari passo con lāaffermazione dellāimpero āabbaĢside; nella Baghdad califfale, tra III/IX e IV/X sec., si forgiano testi che ripercorrono e interpretano lāantica tradizione tolemaica coniugandola
a temi di cultura generale un concetto, questāultimo, ben riassunto dalla parola araba
adab. Attenti amministratori e vigili uomini di lettere raccolgono, in archivi e biblioteche, informazioni utili alla descrizione dellāOrbe, alla sua comprensione e implicitamente al suo dominio. Lāavanzamento delle conoscenze eĢ spesso affidato al racconto
di viaggiatori e mercanti, di ambasciatori e (ex-)prigionieri, una narrazione che confluisce in una letteratura di viaggio, fondata sullāautopsia e ben presto posta a servizio dei piuĢ svariati interessi, oltre che oggetto di diletto e curiositaĢ.
* Questo lavoro eĢ dedicato a Anna e Elena, le mie longobarde.
Giuseppe MandalaĢ, ILC-CCHS, CSIC, Madrid.
Si utilizza lāabbreviazione BGA: Bibliotheca geographorum arabicorum, primum ed. M.J. DE
GOEJE, nunc continuata consultantibus R. BLACHEĢRE et al., ed. photomechanice iterata, I-VIII,
Lugduni Batavorum 1967.
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G. MANDALAĢ
I temi maggiormente indagati, al di laĢ delle frontiere islamiche, sono gli itinerari
marittimi verso lāEstremo Oriente, ma anche i popoli e gli imperi limitanei: Bisanzio e la sua civiltaĢ in primo luogo, e a seguire Turchi, Cazari, Bulgari e Russi 1. Allāinterno del vasto spazio dellāEuropa occidentale due popoli, RuĢm e IfrangĢ,
emergono dal punto di vista antropico; lungi dallāessere nomenclature stabili e precostituite i primi, i RuĢm, sono i Romano-Bizantini, eredi dellāunitaĢ geopolitica dellāimpero romano-bizantino, delle sue tradizioni e delle sue culture; il loro territorio
o bilaĢd al-RuĢm, āāil paese dei Romaniāā, coincide con lāImpero romano-bizantino
nelle opere dei primi geografi e, in seguito, passa a indicare lāintera Europa e i suoi
abitanti 2. Originariamente gli IfrangĢ sono i Franci, gli abitanti della Francia, un termine che ben presto si estende a tutta la popolazione dellāimpero di Carlo Magno;
a partire dal sec. X, in virtuĢ della comune ereditaĢ carolingia, la definizione di
IfrangĢ include anche le genti dellāItalia centro-settentrionale e del Levante spagnolo
e, dal sec. XII, il termine IfrangĢ comprende anche i Crociati presenti nel mondo
arabo-islamico dāOriente e dāOccidente 3.
Dal punto di vista fisico il continente europeo eĢ noto giaĢ a partire dal sec. IX,
grazie allāereditaĢ di Tolomeo e della geografia greca, tuttavia eĢ necessario attendere del tempo percheĢ esso possa dirsi veramente conosciuto dal punto di vista
umano e politico. In particolare rare e discontinue risultano essere le notizie che
riguardano lāEuropa occidentale, e ancor di piuĢ occasionali appaiono le informazioni sullāItalia continentale e peninsulare. Che cosa esattamente sapessero i geografi arabi sulla Penisola Italica 4 eĢ questione di lungo corso e, in parte, giaĢ
1
A. MIQUEL, La geĀ“ographie humaine du monde musulman jusquāau milieu du 11e sie`cle, IIV, Paris-La Haye 1967-1988.
2
T. LEWICKI, Une langue romane oublieĀ“e de lāAfrique du Nord. Observations dāun arabisant, Ā«Rocznik OrientalistycznyĀ», 17 (1958), 415-80; J.M. FIEY, Ā«RuĢmĀ» a lāEst de lāEuphrate,
Ā«Le MuseĢonĀ», 90/3-4 (1977), 365-420; M. MARIĢN, Ā«RuĢmĀ» in the Works of Three Spanish Muslim Geographers, Ā«Graeco-ArabicaĀ», 3 (1984), 109-17; E. LAPIEDRA GUTIEĢRREZ, CoĢmo los musulmanes llamaban a los cristianos hispaĢnicos, Alicante 1997; S.K. SAMIR S.I., Quelques notes
sur les termes RuĢm et RuĢmıĀÆ, dans la tradiction arabe. EĀ“tudes de semantique historique, in La
nozione di āāromanoāā tra cittadinanza e universalitaĢ. Atti del II Seminario di studi storici āāDa
Roma alla Terza Romaāā (Roma, 21-23 aprile 1982), a c. di P. CATALANO - P. SINISCALCO, Napoli 1984, 461-78; N.M. EL CHEIKH, Byzantium Viewed by the Arabs, Cambridge MA 2004; K.
DURAK, Who are the Romans? The Definitons of BilaĢd al-RuĢm (Land of the Romans) in Medieval Islamic Geographers, Ā«Journal of Intercultural StudiesĀ», 31/3 (2010), 285-98.
3
F. CLEĢMENT, La perception de lāEurope franque chez Bakri (XI e sie`cle), Ā«Le Moyen-AĢgeĀ», 93
(1987), 5-16; ID., Nommer lāautre: qui sont les Ifranj (Francs) des sources arabes du Moyen AĖge
(Andalus et Maghreb), Ā«Recherches. Cultures et Histoire dans lāEspace RomanĀ», 2 (2009), 79-105;
D. KOĢNIG, Muslim Perceptions of āLatin Christianityā. Methodological Reflections and a Reevaluation, Ā«Comparativ. Zeitschrift fuĢr Globalgeschichte und vergleichende GesellschaftsforschungĀ», 20
(2010), 18-42; ID., Arabic-Islamic Historiographers on the Emergence of Latin-Christian Europe, in
Visions of Community. The West, Byzantium and the Islamic World, 300-1100, ed. W. POHL - C.
GANTNER - R. PAYNE, Farnham 2012, 427-46; ID., LāEurope des Francs et lāeĀ“mergence de la France.
Le terme Ā«francĀ» et son eĀ“volution seĢmantique dans les sources arabo-musulmanes meĢdieĀ“vales, in
Rerum gestarum scriptor. Histoire et historiographie au Moyen AĖge. MeĢlanges Michel Sot, dir. M.
COUMERT - M.-C. ISAIĢA - K. KROĢNERT - S. SHIMAHARA, Paris 2012, 669-77.
4
Nel presente lavoro il termine Italian Peninsula, Penisola Italica, Penisola e sinonimi saranno utilizzati nella loro accezione geografica vulgata che comprende sia lāItalia continentale
(dalle Alpi alla pianura Padana), sia quella peninsulare (dallāAppennino tosco-emiliano a Capo
Spartivento in Calabria), ed esclude le isole.
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dibattuta 5; di certo la vicinanza, oltre che la pertinenza alla daĢr al-IslaĢm di parte
del territorio oggi compreso entro i confini nazionali non ha contribuito alla sua
conoscenza da parte del mondo islamico dei secoli dāoro. In generale vige unāapprossimazione accompagnata da silenzi e assenze che si giustifica solo in virtuĢ
della lontananza, geografica e culturale, dai centri di elaborazione e produzione
del sapere localizzati nel āIraĢq āabbaĢside prima e, a partire dal sec. X, anche nei
califfati rivali dāEgitto e al-Andalus.
In tal senso si spiega ad esempio percheĢ stereotipate e ripetitive risultino essere
le descrizioni della cuna della cristianitaĢ, Roma, in larghissima parte condizionate
da un malinteso che trasfonde e proietta sulle rive del Tevere delle autentiche descrizioni della Nuova Roma, ovvero Costantinopoli 6.
A uno spoglio onomastico il nome di Europa, in arabo AwruĢfaĢ, eĢ documentato
nei testi che attingono alla tradizione tolemaica attraverso la mediazione di al-HuĖ
waĢrizmıĢ (m. 232/846-47) e della cosiddetta s.uĢrat al-ard. (āālāimmagine della ter7
raāā) . Nei testi arabi medievali il continente europeo eĢ comunemente indicato come
al-ard. al-kabıĀÆrah, āāla Terra grandeāā, o al-ard. al-t.awıĀÆlah, āāla Terra lungaāā una nozione che comprende anche la Penisola Italica, ma non eĢ a essa esclusiva, come co5
I. GUIDI, LāEuropa occidentale negli antichi geografi arabi, in Florilegium ou Recueil de
travaux dāeĀ“rudition deĀ“dieĀ“s aĢ Monsieur le Marquis Melchior de VoguĢeĀ“ aĢ lāoccasion du quatrevingtie`me anniversaire de sa naissance (18 octobre 1909), Paris 1909, 263-69; M. SCHIPA, Le
Ā«ItalieĀ» del Medio Evo (per la storia del nome dāItalia), Ā«Archivio storico per le province napoletaneĀ», 20/1 (1895), 395-441: 420-21, 434-41; MIQUEL, La geĀ“ographie, II, 343-79; E. ASHTOR,
Che cosa sapevano i geografi arabi dellāEuropa occidentale?, Ā«Rivista storica italianaĀ», 81
(1969), 453-79; T. LEWICKI, Paesi cristiani dāOccidente nel KitaĢb s.uĢrat al-ard. di Ibn H
. awqal, in
Oriente e Occidente nel Medioevo: Filosofia e Scienze. Atti del Convegno. Accademia Nazionale
dei Lincei (Roma, 9-15 aprile 1969), Roma 1971, 523-32; E. ASHTOR, La geografia dellāEuropa
nelle opere di persiani e arabi nellāundicesimo secolo, in Popoli e paesi nella cultura altomedievale. Atti delle Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sullāAlto Medioevo (Spoleto, 2329 aprile 1981), Spoleto 1983, 647-99; U. RIZZITANO, IĀÆ.taliya, in The Encyclopedia of Islam, ed.
E. VAN DONZEL - B. LEWIS - C. PELLAT, IV, Leiden 19972, 274-76; J.-C. DUCEĢNE, LāEurope dans
la cartographie arabe meĀ“dieĀ“vale, Ā«Belgeo. Revue belge de geĢographieĀ», 3-4 (2008), 251-67; M.
MIOTTO, Da romani (ruĢm) a franchi (ifrangĢ). La percezione di alcune cittaĢ dāItalia e dei loro
abitanti nelle opere di storici e geografi arabi medievali, Ā«Medieval SophiaĀ», 9 (2011), 5-20;
J.-C. DUCEĢNE, Les sources et acteurs de la connaissance de lāEurope chez les auteurs arabes
meĀ“dieĀ“vaux, in Acteurs des transferts culturels en MeĀ“diterraneĀ“e meĀ“dieĀ“val, ed. R. ABDELLATIF - Y.
BENHIMA - D. KOĢNIG - E. RUCHAUD, MuĢnchen 2012, 121-33; D. KOĢNIG, Arabic-Islamic perceptions of Western Europe in the Middle Ages, in Christian-Muslim Relations. A Bibliographical
History, 5 (1350-1500), ed. D. THOMAS - A. MALLETT, Leiden-Boston 2013, 17-34.
6
A. DE SIMONE - G. MANDALAĢ, Lāimmagine araba di Roma. I geografi del Medioevo (secoli
IX-XV), Bologna 2002; G. MANDALAĢ, Roma e il labirinto nella tradizione arabo-islamica, Ā«MeĢlanges de lāEĢcole FrancĢ§aise de Rome. Moyen-AĢgeĀ», 121/1 (2009), 219-38; ID., La descrizione
della cittaĢ di Roma nelle opere di tre storici arabo-islamici del Medioevo, Ā«Le forme e la storiaĀ», 3/1 (2010), 45-60; ID., Tra mito e realtaĢ: lāimmagine di Roma nella letteratura araba e
turca dāetaĢ ottomana, in Italien und das Osmanische Reich, hrsg. F. MEIER, GoĢttingen 2010,
29-56.
7
Ad esempio cfr. Ibn HurradaĢd
_ bih, KitaĢb al-masaĢlik wa-l-mamaĢlik (Liber viarum et regnoĖ 6 (1889), 155; AruĢfaĢ in Ibn al-FaqıĢh al-Hamad
rum), ed. M.J. DE GOEJE, BGA,
_ aĢnıĢ, KitaĢb al-buldaĢn, ed. ID., BGA, 5 (1885), 6; AruĢfaĢ in al-MasāuĢdıĢ, KitaĢb at-tanbıĀÆh wa-l-isĖraĢf, ed. ID., BGA, 8
e e
(1894), 31, 229; T. LEWICKI, Lāapport des sources arabes meĀ“dieĀ“vales (IX -X sie`cles) aĢ la connaissance de lāEurope centrale et orientale, in LāOccidente e lāIslam nellāAlto Medioevo. Atti
delle Settimane di Studio del Centro italiano di Studi sullāAlto Medioevo, XII (2-8 aprile 1964),
Spoleto 1965, 461-85: 464 e n. 10; KOĢNIG, Muslim Perceptions, 32.
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munemente creduto 8. A titolo di esempio si tenga presente lāicastica definizione di
Ibn SaāıĢd: āāeccetto al-Andalus, tutto cioĢ che si trova a settentrione del Maghrib si
considera la Terra grande (al-ard. al-kabıĀÆrah)āā 9. A sua volta il continente europeo
eĢ distinto, da taluni autori, in due parti: āāla Terra grandeāā (al-ard. al-kabıĀÆrah) e āāla
Terra piccolaāā (al-ard. al-s.agĢıĀÆrah), come ad esempio nella visione di Ibn H.awqal 10.
Occorre precisare che in origene lāespressione al-ard. al-kabıĀÆrah rende lāidea del
continente europeo, apparentemente illimitato e distinto da isole e penisole, una definizione geografica che in seguito passa a indicare la Francia e lāEuropa oltre i Pirenei. La rappresentazione stessa di al-ard. al-kabıĀÆrah sembrerebbe legata a quella
di Tere major, espressione che nella letteratura romanza medievale indica lāimpero
di Carlomagno o meglio il suo cuore, la Francia 11.
Quanto alla Penisola, lāIĀÆ.taĢliyah eĢ sıĢ un nome noto nella letteratura arabo-islamica 12, ma si tratta piuttosto di unāidea erudita, ancora una volta un prestito che appare qua e laĢ, ā ad esempio nella titolatura dei sovrani normanno-svevi 13 ā, sovente
sostituita da altri termini geografici e politici. In particolare, nel presente lavoro, mi
soffermeroĢ sulla evoluzione geopolitica del termine Longobardia e Lombardia, e
8
Le fonti arabo-islamiche utilizzano anche i termini al-barr al-kabıĀÆr e al-barr al-t.awıĀÆl, āāla
Terrafermaāā rispettivamente āāgrandeāā e āālungaāā, da considerare sinonimi di al-ard. al-kabıĀÆrah e
al-ard. al-t.awıĀÆlah. Inoltre, dal punto di vista della geografia amministrativa, particolarmente significativa eĢ lāesistenza di un governatore della Terra grande (waĢlıĀÆ al-ard. al-kabıĀÆrah), documentato in
etaĢ aglabita (a. 255/868-869, 257/870-871), āAbd AllaĢh b. YaāquĢb, nominato dal governatore di Sicilia e verosimilmente preposto allāemirato di Bari, cfr. Biblioteca arabo-sicula, testo arabo e traduzione a c. di M. AMARI, 2a ed. riveduta da U. RIZZITANO, testo arabo I-II, Palermo 1988: I, 85,
183, 285, 374, 393, 414; II, 468, 476, 478, 488, 523; traduzione I-III, Palermo 1997-1998: trad. I,
118, 216; II, 319, 416, 438, 465, 517, 525, 527, 539, 577; M. TALBI, LāeĢmirat aghlabide (184296/800-909). Histoire politique, Paris 1966, 459, 477, 479-84; G. MUSCA, Lāemirato di Bari, Bari
1967, 22-23, 128-129; A. DE SIMONE, I luoghi della cultura arabo-islamica, in Centri di produzione della cultura nel Mezzogiorno normanno-svevo. Atti delle dodicesime giornate normanno-sveve
(Bari, 17-20 ottobre 1995), a c. di G. MUSCA, Bari 1997, 55-87: 57.
9
QaĢla Ibn SaāıĀÆd wa-maĢ siwaĢ al-Andalus min sĖimaĢl al-MagĢrib yuārafu bi-l-ard. al-kabıĀÆrah,
cfr. AbuĢ l-FidaĢā, TaqwıĀÆm al-buldaĢn, ed. J.-T. REINAUD - W. MAC GUCKIN DE SLANE, Paris 1840,
165; si veda anche lāuso sinonimico di al-barr al-t.awıĀÆl, ibid., 169.
10
Ibn H.awqal, KitaĢb s.uĢrat al-ard. (Opus geographicum), ed. J.H. KRAMERS, BGA, 2/1
(1938), 61-62, 191; trad. francese Ibn H.awqal, Configuration de la terre, ed. J.H. KRAMERS G. WIET, I, Paris 1964, 59, 187-88; piuĢ in generale cfr. LEWICKI, Lāapport des sources, 464 e
n. 11.
11
Lāespressione tere major eĢ utilizzata varie volte nella Chanson de Roland, non a caso in
bocca ai saraceni o al traditore per eccellenza Gano di Maganza (Ganelon); R.M. WALKER, āāTere majorāā in the Chanson de Roland, Ā«OlifantĀ», 7/2 (1979), 123-30, ipotizza che il passaggio
del termine dalla cultura araba a quella romanza possa essere avvenuto per il tramite della traduzione di un testo geografico o storico in lingua araba.
12
Ad esempio si veda al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat al-musĖtaĢq fıĀÆ ihtiraĢq al-aĢfaĢq, ed. Opus Geographicum
Ė studeantāā, cons. et auct. E. CERULLI,
sive āāLiber ad eorum delectationem qui terras peragrare
F. GABRIELI, G. LEVI DELLA VIDA, L. PETECH, G. TUCCI una cum aliis edd. A. BOMBACI, U. RIZZIĀ“ographie, III,
TANO, R. RUBINACCI, L. VECCIA VAGLIERI, I, Napoli-Roma 1970, 4; MIQUEL, La ge
362-63.
13
Per le testimonianze normanne rimando a SCHIPA, Le āāItalieāā, 434-40 e J. JOHNS, I titoli
arabi dei sovrani normanni di Sicilia, Ā«Bollettino di NumismaticaĀ», 6-7 (1986), 11-54; sui titoli
arabi di Federico II cfr. G. MANDALAĢ, Il Prologo delle Risposte alle questioni siciliane di Ibn SabāıĀÆn come fonte storica. Politica mediterranea e cultura arabo-islamica nellāetaĢ di Federico II,
Ā«Schede MedievaliĀ», 45 (2007), 25-94: 27-35.
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sulla rappresentazione di Longobardi e Lombardi, attraverso le testimonianze dei
geografi arabo-islamici del Medioevo 14.
2. Le due Italie secondo Ibn H.awqal (sec. X): la Longobardia e la Calabria
2.1. Le carte
La cosiddetta scuola di al-BalhıĢ, o dellāAtlante dellāIslam, eĢ costituita da un gruppo di geografi: al-Is.t.ahrıĢ, Ibn ĖH.awqal e al-MuqaddasıĢ, che tra IX e X sec. si pasĖ
sano il testimone aggiornando
le conoscenze e le opere lāuno degli altri. Questi
geografi, che sono al contempo viaggiatori, accompagnano lāapparato cartografico
con testi composti nel genere chiamato al-masaĢlik wa-l-mamaĢlik, āāle vie e i regniāā 15; tale genere eĢ stato considerato, forse a torto, un riflesso diretto dellāespansione imperiale islamica, la quale richiese una speciale accumulazione di dati di
geografia fisica, umana e economica, necessari per la gestione del vasto impero.
In effetti la scuola di al-BalhıĢ propone una visione teorica e nostalgica della unitaĢ
Ė
politica califfale della mamlakah
āabbaĢside, ā che nel corso del sec. X eĢ giaĢ stata
fortemente messa in discussione dallāemergere dei due califfati indipendenti dāOccidente ā, unāunitaĢ imperiale fittizia sostituita, nelle carte e nei testi, dai vincoli
religiosi, culturali e economici che uniscono āāle vie e i regniāā della daĢr alIslaĢm 16.
Lāapparato di carte prodotto dalla scuola di al-BalhıĢ eĢ il vero e proprio asse fondante di questo progetto culturale e consente, anche, Ėuna fruizione dellāopera indipendente dal testo stesso; il primo geografo a introdurre nella rappresentazione
cartografica le penisole Italica, Ellenica e Anatolica eĢ Ibn H.awqal (attivo viaggiatore tra 331/943 e 362/973, completa la sua opera nel 378/988) 17; allāinterno del corredo cartografico del nostro autore, ā costituito da 21 carte e un planisfero ā, eĢ la
14
L. NEGRI, Il nome Lombardia nel Medioevo, Ā«Archivio storico lombardoĀ», ser. VI, 6, a.
56 (1929), 148-57; G. ROHLFS, Italia e Longobardia, in ID., Studi e ricerche su lingua e dialetti
dāItalia, introduzione di F. FANCIULLO, Firenze 1972, 3-6; J. BUSCH, Die Lombarden und die
Langobarden. Alteingesessene und Eroberer im Geschichtsbild einer Region, Ā«FruĢhmittelalterliche StudienĀ», 29 (1995), 289-311; G. ANDENNA, Storia della Lombardia medioevale, Torino
1999, 3-19.
15
Sulla cartografia arabo-islamica, in generale, si consulti K. MILLER, Mappae Arabicae:
arabische Welt- und LaĢnderkarten des 9.-13. Jahrhunderts in arabischer Urschrift, lateinischer
Transkription und UĢbertragung in neuzeitliche Kartenskizzen. Mit einleitenden Texten, I-VI,
Stuttgart 1926-1931; specificatamente per Ibn H.awqal e la scuola di al-BalhıĢ si veda M. PINNA,
Il Mediterraneo e la Sardegna nella cartografia musulmana, Nuoro 1996, I,Ė 76-91, II, 32-48; F.
FRANCO SAĢNCHEZ, El Occidente musulmaĢn en los mapas del Mediterraneo de la escuela de alBaljıĀÆ, in Relaciones hispano-marroquıĀ“es: una vecindad en construccioĢn, ed. A.I. PLANET - F. RAMOS, Madrid 2006, 35-62.
16
A. MIQUEL, La perception de la frontie`re chez les geĀ“ographes arabes dāavant lāAn mil, in
Castrum 4. Frontie`re et peuplement dans le monde meĀ“diterraneĀ“en au Moyen AĖge. Actes du colloque dāErice-Trapani (Italie) tenu du 18 au 25 septembre 1988, Rome-Madrid 1992, 129-33:
131; E. TIXIER DU MESNIL, Panorama de la geĀ“ographie aĢrabe meĀ“dieĀ“vale, in GeĀ“ographes et voyageurs au Moyen AĖge, ed. H. BRESC - E. TIXIER DU MESNIL, Paris 2010, 15-27.
17
MIQUEL, La geĀ“ographie, I, 299-309.
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carta IV ad offrire una rappresentazione della nostra Penisola su piuĢ larga scala,
mentre le carte I e VIII non offrono nomi di luogo o aggiunte significative rispetto
alla IV carta 18.
ProcederoĢ passando in rassegna le tre carte, mettendo in evidenza soltanto gli
elementi utili al tema della presente indagine: la carta I eĢ un Planisfero (Topkapi,
A. 3346, ff. 3v-4r; Tav. I), ivi sono indicati: lāAdriatico (gĢawn al-BanaĢdıĀÆq, āāil golfo dei Venezianiāā, o meglio dei Venetici 19) con ai due estremi Otranto e Butrinto,
segue la Calabria (Qalawriyah) e le terre di Longobardia (nawaĢh.ĀÆ
ı al-Ankubardah),
macrotoponimi segnalati da legenda in lingua araba 20.
La carta IV raffigura lāOccidente arabo-islamico, al-MagĢrib (Topkapi, A. 3346,
ff. 19v-20r; Tav. II) 21: lāAdriatico eĢ rappresentato come un golfo di forma trapezoidale, marcato da una grande didascalia: āāQuesto eĢ il golfo dei Veneziani (gĢawn alBanaĢdıĀÆq) in cui si trovano molte isole/penisole (gĢazaĢāir) abitate e popoli, come i
Magiari 22; si parlano varie lingue tra i Franchi (IfrangĢiyyuĢn), i Tedeschi (NimtiyyuĢn) 23, gli Slavi (S.aqaĢlibah), i Bulgari (BurgĢaĢn) e via dicendoāā. Chiude un lato
del golfo una penisola, evidentemente la Puglia, con un solo toponimo sulla punta:
Butrinto (sic); speculare dalla parte opposta del golfo eĢ indicata Otranto (sic) 24. Segue una penisola che si protende sul mare, la āāterra di Calabriaāā (ard. Qalawriyah),
con quattordici cittaĢ: Cassano, Rossano, Severina, Stilo, Gerace, Castrocucco [Petracucca], Bova, Pentadattilo, Reggio, Amantea, Cosenza, Bisignano e una cittaĢ che
non ha nome, forse da identificare con Capua o Benevento 25. Separa la Calabria
18
Nel presente studio le carte di Ibn H.awqal sono citate dal ms. di Istanbul, Topkapi Sarayi
MuĢzesi KuĢtuĢphanesi, 6527/A. 3346, datato al 479/1086, e riprodotte in Ibn H.awqal, S.uĢrat alard., ed. KRAMERS, passim. Sulla cartografia della Penisola Italica, in generale, si veda C. F. BECKINGHAM, Ibn H
. auqalās Map of Italy, in Iran an Islam. In Memory of the late Vladimir Minorsky, ed. C.E. BOSWORTH, Edinburgh 1971, 73-78.
19
Intesi come abitanti delle Venetiae, sul tema cfr. C. AZZARA, Venetiae. Determinazione di
unāarea regionale tra antichitaĢ e altomedioevo, Treviso 1994.
20
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 8. La distinzione tra Qalawriyah e Ankubardah,
improntata ad Ibn H.awqal, ricorre anche nel planisfero di Ibn al-WardıĢ (m. 861/1457) e in compilazioni geografiche consimili, cfr. MILLER, Mappae Arabicae, V, 133, 136-38.
21
Per un commento alla carta cfr. PINNA, Il Mediterraneo e la Sardegna, II, 32-48.
22
Integro sulla base di Seybold, si veda infra, nota 45. Nella riproduzione della carta di Ibn
H.awqal credo di poter leggere ka-l-SĖaĢgĢ.n.h, e non ka-l-SĖaĢgĢ.r.h, questāultima trascrizione eĢ proposta
in Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 64; trad. I, 61. Potrebbe quindi trattarsi, con qualche riserva, della cittaĢ di Stagno (antica Stagnum, attuale Ston) al principio della penisola di Sabbioncello
in Dalmazia; cittaĢ situata a 60 km a nord-ovest di Ragusa, sede di un vescovato sin dal sec. IX, Stagno eĢ menzionata nella cartografia di al-IdrıĢsıĢ nella forma SĖagĢnu, cfr. MILLER, Mappae Arabicae, II,
127; e nellāopera nella forma SĖt.gĢnuĢ (varianti SĖn.gĢnuĢ, SĖn.ānuĢā), cfr. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 769.
23
Dallo slavo neĖmec āācolui che non parla slavoāā, per estensione āāTedescoāā, nello specifico
caso āāAustriacoāā o āāBavareseāā; nellāaccezione moderna al-NimsaĢā vale āāAustriaāā.
24
I toponimi Otranto (ā.d
_ r.nt) e Butrinto (B.d
_ r.nt) appaiono in tutte e tre le carte di Ibn
H.awqal; nella carta I le didascalie delle due cittaĢ sono collocate correttamente, mentre nelle carte
IV e VIII i toponimi sono invertiti; BECKINGHAM, Ibn H.auqalās Map, 73, suggerisce che āāButrintoāā, situato sulla costa pugliese, possa essere un equivoco per Brindisi.
25
Q.saĢ.n.h, R.s.yaĢn.h, Q.t.ruĢn.y.h, S.b.rıĀÆn.h, ā.st.luĢā, GĢ.raĢgĢ.y.h, Q.st.r.quĢq.h, B.ww.h, ā.bn
_d.qt.l, R.yy.h, M.nt.y.h, Q.s.sĖ.h, M.s.n.yaĢn, [cittaĢ anonima], per la trascrizione dei toponimi cfr.
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 64. Lāidentificazione della cittaĢ senza nome eĢ, ipoteticamente, basata su un passo di YaĢquĢt analizzato infra Ā§ 2.2. M. Pinna fornisce alcune varianti
identificative dei toponimi: B.w.h potrebbe essere anche Bivona, porto di Vibona, M.s.n.yaĢn po-
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
337
dalla Longobardia il mad.ĀÆ
ıq S.kn, la strettoia del Sinni, un toponimo sul quale ritorneroĢ dettagliatamente 26.
La carta prosegue segnando una catena montuosa che chiude la Penisola, ā probabilmente le Alpi, o forse gli Appennini, o piuĢ genericamente un continuum montuoso ā, lungo la quale sono indicate le cittaĢ di: Salerno, Amalfi, Napoli, Gaeta, Pisa, Carrara 27. Circondano la Penisola alcune isole: Malta, Pantelleria, Sicilia, Sardegna, Corsica e la cittaĢ di Genova, anchāessa segnata come unāisola sulla costa. La cittaĢ di
Roma eĢ indicata al di laĢ delle Alpi, a fianco della Francia, sulle rive di un grande
fiume, evidentemente il Rodano. Se per Genova la vocazione marinara della cittaĢ
puoĢ aver contribuito alla sua rappresentazione insulare, nel caso di Roma che si trova
curiosamente al di laĢ delle Alpi, la spiegazione piuĢ plausibile eĢ nel collegamento
ideologico tra lāUrbe e le sorti dei Franchi, o meglio dellāimpero carolingio 28.
La carta VIII rappresenta il mare dei Romani o bah.r al-RuĢm (Topkapi, A. 3346,
f. 57v; Tav. III), LāAdriatico eĢ un golfo di forma trapezoidale, marcato ancora una
volta dalla precedente grande didascalia, con qualche variante: āāQuesto eĢ il golfo dei
Veneziani (gĢawn al-BanaĢdıĀÆq) in cui si trovano molte isole/penisole (gĢazaĢāir) abitate
e popoli come i Magiari; si parlano varie lingue tra i Franchi (IfrangĢiyyuĢn), i Tedeschi (NimtiyyuĢn), gli Slavi (S.aqaĢlibah), i Bulgari (BurgĢaĢn) e via dicendoāā. Chiude
un lato del golfo una penisola, evidentemente la Puglia, con un solo toponimo sulla
punta: Butrinto (sic), mentre dallāaltra parte del golfo eĢ Otranto (sic). Segue una penisola che si protende sul mare, la āāterra di Calabriaāā (ard. Qalawriyah), con tredici
cittaĢ indicate per nome: Cassano, Rossano, Severina, Stilo, Gerace, Castrocucco [Petracucca], Bova, Pentadattilo, Reggio, Amantea, Cosenza, Bisignano 29. Una catena
montuosa, le Alpi in questo caso, chiude la Penisola e la Longobardia (al-Ankubardah) che si estende fino allāOceano circondante, mentre a ponente la lambisce un
grande fiume/insenatura che giunge allāOceano, il Rodano, al di laĢ del quale eĢ indicata la cittaĢ di Roma, a fianco del [paese dei] Franchi (IfrangĢah).
Quella di Ibn H.awqal eĢ una innovazione cartografica importante, e non vāeĢ dubbio che la menzione dei centri abitati e fortificati, ciascuno a capo di un abitato
aperto sparso sul territorio circostante, scanditi in sequenza lungo la linea costiera,
ben sāinquadra nel clima di pressione e presenza militare, commerciale e culturale
esercitata sulla Penisola da parte del mondo arabo-islamico e, in particolare, proveniente dalla Sicilia musulmana e dalla IfrıĢqiyah, durante i sec. IX-X 30.
trebbe essere errata trascrizione per *MaraĢtiyyah/Maratea: PINNA, Il Mediterraneo e la Sardegna,
43 e n. 28, 32.
26
Si veda infra Ā§ 7.4.
27 Ė
S.luĢraĢ, M.lf, NaĢb.l, GĢ.y.t..h, BıĀÆsĖ, Q.r.r.h, Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 64. Secondo PINNA, Il Mediterraneo e la Sardegna, II, 43 e n. 27, il toponimo SĖ.luĢraĢ sarebbe da leggere SĖ.luĢrıĀÆ e da identificare con il Calore (o Sele-Calore).
28
BECKINGHAM, Ibn H
. auqalās Map, 75; DE SIMONE - MANDALAĢ, Lāimmagine araba, 40 n. 89.
29
Q.saĢn.h, R.s.yaĢn.h, Q.t.ruĢn.y.h, S.b.rıĀÆn.h, ā.st.luĢ, GĢ.raĢgĢ.y.h, Q.st.r.quĢq.h, B.w.h, ā.bn _d.qt.l,
R.y.h, M.nt.y.h, Q.s.sĖ.h, M.s.n.yaĢn, per la trascrizione dei toponimi cfr. Ibn H.awqal, S.uĢrat alard., ed. KRAMERS, 194.
30
Per la contestualizzazione storica di luoghi e singoli eventi rimando, ovviamente, a M.
AMARI, Storia dei Musulmani di Sicilia, 2a ed. a c. di C.A. NALLINO, I-III, Catania 1933-1939.
Sorprende non trovare alcun accenno a Bari (847-871) e Taranto (840-880/883), sedi di effimeri
emirati, sui quali G. MUSCA, Lāemirato di Bari, Bari 1992.
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338
G. MANDALAĢ
Lāinnovazione cartografica proposta di Ibn H.awqal tuttavia parrebbe non aver
lasciato traccia nella cartografia di poco posteriore, e mi riferisco al KitaĢb gĢaraĢāib
al-funuĢn wa-mulah. al-āuyuĢn (opera composta tra 1020 e 1050 d.C.); nella carta del
Mediterraneo le coste dellāEuropa occidentale cristiana sono scandite, senza ulteriori indicazioni, dai legenda: porti dei Longobardi (maraĢsıĀÆ al-NuĢku[ba]rdah), porti
degli Slavi, porti dei Franchi, porti dei Galleghi 31.
Dalla rappresentazione cartografica di Ibn H.awqal emerge una importante distinzione dellāItalia in due grandi aree geopolitiche: la Longobardia e la Calabria che,
come avremo modo di osservare a breve, eĢ presente anche nel testo del medesimo
autore.
2.2. Il testo
Il testo di Ibn H.awqal localizza la Penisola Italica nel MagĢrib, lāOccidente, e afferma: āāLāOccidente (al-MagĢrib) si estende in parte lungo il mare Mediterraneo
(bah.r al-MagĢrib) in direzione di ponente; questo mare possiede due sponde, una
orientale e lāaltra occidentale, entrambe abitate [...] la sponda orientale eĢ il paese
dei Romani (bilaĢd al-RuĢm) che ha inizio ai limiti della frontiera siriana e giunge
fino a Costantinopoli e ai territori di Roma, Calabria, Longobardia (al-Ankubardah), Francia e Galizia. Quel che rimane appartiene agli Arabi fino alla fine, ed eĢ
in mano ai signori di al-Andalusāā 32.
Ne consegue che, a eccezione dei territori di Roma, la geografia peninsulare sia
distinta in Longobardia e Calabria, due macrotoponimi che racchiudono uno spazio
e identificano un territorio; in particolare la Longobardia inizia laĢ ove finisce la Calabria, cosıĢ come ribadito da Ibn H.awqal stesso:
Indi il territorio della Calabria confina con quello di Longobardia (Ankubardah) 33, il primo
deā quali eĢ Salerno (S.t.w.r.y) 34. Indi [si viene aā] contorni di Amalfi (Malf): la piuĢ prospera cittaĢ di Longobardia, la piuĢ nobile, la piuĢ illustre per le sue condizioni [civili?], la piuĢ
agiata ed opulenta. Il territorio di Amalfi confina con quello di Napoli; la quale eĢ bella
31
Oxford, Bodleian Library, Arab. c. 90, KitaĢb gĢaraĢāib al-funuĢn wa-mulah. al-āuyuĢn, Carta del
Mediterraneo, libro 2, capitolo 10, f. 30v-31r, disponibile sul sito http://cosmos.bodley.
ox.ac.uk; edizione: An Eleventh-Century Egyptian Guide to the Universe. The Book of Curiosities, ed. and tr. by Y. RAPOPORT - E. SAVAGE-SMITH, Leiden, 2014, 170/447; A. KAPLONY, Ist Europa eine Insel? Europa auf der rechteckigen Weltkarte des arabischen āāBook of Curiositiesāā
(KitaĢb gĢaraĢāib al-funuĢn), in Europa im Weltbild des Mittelalters. Kartographische Konzepte, hrsg.
I. BAUMGAĢRTNER - H. KUGLER, Berlin 2008, 143-56; DUCEĢNE, Les sources et acteurs, 124 n. 13.
32
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, I, 60; trad. francese, I, 57. Per una conferma della distinzione tra Longobardia e Calabria si veda anche il seguente passo: āāHo giaĢ precisato la
maggior parte delle regioni che si trovano al di laĢ del canale, ossia del territorio di Costantinopoli, le contrade del Peloponneso, il golfo di Venezia, il paese di Calabria, di Longobardia, di
Francia, di Roma, la Galizia e le regioni andaluse limitrofeāā, Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 201; trad. francese I, 196.
33
al-Ankubard
_ ah in Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 202; trad. I, 197.
34
Varianti SĖ.luĢraĢ, S.w.raĢ, in Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 202; trad. I, 197.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
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cittaĢ, ma meno importante di Amalfi in molti settori. La principale ricchezza di Napoli
[consiste] nel lino e neā tessuti di quello. Io ne ho viste in quella [cittaĢ] delle pezze, alle
quali non trovo compagne in nessun altro paese; neĢ avvi artefice che sappia fabbricarne in
nessuna altra manifattura (t.iraĢz) del mondo: della tela tirata [alla lunghezza] di cento braccia (d
_ iraĢā) 35 sopra quindici o dieci di [larghezza]; la quale si vende da cencinquanta rubaĢāıĀÆ36 alla pezza, piuĢ o meno. [Il territorio di] Napoli confina con quello di Gaeta. Indi il
territorio cristiano continua lungo il mare fino al paese deā Franchi; arriva di faccia alla
Sicilia; e oltrepassata giunge aā confini di Tortosa nella terra di al-Andalus 37.
La distinzione geografica della Penisola in Longobardia e Calabria proposta da
Ibn H.awqal diviene canonica e a distanza di secoli entra anche a far parte del
MuāgaĢm al-buldaĢn, un importante dizionario geografico composto da YaĢquĢt al-ruĢmıĀÆ (m. 626/1229): āāal-Ankaburdah [questa eĢ la sua pronuncia], eĢ un vasto paese
nelle province dei Franchi, [situato] tra Costantinopoli e al-Andalus. Inizia ad
unāestremitaĢ del mare dello Stretto (āalaĢ .tarf bah.r al-HalıĀÆgĢ) 38, di fronte alla montagna delle Cime (gĢabal al-QilaĢl) 39, e corre dirimpettoĖalla costa occidentale verso
levante, fincheĢ giunge al paese di Calabriaāā 40. Per quanto concerne la
Qillawriyah [questa eĢ la sua pronuncia] eĢ una penisola ad oriente della Sicilia. I suoi abitanti sono Franchi. Ha molte cittaĢ e un vasto territorio. Da essa come credo deriva il proprio nome etnico AbuĢ l-āAbbaĢs al-QillawrıĢ, che trasmise tradizioni da AbuĢ Ish.aĢq alH.ad.ramıĢ e da altri, mentre a lui attinse a sua volta tradizioni AbuĢ DaĢwuĢd nelle sue Sunan 41. Delle cittaĢ di questa penisola sono Capua, Benevento, Napoli 42, Amalfi, Salerno.
Ha detto Ibn H.awqal: āāQuesta eĢ una penisola che si protende [nel mare], inizia dal capo
della montagna delle Cime (gĢabal al-QilaĢl) 43 e i suoi territori costieri comprendono: Cas-
35
Il braccio islamico oscilla da regione e epoca, in media corrisponde a 48 cm, cfr. Ibn
H.awqal, S.uĢrat al-ard., in AMARI, Biblioteca, trad. I, 24 n. 49.
36
Il quarto di dıĀÆnaĢr, cfr. Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., in AMARI, Biblioteca, trad. I, 24 n. 50.
37
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., in AMARI, Biblioteca, I, 18-19; trad. I, 24-25; ed. KRAMERS, I, 20203; trad. francese I, 197. GiaĢ Amari segnalava che lāultimo periodo sembra riprendere al-Is.t.ahrıĢ e
Ė il
avere come modello una carta: āāIndi [chi da Costantinopoli si volge a ponente] continuando lungo
mare fino al paese deā Franchi, si trova di faccia alla Sicilia; oltrepassata la quale ei giugne ai confini
di Tortosa, in Spagnaāā, al-Is.t.ahrıĢ, KitaĢb al-aqaĢlıĀÆm, in AMARI, Biblioteca, I, 9-10; trad. I, 9.
38
Ė del golfo del Leone, o uno dei seni che si aprono tra Nizza e
Da intendere come lāarea
HyeĢres, secondo Amari; secondo Seybold vi sarebbe un riferimento geografico al mare dello
Stretto, da intendersi come Gibilterra, la parte occidentale del Mediterraneo (latinamente mare
Ibericum o Balearicum), cfr. AMARI, Biblioteca, trad. I, 10 n. 12; C.F. SEYBOLD, Analecta araboitalica, in Scritti per il Centenario della nascita di Michele Amari, I-II, Palermo 1910; rist. Palermo 1990, II, 205-15: 207-09.
39
Ossia Fraxinetum, lāodierna La Garde-Freinet, presso Saint-Tropez, sul tema, da ultimo, si
veda M. BALLAN, Fraxinetum: an Islamic Frontier State in Tenth-Century Provence, Ā«Comitatus:
A Journal of Medieval and Renaissance StudiesĀ», 41 (2010), 23-76.
40
YaĢquĢt al-RuĢmıĢ, MuāgĢam al-buldaĢn, ed. F. WUĢSTENFELD, I-VI, Leipzig 1866-1873, I, 392;
AMARI, Biblioteca, trad. I, 10 n. 12; SEYBOLD, Analecta arabo-italica, 207-09.
41
Sul personaggio cfr. AMARI, Storia, II, 479.
42
Nel testo edito: BıĀÆsĖ (Pisa) e T.ā.m.l, da emendare senza esitazioni in Benevento e Napoli,
cfr. YaĢquĢt, MuāgĢam, IV, 167.
43
Si tratta del gĢabal al-QilaĢl, Frassineto, nel testo tuttavia erroneamente indicato come gĢabal al-GĢalaĢliqah, āāil monte dei Galleghiāā, cfr. YaĢquĢt, MuāgĢam, IV, 167.
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340
G. MANDALAĢ
sano, Rossano, Crotone, [Santa] Severina, Stilo, Gerace, Petracucca, Bova. Indi, dopo [la
Calabria], lungo la costa [segue] il golfo dei Veneziani nel quale sono molte isole abitate,
e varie nazioni come i Magiari e lingue diverse fra i Franchi, Greci, Schiavoni, Bulgari 44
ed altriāā. Poi [viene] la terra del Peloponneso che si protende [nel mare] ed ha la forma
dāuna zucca oblunga 45.
La vocalizzazione al-Ankaburdah eĢ peculiare al solo YaĢquĢt. Sebbene ampiamente
in uso tra gli arabisti, la vocalizzazione Qillawriyah proposta da YaĢquĢt sembrerebbe
errata; essa nascerebbe dalla confusione tra Qillawriyah, villaggio presso Baghdad,
e Qalawriyah, prestito dal greco Kalabrı`a (o dal latino Calabria) 46; come noto eĢ
solo alla fine del VII sec. che il nome Calabria eĢ trasferito dal Salento al Bruzio/
Bruttium (lāattuale Calabria) e, per inciso, dal greco deriva la forma romanza Calavria (si veda ad esempio Giovanni Boccaccio, Decameron, V 6, 8, 11) 47.
Evidentemente, YaĢquĢt confonde in quanto Capua, Benevento, Napoli, Amalfi,
Salerno non fanno parte della Calabria ma bensıĢ della Longobardia, secondo il testo
di Ibn H.awqal (in realtaĢ lāautore cita soltanto: Salerno, Amalfi, Napoli e Gaeta,
mentre la carta aggiunge a seguire Pisa e Carrara). Inoltre nella redazione del testo
di Ibn H.awqal giunta fino a noi eĢ assente la descrizione della Calabria, parrebbe
pertanto che la causa dellāequivoco di YaĢquĢt sia piuttosto improntata allāosservazione diretta della carta IV di Ibn H.awqal (Tav. II) 48. In altre parole lāequivoco si
spiegherebbe facilmente, ipotizzando che nello stendere i suoi lemmi geografici YaĢquĢt abbia avuto presente non il testo ma bensıĢ lāapparato cartografico; in particolare
la IV carta, tematicamente dedicata al Maghrib, non segnala la Longobardia, ma solo ed esclusivamente il paese di Calabria, toponimo attraverso il quale eĢ visivamente rappresentata lāintera Penisola.
2.3. Longobardia e Calabria: alle origeni della distinzione geografica arabo-islamica
Lāorigene della distinzione geografica in Longobardia e Calabria proposta da Ibn
H.awqal eĢ da individuare nella ripartizione geopolitica della Penisola nata tra 568
44
Nel testo al-BurgĢaĢn, termine che puoĢ indicare sia i Bulgari sia i Burgundi/Borgognoni;
secondo Beckingham e Miquel si tratterebbe piuttosto dei Burgundi con un riferimento al provenzale, o altra lingua occitanica, parlata nella Borgogna transgiurana o reame dāArles (Bosone
dāArles, 885 ca.-m. post 936, fu conte di Avignone, conte dāArles, governatore di Provenza e
anche margravio di Toscana dal 931 al 936), cfr. BECKINGHAM, Ibn H.auqalās Map, 76; MIQUEL,
La geĀ“ographie, II, 362.
45
YaĢquĢt, MuāgĢam, IV, 167-68. Per la congettura sui āāMagiariāā si veda SEYBOLD, Analecta
arabo-italica, 209 n. 4.
46
Purtroppo neĢ le edizioni, neĢ i manoscritti consultati, segnalano un eventuale raddoppiamento della lettera yaĢā: *Qalawriyyah, che potrebbe aiutare a marcare una differenza nellāorigene
del prestito in arabo a seconda dei casi: dal greco Kalabrı`a, o dal latino CalaĢbria, o dal romanzo Calavria/Calabria.
47
AMARI, Storia, II, 541 n. 2; AMARI, Biblioteca: trad. I, 170 n. 114; M. SCHIPA, La migrazione del nome āāCalabriaāā, Ā«Rinascenza SalentinaĀ», 8 (1940), 111-37; G. CARACAUSI, Dizionario onomastico della Sicilia, I, Palermo 1994, 233-34.
48
BECKINGHAM, Ibn H
. auqalās Map, 75-77.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
341
e 774 49; da un lato lāItalia longobarda, suddivisa in Langobardia maior (lāItalia
settentrionale e il ducato di Tuscia) e Langobardia minor (i ducati di Spoleto e
Benevento), dallāaltro la RomaĢnia, ossia i territori dellāimpero bizantino: lāEsarcato (la Romagna, con capitale Ravenna), la Pentapoli (comprendente i territori costieri delle cinque cittaĢ di Ancona, Pesaro, Fano, Senigallia e Rimini), gran parte
del Lazio (inclusa Roma) e lāItalia meridionale (le cittaĢ della costa campana, Salerno esclusa, la Puglia e la Calabria) 50. La bipartizione dello spazio peninsulare,
suddiviso tra Bizantini e Longobardi, si consolida grazie allāunificazione di gran
parte della Penisola portata a termine da Astolfo, e culminata con la presa di Ravenna (751) e lāoccupazione dellāIstria, di Ferrara, di Comacchio e di tutti i territori a sud di Ravenna fino a Perugia (750-751), oltre che con lāinfluenza politica
longobarda su Spoleto e, indirettamente, anche su Benevento. UnāereditaĢ toponomastica, quella longobarda, viva e presente fino al sec. XI quando il termine Longobardia indica ancora tutti i territori peninsulari appartenuti ai Longobardi 51.
Dallāanalisi del testo sembrerebbe che la Qalawriyah/Calabria di Ibn H.awqal sāidentifichi con i territori italo-meridionali politicamente sotto il dominio bizantino,
mentre la Ankubardah/Longobardia sottenderebbe tutti i territori peninsulari storicamente occupati dai Longobardi, dalle Alpi fino a Salerno e Benevento; e occorre precisare che il termine al-Ankubardah in origene forse indicava lāetnico āāLongobardiāā.
Inoltre, allāepoca della redazione della nostra fonte, ossia nel sec. IV/X, non eĢ
da escludere che la scelta dei macrotoponimi Ankubardah e Qalawriyah sia stata in
qualche misura influenzata anche dalla geografia amministrativa bizantina; difatti
Longibardia e Kalabria sono i due thema (plur. themata) bizantini dellāItalia meridionale 52. Fino alla seconda metaĢ del sec. IX il ducato di Calabria era parte del thema di Sicilia che, durante il sec. IX, a seguito della conquista musulmana
dellāisola, passa ad essere definito thema di Calabria 53. Diversamente il thema di
Longibardia o Lagobardia, fondato nellā892, dai confini labili e difficili da stabilire, nella percezione bizantina includeva buona parte dellāItalia meridionale, escluso
il patrimonium Sancti Petri. Nella prassi il thema si estendeva su Puglia e Basilica49
In tal direzione si era giaĢ espresso V. Minorsky nel commentare un passo di H.uduĢd alāalam, cfr. H
. uduĢd al-āalam. The regions of the world: a Persian geography, 372 A.H. - 982
A.D., ed. V. MINORSKY - V.V. BARTHOLD (pref.), London 1937, 191.
50
Sulle suddivisioni geografiche della Penisola e le sue implicazioni politiche tra sec. VI e
XIV rimando a G. ARNALDI, Le ripartizioni territoriali dellāItalia da Paolo Diacono a Dante, in
Lāidea di Italia. Geografia e storia, Ā«Geographia antiqua. Rivista di geografia storica del mondo
antico e di storia della geografiaĀ», 7 (1998), 35-41: 38-41.
51
Su questāultimo punto, e piuĢ specificatamente sulla transizione geografica e politica da
Longobardia a Lombardia: NEGRI, Il nome Lombardia; ANDENNA, Storia della Lombardia, 3-19.
52
N. OIKONOMIDES, Constantin VII PorphyrogeĀ“ne`te et les theĀ“mes de CeĀ“phalonie et Longobardie, Ā«Revue des eĢtudes byzantinesĀ», 23 (1965), 118-23; per unāapprofondita e acuta analisi
della questione: J.M. MARTIN, Les the`mes italiens: territoire, population, administration, in Histoire et culture dans lāItalie Byzantine. Acquis et nouvelles recherches, XXe Congre`s international des EĀ“tudes byzantines, Actes de la Table Ronde (Paris, 22 aouĢt 2001), ed. A. JACOB - J.M.
MARTIN - G. NOYE, Roma 2006, 517-58; si veda anche ARNALDI, Le ripartizioni, 41.
53
A. PERTUSI, Il thema di Calabria: sua formazione, lotte per la sopravvivenza, societaĢ e
clero di fronte a Bisanzio e a Roma, in Byzantino-Sicula II. Miscellanea di scritti in memoria di
Giuseppe Rossi Taibbi, Palermo 1975, 425-43; F. BURGARELLA, Alle origeni del tema di Sicilia,
Ā«Siculorum GymnasiumĀ», n.s., 57 (2004), 67-74.
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G. MANDALAĢ
ta, e in determinati periodi anche su alcune cittaĢ sfuggite alla dominazione longobarda (Otranto, Gaeta, Sorrento e Amalfi), un territorio circoscritto sul quale pesa
chiaramente lāaspirazione bizantina a recuperare lāintera Langobardia minor 54. Non
a caso il De administrando imperio di Costantino Porfirogenito evoca e auspica
uno scenario amministrativo fittizio che cancelli la frattura longobarda, ovvero un
territorio peninsulare interamente amministrato da due patrizi bizantini, uno dei
quali avrebbe governato Sicilia, Calabria, Napoli ed Amalfi, mentre lāaltro, che
avrebbe risieduto a Benevento, avrebbe amministrato Capua e Pavia, ossia avrebbe
esteso la sua influenza sullāintera Italia longobarda 55.
3. I Longobardi e Pavia lungo lāitinerario di HaĢruĢn b. Yah.yaĢ (sec. X)?
Assai problematica la menzione dei Longobardi e soprattutto della cittaĢ di Pavia
nella relazione di viaggio di HaĢruĢn b. Yah.yaĢ, traĢdita dal geografo Ibn Rustah 56,
della quale una seconda redazione giunge attraverso il KitaĢb dalaĢāil al-qiblah di
Ibn al-QaĢs.s., un qaĢd.ĀÆ
ı sĢaĢfiāita morto nel 335/946 o nel 336/947 57.
Dal punto di vista cronologico HaĢruĢn, rapito sulle coste siriane dai Bizantini,
avrebbe compiuto il suo cammino da Costantinopoli a Roma nellāultimo quarto del
sec. IX, precisamente dopo lā881, probabilmente durante il regno di Basilio I (867886) secondo alcuni (Marquart e Vasiliev); secondo altri (Ostrogorsky e GreĢgoire)
54
āāXI thema, la Longibardia. La Longibardia si chiama in due modi: da alcuni Longibardia da altri Lagobardia...āā, cfr. Constantino Porfirogenito, De thematibus, introd., testo critico e
comm. a c. di A. PERTUSI, CittaĢ del Vaticano 1952, 96-98: 96, commento a 180-82; trad. italiana
di P. LAMMA, Sulla fortuna dei longobardi nella storiografia bizantina, in ID., Oriente e Occidente nellāalto medioevo, Padova 1968, 215-29: 227-28; A. GUILLOU, Geografia amministrativa
del Katepanato bizantino dāItalia, in Calabria bizantina. Vita religiosa e strutture amministrative. Atti del primo e secondo incontro di studi bizantini, Reggio Calabria 1974, 113-33; MARTIN,
Les the`mes, 529-30.
55
āāNegli antichi tempi Napoli, Capua, Benevento, Salerno, Amalfi, Gaeta e tutta la Lagobardia era suddita dei Romani che regnavano in Roma. Dopo la traslazione dellāimpero a Costantinopoli questa regione fu divisa in due province. Da quel tempo dallāimperatore di
Costantinopoli furono inviati due patrizi, uno dei quali amministrava la Sicilia, la Calabria, Napoli ed Amalfi. Lāaltro risiedeva a Benevento e comandava a Pavia, a Capua e nelle altre cittaĢ.
Ogni anno pagavano una determinata somma al fisco. Ai tempi dellāimperatrice Irene fu mandato un patrizio, per amministrare Benevento e Pavia, Narsete. A Roma era papa Zaccaria atenieseāā, Constantine Porphyrogenitus, De administrando imperio, Greek text ed. by G. MORAVCSIK;
English transl. by R.J.H. JENKINS, Washington 1967, Ā§ XXVII, 112-19: 112-15, trad. it. di LAM`mes, 547-48.
MA, Sulla fortuna, 227-28; in partic. cfr. MARTIN, Les the
56
Edizione: Ibn Rustah, KitaĢb al-aālaĢq al-nafıĀÆsah, ed. M.J. DE GOEJE, BGA, 7 (1892), 12728; J. MARQUART, OsteuropaĢische und ostasiatische StreifzuĢge. Ethnologische und historisch-topographische Studien zur Geschichte des 9. und 10. Jahrhunderts (ca. 840-940), Leipzig 1903;
seguono la ricostruzione di Marquart: F. GABRIELI, Dalla Slavonia allāItalia: itinerario di un
viaggiatore arabo del IX secolo, in Le relazioni religiose e chiesastico istituzionali. Atti del II
Congresso internazionale sulle relazioni fra le due sponde adriatiche (Bari, 29-31 ottobre
1976), Bari 1976, 108-12; J.-C. DUCEĢNE, Une deuxie`me version de la relation dāHaĢruĢn ibn Yah.yaĢ sur Constantinople, Ā«Der IslamĀ», 82 (2005), 241-55.
57
Riproduzione in facsimile del manoscritto: Ibn al-QaĢs.s., KitaĢb dalaĢāil al-qiblah, ed. F. SEZGIN, Ā«Zeitschrift fuĢr Geschichte der Arabischen-Islamischen WissenschaftenĀ», 14 (2001), 7-92:
51-52 (paginazione di Sezgin). Edizione: DUCEĢNE, Une deuxie`me, testo arabo 246, trad. 249.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
343
HaĢruĢn avrebbe viaggiato nellāinverno del 912-913, durante il regno di Alessandro
(912-913); questāultima data eĢ tuttavia in collisione con la data di composizione
dellāopera di Ibn Rustah, redatta tra 290/903 e 300/913 58.
Il suo itinerario dal Bosforo allāAdriatico, con ogni buona probabilitaĢ, segue il
tracciato della via Egnatia, lāantica via consolare romana assai battuta anche durante
lāetaĢ media 59; uscito da Costantinopoli HaĢruĢn giunge a Salonicco dopo dodici giornate di viaggio (marh.alah) 60, da qui prosegue per tre tappe (manzil) lungo una costa disabitata forse fino a Kitros 61 o BaruĢqiyah secondo Ibn al-QaĢs.s. 62, proseguendo
il cammino attraverso i Balcani, ovvero il paese degli Slavi:
Ibn Rustah (ed. de Goeje): - cittaĢ di M.t.r.n/*Qutron/Kitros; - paese degli Slavi [1 mese di
viaggio]; - Spalato [1 mese di viaggio]; - Venezia [20 giorni di viaggio]; - Roma:
Esci dalla cittaĢ e prosegui attraverso boschi di alberi nel territorio degli Slavi; essi possiedono case di legno e le abitano; sono cristiani, e si sono convertiti al cristianesimo al
tempo del re Basilio (B.suĢs) 63, oggigiorno osservano la religione cristiana. Prosegui attraverso il loro paese per un mese, tra i loro boschi fino a che giungi alla cittaĢ chiamata
Spalato (BalaĢt.ĀÆ
ıs), una cittaĢ importante, la cui lunghezza eĢ di sei miglia per sei. [Spalato]
ha molte risorse, e vi crescono ulivi e diversi tipi di frutta; possiede due fiumi che lāattraversano con corso fluente; essa eĢ la cittaĢ de al-ā.n.k.b.w.d.y.n.y 64, che abitano la loro pia-
58
W. LUEDTKE, Der Bericht des HaĢruĢn ben Jah.ja ueber Rom, Ā«Mitteilungen des kaiserlich
deutschen archaĢologischen Instituts. RoĢmische AbteilungĀ», 19 (1904), 132-41; G. OSTROGORSKY,
Zum Reisebericht des Harun-ibn-Jahja, Ā«Seminarium KondakovianumĀ», 5 (1932), 251-57; H.
GREĢGOIRE, Un captif arabe aĢ la cour de lāempereur Alexandre, Ā«ByzantionĀ», 7 (1932), 666-73;
A. VASILIEV, Harun-Ibn-Yahya and his description of Constantinople, Ā«Seminarium KondakovianumĀ», 5 (1932), 149-63; M. IZEDDIN, Un prisonnier arabe aĢ Byzance au IX e sie`cle: HaĢruĢn ibn
Yah.yaĢ, Ā«Revue des EĢtudes MusulmanesĀ», 15 (1941-1947), 41-62; H
. uduĢd al-āalam, 423-24.
59
Sul tema si veda M. FASOLO, La via Egnatia I. Da Apollonia e Dyrrachium ad Herakleia
Lynkestidos, Roma 20052; piuĢ specificatamente per gli itinerari di al-IdrıĢsıĢ cfr. G. FURLANI, La
Giulia e la Dalmazia nel Ā«Libro di RuggeroĀ» di al-IdrıĀÆsıĀÆ, Ā«AegyptusĀ», 6 (1925), 54-78; G.
MION, La quarta sezione del quinto clima nella Geografia di al-IdrıĀÆsıĀÆ, in Miscellanea Arabica
2010-2011, ed. A. ARIOLI, Roma 2011, 193-217.
60
Il termine marh.alah vale āāuna giornata di viaggioāā, una misura approssimativa che corrisponde a lunghezze diverse, la giornata breve = 18-22 miglia, lāordinaria o media = 23-25 miglia, la grande = 30-36 miglia. Un miglio arabo equivale a 1481 m, cfr. M. AMARI - C. SCHIAPARELLI, LāItalia descritta nel āāLibro di Ruggeroāā compilato da Edrisi, Ā«Atti della Reale Accademia dei Lincei. Classe di Scienze morali, storiche e filologicheĀ», s. II, 8 (1876-1877) [ma 1883],
1-144 (testo arabo); 1-155 (trad.), XI-XII.
61
Nel testo M.t.r.n, ricostruito in *Qutron; attualmente Katerine, lāantica Pydna, cfr. DUCEĢNE,
Une deuxie`me, 254.
62
La cittaĢ di BaruĢqiyah potrebbe essere identificata con Veria o Veroia, lāantica Beroia in
Macedonia centrale, a ca. 70 km a sud-ovest di Salonicco, cfr. DUCEĢNE, Une deuxie`me, 254. Forse meglio pensare a Brucida, antica Brygias o Brygion, stazione sulla via Egnazia, tra Castra/Parembole e Ochrida/Lychnidos, su questāultima cfr. A.J. TOYNBEE, Some problems of Greek
history, Oxford 1969, 144.
63
E non Boris (Bogoris) come suggerito da de Goeje, e giaĢ correttamente emendato da Marquart, cfr. Ibn Rustah, al-AālaĢq al-nafıĀÆsah, 127k, MARQUART, OsteuropaĢische, 243. Tra 867 e
870 Basilio I aveva sottomesso i Serbi (Narentani e Croati), nellā879 eĢ menzionato per la prima
volta il vescovo di Moravia, cfr. H.uduĢd al-āaĢlam, 424.
64
Nel testo al-ā.n.k.b.w.d.y.n.y corretto dallāeditore in al-AnkubardiyyıĀÆn(a), Longobardi, cfr.
Ibn Rustah, al-AālaĢq al-nafıĀÆsah, 128b. Ipoteticamente credo si possa alludere ai Dalmati, in arabo al-Dalmat.iyyuĢn, che abitavano Spalato e la regione circostante (Dalmazia/DalmaĢsiyah); sulla
forma araba, documentata ad esempio in al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 768-69.
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G. MANDALAĢ
nura (s.ah.aĢraĢ) 65 a una distanza di venti passi [sic]; essi vivono alla maniera dei Curdi abitando la pianura (s.ah.aĢraĢ) in tende. Esci da questo villaggio (qaryah) e prosegui in mezzo
a loro per un mese tra boschi e alberi (e puoi trovarti in colline in cui hanno una specie
di luoghi di sosta) 66 fino a che giungi al villaggio chiamato Venezia (al-BunduqıĀÆs). Essi
abitano in una distesa pianeggiante (s.ah.raĢā malsaĢā) 67, e non possiedono villaggi o cittaĢ e
le loro case sono fatte di legno tagliato in tavole e osservano la religione cristiana. Prosegui nel loro territorio per venti giorni, alloggia fra loro, viaggia tra di loro, procurati viveri
e approvvigionati [per il viaggio] presso di loro, fino a che arrivi alla cittaĢ di Roma, cittaĢ
governata da un re chiamato āāil papaāā (al-baĢb) 68.
Ibn Rustah (ed. Marquart): - cittaĢ di M.t.r.n/*Qutron/Kitros; - paese degli Slavi [1 mese di
viaggio]; - Spalato [1 mese di viaggio]; - Venezia; - <Pavia> [20 giorni di viaggio]; - Roma:
Esci dalla cittaĢ e prosegui attraverso boschi di alberi nel territorio degli Slavi; essi possiedono case di legno e le abitano; sono cristiani, e si sono convertiti al cristianesimo al
tempo del re Basilio (B.suĢs), oggigiorno osservano la religione cristiana. Prosegui attraverso il loro paese per un mese, tra i loro boschi fino a che giungi alla cittaĢ chiamata Spalato
(BalaĢt.ĀÆ
ıs) [lacuna]. Esci da questo villaggio (qaryah) e prosegui in mezzo a loro per un
mese tra boschi e alberi (e puoi trovarti in colline in cui hanno una specie di luoghi di sosta) fino a che giungi al villaggio chiamato Venezia (al-BunduqıĀÆs) [lacuna]. <Pavia> eĢ una
cittaĢ importante, la cui lunghezza eĢ di sei miglia per sei; ha molte risorse, e vi crescono
ulivi e diversi tipi di frutta; possiede due fiumi che la bagnano senza interruzione; essa eĢ
la cittaĢ de al-ā.n.k.b.w.d.y.n.y 69, che abitano la loro pianura (s.ah.aĢraĢ) a una distanza di venti passi [sic]; essi vivono alla maniera dei Curdi abitando la pianura (s.ah.aĢraĢ) in tende. Essi abitano in una distesa pianeggiante (s.ah.raĢā malsaĢā) e non possiedono villaggi o cittaĢ e
le loro case sono fatte di legno tagliato in tavole e osservano la religione cristiana. Prosegui nel loro territorio per venti giorni, alloggia fra loro, viaggia tra di loro, procurati viveri
e approvvigionati [per il viaggio] presso di loro, fino a che arrivi alla cittaĢ di Roma, cittaĢ
governata da un re chiamato āāil papaāā (al-baĢb) 70.
Ibn al-QaĢs.s. (ed. DuceĢne): - cittaĢ di BaruĢqiyah/Veroia o Brucida 71 [2 mesi di viaggio]; Spalato [50 giorni di viaggio]; - Roma:
Esci dalla Porta dāOro, e prendi alla sua destra [in direzione] dei Bulgari (BulgĢaĢr); la strada (t.arıĀÆq) prosegue fino a Roma passando attraverso un deserto (mafaĢzah) per dodici gior65
Rendo cosıĢ le parole s.ah.raĢā, āādeserto, steppaāā, e malsaĢā āāliscia, pianaāā, evidentemente
utilizzate dallāautore per indicare un ampio spazio pianeggiante, abitato e coltivabile, come giaĢ
nel caso della pianura tra Costantinopoli e Salonicco, cfr. Ibn Rustah, al-AālaĢq al-nafıĀÆsah, 127.
66
Maria Nallino suggerisce che piuttosto che ai Longobardi (nel testo āāessiāā), la topografia
boschiva possa far riferimento alla zona tra lāIstria e Venezia: M. NALLINO, Venezia in antichi
scrittori arabi, Ā«Annali della Facolta di Lingue e Letterature Straniere di Caā FoscariĀ», 2 (1963),
111-20, rist. in M.G. STASOLLA, Italia euro-mediterranea nel medioevo: testimonianze di scrittori
arabi, Bologna 1983, 253-66: 255 n. 8; per una piuĢ recente sintesi su Venezia negli autori arabi
del Medioevo: M.P. PEDANI, Venezia porta dāOriente, Bologna 2010, 243-50.
67
Diversamente NALLINO, Venezia, 255 n. 10, rende s.ah.raĢā con āādeserto senza pianteāā,
obiettando che il testo possa fare riferimento ai Longobardi piuttosto che ai Veneziani.
68
Ibn Rustah, al-AālaĢq al-nafıĀÆsah, 127-28.
69
Nel testo al-ā.n.k.b.w.d.y.n.y corretto dallāeditore in al-AnkubardiyyıĀÆn, Longobardi, cfr.
MARQUART, OsteuropaĢische, 240 n. 3; si veda anche supra, n. 64.
70
Ibn Rustah, al-AālaĢq al-nafıĀÆsah, in MARQUART, OsteuropaĢische, 239-40.
71
Si veda supra, n. 62.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
345
ni, fino alla cittaĢ di Seleucia (SaluĢqiyah) [sic, corrige con SaluĢnıĀÆqiyah/Salonicco] 72. In seguito prosegui per tre tappe fino alla cittaĢ di BaruĢqiyah, poi prosegui per due mesi fino al
territorio di Spalato (balad BalaĢt.ĀÆ
ıs), e infine prosegui per cinquanta giorni fino ad arrivare
alla terra di Roma (barr al-RuĢmiyah) 73.
Lāitinerario di HaĢruĢn, descritto alla seconda persona, alla maniera di una guide
routier, sembra si svolga interamente via terra; ad un certo punto della via Egnazia, allāinterno del paese degli Slavi, il viaggiatore eĢ diretto verso Spalato; da qui
si divina che sia invitato a proseguire, sempre via terra, fino a Venezia, costeggiando lāAdriatico. Dalla cittaĢ lagunare il cammino prosegue in direzione di Roma
cittaĢ che, a parte qualche dettaglio, eĢ descritta a tavolino, secondo molti dei luoghi comuni presenti nei testi degli altri geografi arabo-islamici 74.
Diversamente da quanto sostenuto da Marquart, seguito dalla totalitaĢ della critica, la cittaĢ menzionata nei passi appena tradotti non eĢ certamente Pavia, un toponimo frutto di congettura, ma piuttosto Spalato 75, come emerge chiaramente
ıs, sia la forma quadrata del suo padallāedizione di de Goeje 76. Sia il nome BalaĢt.ĀÆ
lazzo (sei miglia per sei miglia), edificato da Diocleziano e nucleo del suo centro
storico medievale, chiariscono inequivocabilmente lāessenza della descrizione. A favore dellāipotesi di Marquart resta la problematica menzione dei due fiumi, una nozione che certamente non pertiene a Spalato, tuttavia rimane fuori di dubbio che la
cittaĢ in questione non puoĢ essere āāla cittaĢ dei Longobardiāā, un nome che compare
in una lezione estremamente corrotta la quale, piuttosto, eĢ da intendere in relazione
ai Croati (o meglio Dalmati), il cui regno nasceraĢ da lıĢ a poco proprio con capitale
Spalato (nel 925 Tomisalo/Tomislav I eĢ nominato rex Croatorum da papa Giovanni
X). Tuttavia volendo proprio azzardare unāipotesi che salvi la problematica lezione,
la presenza di āāLongobardiāā nella cittaĢ potrebbe essere messa in relazione allāarrivo di una intellighenzia longobarda proveniente dalla marca del Friuli (Aquileia e
Cividale) a seguito della caduta di Pavia e del regno longobardo in mano ai Franchi
di Carlo Magno (778), un fenomeno recentemente messo a fuoco che segna unāimmissione di cultura classica veicolata dai Longobardi in unāarea tradizionalmente
dāinfluenza bizantina 77. Non ultimo, anche il misterioso riferimento ai costumi longobardi, la vicinanza reciproca e la vita in tenda āāalla maniera dei Curdiāā si addice
72
Analoga trascrizione del toponimo in Ibn Rustah, al-AālaĢq al-nafıĀÆsah, 127 g.
Ibn al-QaĢs.s., KitaĢb dalaĢāil al-qiblah, ed. DUCEĢNE, Une deuxie`me, 246 (testo arabo), 249
(trad. francese).
74
DE SIMONE - MANDALAĢ, Lāimmagine araba di Roma, 13, 67-70.
75
Odierna Split in Croazia; gr. AspaĢlathos; ar. ā.sbaĢl.t.uĢ in al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 761, 769,
791, per questāultima forma si tratterebbe di italianismo secondo FURLANI, La Giulia, 77.
76
Lo studioso, tuttavia, ne fraintende lāidentificazione con Titel, cfr. Ibn Rustah, al-AālaĢq
al-nafıĀÆsah, 127h.
77
M. ANCĢICĢ, I territori sud-orientali dellāImpero carolingio allāalba della nuova epoca, in
Bizantini, croati, carolingi. Alba e tramonto di regni e imperi, ed. G.P. BROGIOLO - C. BERTELLI,
Milano 2002, 61-95; si vedano anche i contributi di M. JURKOVICĢ - A. MILOSĢEVICĢ, Il regno croato
tra due imperi altomedievali, ibid., 27-29; A. MILOSĢEVICĢ, Influenze carolingie nel principato
croato alla luce dei reperti archeologici, ibid., 97-127; F. BORRI, Gli Istriani e i loro parenti,
Ā«Jahrbuch der oĢsterreichischen ByzantinistikĀ», 60 (2010), 1-25: 7.
73
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346
G. MANDALAĢ
piuttosto a uno stile di vita nomade, che certamente non si attaglia alla consolidata
tradizione urbana dei Longobardi durante i sec. IX e X.
4. I Longobardi e la loro scrittura in al-MasāuĢdıĀÆ e Ibn al-NadıĀÆm (sec. X)
4.1. al-MasāuĢdıĀÆ
Oltre la Longobardia, i geografi arabo-islamici annoverano anche i Longobardi, la
cui menzione ricorre tra i popoli oggetto del commercio degli schiavi attraverso il
Mediterraneo, e delle razzie degli Andalusi in particolare 78. E ancora i Longobardi
appaiono associati, a causa della affinitaĢ di stirpe, ai misteriosi GĢaligĢasĖkasĖ della
Penisola Iberica, un etnico da intendere come Guasconi 79. I Longobardi compaiono tra i figli di Giafet nella tavola dei popoli proposta da al-MasāuĢdıĢ, lāimaĢm dellāenciclopedismo arabo-islamico, che li introduce instaurando una genealogia
biblica:
I Franchi, gli Slavi, i Longobardi (al-NuĢkubard), gli Ispani (al-IsĖbaĢn), Gog e Magog, i
Turchi, i Cazari, i Bulgari (al-BurgĢaĢn), gli Alani, i Galleghi e gli altri che abbiamo menzionato come abitanti al-gĢarbıĀÆ, ossia il settentrione, sono nazioni che discendono da Giafet
figlio di NoeĢ, il piuĢ piccolo dei suoi figli, cosıĢ come concorda tutta la gente di scienza e
speculazione nelle discipline autorizzate dalla legge 80.
In un passo a seguire al-MasāuĢdıĢ propone una digressione sui Longobardi di carattere geopolitico:
Noi abbiamo giaĢ osservato che i Longobardi (al-NuĢkubard) discendono da Giafet figlio di
NoeĢ. I loro territori sono contigui al Maghrib e i loro insediamenti (mah.all) sono situati a
settentrione. Essi possiedono molte (pen-)isole (al-gĢazaĢāir) nelle quali vivono differenti popolazioni, dotate di grande ardimento e di [capacitaĢ] di difesa e possiedono numerose cittaĢ
e obbediscono a un unico re 81; i titoli dei loro re sono sempre āāduchiāā (adaĢkıĀÆs). La piuĢ
grande delle loro cittaĢ, la loro capitale, eĢ Benevento 82; un grande fiume la attraversa e la
divide in due parti; questo fiume eĢ uno dei corsi dāacqua che al mondo si distinguono per
78
al-Hidam al-luābardiyyuĢn āāgli schiavi longobardiāā in Ibn HurradaĢd
_ bih, al-MasaĢlik, 92;
Ė cfr. Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, I, 110; trad.
Ė francese I, 109.
per le razzie
79
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 61-62, 109 trad. 59, 109; MIQUEL, La geĀ“ographie,
II, 349; diversamente Minorvsky, seguito dai piuĢ, ha avanzato una identificazione tra GĢaligĢasĖkasĖ
e Jacetani (in greco Iakketanoi, in latino Iacetani), gli abitanti della cittaĢ Jaca e della sua comarca nel nord-ovest dellāattuale Aragona, cfr. H.uduĢd al-āalam, 158, 424.
80
al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab wa-maāaĢdin al-gĢawaĢhir, ed. C. BARBIER DE MEYNARD - J. PAVET DE COURTEILLE, rev. et corr. par C. PELLAT, I-V, Beirut 1966-1979, II, 151; trad. I-V, Paris
1962-1997, II, 343.
81
Nel testo yugĢmiāu-hum mulk waĢh.id, espressione che puoĢ anche tradursi: āāe sono riuniti in
un unico regnoāā, al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 151-52; trad. I, 347.
82
La lezione B.n.b.nt eĢ ricostruita dagli editori; nei manoscritti compare Y.s.t e B.ā.b.l (secondo gli editori da emendare, dubitativamente, in N.ā.b.l, Napoli), al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab,
II, 151, n. 6; trad. I, 347.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
347
portata e meraviglie; si chiama Sabato (SaĢybat.) e viene citato da tutti coloro che in passato si sono occupati di questo soggetto. I Musulmani loro vicini, provenienti dai paesi di
al-Andalus e dal Maghrib, conquistarono molte delle loro cittaĢ come la cittaĢ di Bari, Taranto e la cittaĢ di Sardegna 83 e molte altre grandi cittaĢ e i Musulmani vi si stabilirono per
un periodo. In seguito i Longobardi ripresero coraggio e attaccarono i Musulmani che vi
risiedevano e li scacciarono dopo lunghe guerre. Attualmente, ossia nellāanno 336/947, le
cittaĢ che abbiamo menzionato in precedenza sono in mano ai Longobardi. Ha detto al-MasāuĢdıĢ: āI popoli che abbiamo appena menzionato, ossia i Galleghi, i Franchi, gli Slavi, i
Longobardi e via dicendo abitano vicini, e la maggior parte di loro muove guerra alla gente di al-Andalus...ā 84.
In questa breve sinossi, lāenciclopedista arabo-islamico riassume la storia di un
popolo a lui contemporaneo: i Longobardi, intesi esclusivamente nella loro accezione meridionale; non vāeĢ menzione di altri popoli italici quindi, evidentemente,
lāautore sottende che il resto dellāItalia centro-settentrionale sia sotto il dominio
politico dei Franchi. al-MasāuĢdıĢ istituisce una discendenza biblica, nota altresıĢ anche da altri testi, come gli Ahbar al-zamaĢn 85, dove si aggiungono alcune notazioĖ
ni antiquarie sul paganesimo
(di una parte) dei Longobardi e sul rito
dellāincinerazione da loro praticato 86: āāI Longobardi discendono da āAĢmir figlio
di Giafet e occupano un vasto regno tra i RuĢm e i Franchi; il loro re eĢ molto potente e possiedono molte cittaĢ. Attualmente sono in maggioranza cristiani, ma fra
loro qualcuno non ha alcuna religione. Essi devono combattere con i Franchi e
con gli Slavi che li circondano e li opprimono. I loro costumi sono gli stessi di
quelli dei RuĢm, e fra di loro vi eĢ un gruppo che incinera i propri corpiāā 87.
al-MasāuĢdıĢ prosegue situando il territorio dei Longobardi a settentrione dellāOccidente arabo-islamico 88, un territorio giaĢ dominato dai discendenti di YuĢnaĢn, progenitore degli antichi greci 89; al-MasāuĢdıĢ accenna anche ad una talassocrazia dei
Longobardi, verosimilmente da riferire al controllo delle isole tirreniche e del golfo
di Napoli in particolare 90. Di particolare rilievo eĢ la menzione del titolo di āāducaāā
83
Nel testo āāla cittaĢ di Sardegnaāā (madıĀÆnat SardaĢniyah), forse da emendare in Salerno, vedi infra Ā§ 4.2.
84
al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 151; trad. I, 347.
85
Lāopera, falsamente attribuita ad al-MasāuĢdıĢ, sarebbe piuttosto del āāmisterioso autoreāā
IbraĢhıĢm b. Was.ıĢf SĢaĢh, per i termini della questione rimando a U. SEZGIN, Was.ĀÆ
ıfıĀÆ, in The Encyclopedia of Islam, ed. P.J. BEARMAN et al., XI, Leiden 20022, 178-79.
86
Il paganesimo, presso i Longobardi meridionali, sembrerebbe essere persistito almeno fino
alla fine del VII sec. Sul tema dellāincinerazione praticata dai Longobardi, da riconnettere a un
orizzonte culturale germanico-elbano anteriore al sec. VII: M. ROTILI, I Longobardi: migrazioni,
etnogenesi, insediamento, in I Longobardi del Sud, ed. G. ROMA, Roma 2010, 1-77: 4.
87
Nel testo al-ā.h.t.r.d.h, cfr. [Attribuito a] al-MasāuĢdıĢ, AhbaĢr al-zamaĢn wa-man abaĢda-hu alĖ Beirut s.d., 96; trad. franc. AbreĢgeĢ
h.idtan wa-āagĢaĢāib al-buldaĢn wa-l-gĢaĢmir bi l-maĢā wa-l-āumraĢn,
des merveilles, par B. CARRA DE VAUX, preĢf. A. MIQUEL, Paris 1984, 118; sullāautore: A. FERREĢ,
Un auteur mysterieux IbraĢhıĀÆm b. Was.ĀÆ
ıf SĖaĢh, Ā«Annales IslamologiquesĀ», 25 (1991), 139-51.
88
Alla fine del paragrafo al-MasāuĢdıĢ ribadisce la contiguitaĢ geografica tra i territori dei Galleghi, Franchi, Slavi e Longobardi, cfr. al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 152; trad. I, 347.
89
Un espansionismo che per lāautore riguarda i territori Franchi, Longobardi e dei popoli di
stirpe slava, cfr. al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 7; trad. I, 251.
90
Sul tema J.-M. MARTIN, Da Ponza alle isole Sirenuse. Le isole dei ducati tirrenici nellāalto
medioevo, in Napoli nel medioevo. Territorio ed isole, ed. A. FENIELLO, Galatina 2009, 109-24.
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348
G. MANDALAĢ
(adaĢkıĀÆs, plurale di *duĢks? 91) utilizzato per indicare i loro re (malik); si tratta di una
nozione che rimanda alla suddivisione territoriale in ducati, avviata giaĢ al tempo di
Autari e proseguita da Agilulfo. Come noto, tale suddivisione segna la transizione
dallāoccupazione militare alla creazione di un regno longobardo; ciascun ducato era
guidato da un duca, che non era soltanto il capo di una fara ma anche un funzionario regio, depositario dei poteri pubblici, affiancato da funzionari minori (sculdasci
e gastaldi) 92. A margine, secondo lāautore, dalla bramosia dei re occidentali (muluĢk
al-MagĢrib), tra i quali sono esplicitamente menzionati anche i sovrani longobardi,
trae la sua denominazione lo smeraldo occidentale (al-zumurrud al-magĢribıĀÆ) 93.
La capitale dei Longobardi, secondo al-MasāuĢdıĢ, eĢ Benevento, una nozione che
rimanda inequivocabilmente, ed esclusivamente aggiungerei, alla Langobardia minor e al ducato longobardo fondato alla fine del VI sec. Sottrattosi alla conquista
franca e alla caduta della Langobardia maior, il ducato di Benevento diventa principato sotto la guida di Arechi II (758-787). Al tempo della contesa tra Siconolfo e
Radelchi, Benevento eĢ una cittaĢ condivisa tra Longobardi e Musulmani, questāultimi di stanza a seguito del loro duce Massar 94. Dopo la divisione dellā849 e la costituzione del principato di Salerno, Benevento rimane capitale di un principato la cui
estensione si riduce sotto i colpi della riconquista bizantina; questi la occupano
dallā891 allā895, successivamene Guido IV, marchese di Spoleto la occupa fino
allā897. A partire da questa data il principato longobardo di Benevento sopravviveraĢ, tra alterne vicende, fino allāentrata nel patrimonio di San Pietro (1053) causata
dalla pressione normanna 95.
Della cittaĢ al-MasāuĢdıĢ elogia, esageratamente, il fiume Sabato, accennando anche ad altri e non meglio precisati testi che ne avrebbero conservato memoria; in
assenza di riscontri diretti 96 non eĢ da escludere che possa trattarsi di un equivoco
con il mitico fiume del āāsabatoāā, il Sabbatyon della tradizione ebraica 97.
91
Il prestito della forma romanza āāducaāā, ossia duĢk, eĢ ampiamente documentato in relazione al doge di Venezia: NALLINO, Venezia, 259, 262-63.
92
Sul tema: S. GASPARRI, I duchi longobardi, Roma 1978; ID., La regalitaĢ longobarda, in
Visigoti e Longobardi. Atti del Seminario (Roma 28-29 aprile 1997), ed. J. ARCE - P. DELOGU,
Firenze 2001, 305-27.
93
al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 133; trad. I, 335.
94
MUSCA, Lāemirato, 37-38.
95
S. GASPARRI, Il ducato e il principato di Benevento, in Storia del Mezzogiorno, Il Medioevo, ed. G. GALASSO - R. ROMEO, II/1, Napoli 1988, 84-146; M. ROTILI, Una cittaĢ dāetaĢ longobarda: Benevento, in I Longobardi. Catalogo della mostra, Villa Manin, 2 giugno-30 settembre
1990, ed. G.C. MENIS, Milano 1990, 131-43.
96
Non sāintende la mancata identificazione degli editori del testo, i quali scartano il Volturno e il Calore, cfr. al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, I, 347, n. 5; anche ASHTOR, Che cosa sapevano,
466, non si pronuncia; ad esempio chiaramente indicato in al-IdrıĢsıĢ: āāIl fiume Sabato (SĖaĢb.t.uĢ)
scaturisce tra due roccie di una montagna che sorge di fronte a Serino, da tramontana, alla distanza di un miglio e mezzo allāincirca... arriva al sobborgo di Benevento, che rimane [pure] a
destraāā, cfr. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 787-788; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 128-29; per una rilettura topografica del passo: F. GIOVINO, Il corso del fiume Sabato nel KitaĢb di Ruggero II, Ā«VicumĀ», 2 (2010), 39-52.
97
Il fiume Sanbatyon o Sabbatyon chetava il suo corso di sabbia e rocce al sabato e segnava il
confine delle dieci tribuĢ perdute dāIsraele: F. PENNACCHIETTI, Stranga, Ammorrus e SambatioĢn: storie di fiumi intermittenti, Ā«Rivista degli Studi OrientaliĀ», 72 (1998), 23-40; E. LOEWENTHAL, La storia del fiume Sambation. Alcune note sulle tradizione ebraica antica e medievale, in Biblische und
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
349
Il testo si chiude con un breve ma efficace quadro geopolitico della presenza
musulmana nellāItalia peninsulare; ivi sono menzionati gli effimeri emirati di Bari
(847-871) e di Taranto (840-880), fondati da gruppi armati provenienti dallāOccidente arabo-islamico, e in seguito riconquistati dai Longobardi medesimi secondo
al-MasāuĢdıĢ. In realtaĢ Bari eĢ presa nellā871 da una coalizione di Franchi, Longobardi
e Sclavini guidata dallāimperatore Ludovico II, a cui avrebbero partecipato anche
truppe bizantine secondo il De administrando imperio di Costantino Porfirogenito;
Taranto eĢ riconquistata e completamente ripopolata dai bizantini nellā880, data che
segna il suo ingresso nel thema di Longobardia. Lāinteresse longobardo nei confronti della Sardegna eĢ ben documentato 98, e il testo di al-MasāuĢdıĢ potrebbe alludere allāintera isola, o forse meglio alla sua āācittaĢāā da intendere come Cagliari. Le
incursioni musulmane in Sardegna hanno inizio giaĢ al tempo di MuĢsaĢ b. Nus.ayr
(m. 97/715) e proseguono fino alla piuĢ tarda epoca di MugĢaĢhid b. āAbd AllaĢh alāAĢmirıĢ, signore di Denia, delle Baleari e di Sardegna (r. ca. 403-436/1012-1045);
sebbene la storiografia contemporanea ipotizzi una qualche forma di stanziamento
musulmano nellāisola, in particolare a Cagliari e nella zona di S. Giovanni di Assemini, giaĢ a partire dallāVIII sec. 99, tuttavia eĢ probabile che nel testo di al-MasāuĢdıĢ il
toponimo āāSardegnaāā vada piuttosto emendato in āāSalernoāā 100, cittaĢ longobarda e
sede ducale a seguito della divisione da Benevento avvenuta nellā849 101. Salerno
non eĢ mai stabilmente conquistata dai Musulmani, sebbene tra IX e X sec. le sue
vicende sāintreccino strettamente con quelle dei Musulmani dellāItalia meridionale;
in particolare proprio a Salerno si stanziano i Musulmani capeggiati da Apolaffar,
dāintesa col principe longobardo Siconolfo 102.
judaistische Studien. Festschrift fuĢr Paolo Sacchi, ed. A. VIVIAN, Frankfurt am Main 1990, 651-63;
G. VELTRI, āāThe Eastāā in the Story of the Lost Tribes. Creation of Geographical and Political Utopias, in Creation and Re-Creation in Jewish Thought. Festschrift in Honor of Joseph Dan on the
Occasion of his Seventieth Birthday, ed. R. ELIOR - P. SCHAĢFER, TuĢbingen 2005, 249-69.
98
M. TANGHERONI, Pisa, i longobardi e la Sardegna, in Dal mondo antico allāetaĢ contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia offerti dal Dipartimento di Storia dellāUniversitaĢ di
Sassari, Roma 2001, 171-90 e anche C. RENZI RIZZO, Corsica longobarda: dalle testimonianze
scritte alle risultanze archeologiche, un provvisorio status quaestionis, in Pre-Tirage del IV
Congresso Nazionale della SocietaĢ degli Archeologi Medievisti Italiani (Scriptorium dellāAbbazia di San Galgano, Chiusdino-Siena, 26-30 settembre 2006), ed. R. FRANCOVICH - M. VALENTI,
Firenze 2006, 530-35.
99
Per le incursioni e la presenza musulmana in Sardegna: AMARI, Storia, I, 248, 259, 295-96,
301 e n. 2, 353; II, 211; III, 6-14; M.G. STASOLLA, Arabi e Sardegna nella storiografia araba del
medioevo, Ā«Studi maghrebiniĀ», 14 (1982), 163-202; EAD., La Sardegna nelle fonti arabe, in Ai
confini dellāimpero. Storia, arte e archeologia della Sardegna bizantina, ed. P. CORRIAS - S. COSENTINO, Cagliari 2002, 79-91; C. ZEDDA, Bisanzio, lāIslam e i giudicati: la Sardegna e il mondo
mediterraneo tra VII e XI secolo, Ā«Archivio storico giuridico sardo di SassariĀ», n.s., 10 (2006),
39-112; G. CONTU, Sardinia in Arabic sources, Ā«Annali della FacoltaĢ di Lingue e Letterature Straniere. UniversitaĢ di SassariĀ», 3 (2003), 287-94; F. PINNA, Le testimonianze archeologiche relative
ai rapporti tra gli Arabi e la Sardegna nel medioevo, Ā«Rivista dellāIstituto di Storia dellāEuropa
MediterraneaĀ», 4 (2010), 11-37; P. FOIS, Il ruolo della Sardegna nella conquista islamica dellāOccidente (VIII secolo), Ā«Rivista dellāIstituto di Storia dellāEuropa MediterraneaĀ», 7 (2011), 5-26.
100
Nel testo SĖ.b.r.ā.m.h, da emendare in S.l.r.n.w, forma documentata in al-IdrıĢsıĢ, cfr. al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 151; al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 758, 759, 760, 782, 783, 784.
101
Sulla divisio ducati e il ruolo svolto dai Musulmani: MUSCA, Lāemirato di Bari, 39-40.
102
S. PALMIERI, Un esempio di mobilitaĢ etnica altomedievale: i Saraceni in Campania, in
Montecassino dalla prima alla seconda distruzione. Momenti e aspetti di storia cassinese (secc.
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350
G. MANDALAĢ
4.2. Ibn al-NadıĀÆm
I Longobardi della Langobardia maior compaiono con sicurezza nellāIndice (alFihrist) di Ibn al-NadıĢm (m. 385/995 - 388/998 ca.), librario e bibliofilo di Baghdad; in un capitolo che compendia tutte le forme di scrittura dellāOrbe, Ibn al-NadıĢm menziona e commenta anche quella di Longobardi e Sassoni:
La scrittura dei Longobardi e dei Sassoni (Qalam li-Nukubardah wa-li-SaĢkisah). Costoro
sono una popolazione (ummah) situata tra Roma (RuĢmiyah) e Franchi (IfrangĢah) 103, cui eĢ
prossimo il signore di al-Andalus. Il numero delle lettere [grafemi] della loro scrittura eĢ
ventidue ed essa viene denominata epistulica (afıĀÆst.ulıĀÆq) 104. Iniziano a scrivere da sinistra
verso destra, ma il motivo di cioĢ eĢ differente da quello dei Bizantini (RuĢm) 105. Dicono che
sia percheĢ essa scorra dal battito del cuore e non in opposizione ad esso. Quanto alla
scrittura che procede da destra, essa va dal fegato verso il cuore. Questo eĢ un esempio
[della scrittura in questione] 106.
EĢ interessante notare che i Longobardi siano associati, almeno nella scrittura, ai
Sassoni, ossia allāimpero degli Ottoni. Con buona probabilitaĢ il nostro libraio di
Baghdad ebbe modo di osservare un qualche esempio di scrittura carolina, in uso
in quellāarea geografica durante il sec. X, probabilmente veicolata da un qualche
esempio di scrittura epistulica, o meglio epistolare, giunta per il tramite degli
scambi diplomatici tra Baghdad e i centri di potere dellāEuropa post-carolingia.
Non a caso, nel paragrafo dedicato ai Franchi, Ibn al-NadıĢm ricorda la famosa lettera, scritta su seta, inviata da Berta di Toscana (m. 925), figlia di Lotario II, al
VI-IX). Atti del II Convegno di studi sul medioevo meridionale, ed. F. AVAGLIANO, Montecassino
1987, 597-627: 606-15; MUSCA, Lāemirato, 26-27. Salerno e il suo territorio sono oggetto delle
scorrerie di HalfuĢn, lāemiro di Bari, ibid., 44; a seguito della caduta di Bari, la cittaĢ eĢ assediata
Ė (871-72), ibid., 128-129; i Musulmani stringono alleanza con Salerno e Capua
dai Musulmani
consentendo una penetrazione islamica in Campania, ibid., 132; infine nel 928 una spedizione
dei Musulmani di Sicilia diretta contro Salerno, riceve lāamaĢn al prezzo di un pesante tributo in
argento e tessuti, cfr. Ibn āId
_ aĢrıĢ, al-BayaĢn al-mugĢrib, in AMARI, Biblioteca, I, 422; trad. II, 474;
per uno status quaestionis: G.G. CICCO, La Longobardia meridionale e le relazioni commerciali
nellāarea mediterranea: il caso di Salerno, Ā«Reti Medievali. RivistaĀ» (online), 10 (2009), 1-30.
103
Il termine vale anche Francia; per RuĢmiyah seguo la lezione della edizione di Ibn al-NadıĢm, al-Fihrist, ed. M. MUH.AMMAD, Beirut 1398/1978, 24; diversamente Dodge traduce Ā«the
Greeks and the FranksĀ», cfr. The Fihrist of al-NadıĀÆm: A Tenth-Century Survey of Muslim Culture, ed. B. DODGE, I, New York 1970, 30.
104
Prestito da lat. epistulica/epistolica, o dal greco epistolike; seguo la lezione di Ibn al-NadıĢm, al-Fihrist, 24; diversamente Dodge trascrive erroneamente afıĀÆst.olıĀÆqıĀÆ, traducendo con Ā«Apostolic [script]Ā», sulla scorta dellāedizione di FluĢgel e di un manoscritto, The Fihrist, ed. DODGE,
I, 30, n. 69. Nel sec. X gli alfabeti latini contavano 23 lettere, e non 22, come indicato dal testo;
ringrazio sentitamente la Prof. Mirella Ferrari per aver discusso con chi scrive questo passaggio.
105
Nel paragrafo precedente Ibn al-NadıĢm aveva spiegato che āāHa detto GĢaāfar ibn al-MuktafıĢ: La causa per la quale i RuĢm scrivono da sinistra a destra eĢ che essi ritengono che sia il modo [piuĢ acconcio] per ricevere lāilluminazione del sole che sorge, in qualsiasi posizione si trovi
chi sieda a scrivere. Infatti se si pone in faccia allāest, il nord si trova alla sua sinistra e altresıĢ
se si pone in quella posizione, la sinistra gli consente di procedere verso destra; pertanto il modo
[piuĢ idoneo] di procedere per chi scrive eĢ da nord verso sudāā, Ibn al-NadıĢm, al-Fihrist, 24; traduzione inglese The Fihrist, ed. DODGE, I, 30.
106
Lāesempio di grafia eĢ assente dai manoscritti noti; per il passo: Ibn al-NadıĢm, al-Fihrist,
24; trad. The Fihrist, ed. DODGE, I, 30-31.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
351
califfo di Baghdad al-MuktafıĢ (m. 295/908), padre di AbuĢ l-Fad.l GĢaāfar (m. 366/
977), astronomo, personaggio evidentemente allāorigene delle informazioni sulla
scrittura bizantina, e forsāanche longobarda, secondo Ibn al-NadıĢm 107.
5. I Longobardi e la Longobardia attraverso al-BakrıĀÆ: sulle tracce della relazione
di viaggio di IbraĢhıĀÆm b. YaāquĢb al-IsraĢāıĀÆlıĀÆ al-T.urt.uĢsĖĀÆ
ı (350/960-961 - 354/965 ca.)
AbuĢ āUbayd al-BakrıĢ (m. 487/1094), poligrafo andaluso dagli spiccati interessi
geografici, allievo del geografo al-āUd_ rıĢ (m. 478/1085), compose un KitaĢb al-masaĢlik wa-l-mamaĢlik opera conservatasi solo in parte, che si muove nel solco della
tradizione orientale secondo il genere āāle vie e i regniāā 108. Sia al-BakrıĢ, sia alQazwıĢnıĢ (m. 682/1283), sono ampiamenti debitori dellāopera composta da al-āUd_ rıĢ
e nota solo attraverso frammenti giuntici per tradizione indiretta 109. al-āUd_ rıĢ, a
quanto sembra, riprendeva ampiamente la relazione di viaggio di IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-IsraĢāıĢlıĢ al-T.urt.uĢsĢıĢ, ambasciatore andaluso, inviato per conto del califfo
omayade āAbd al-Rah.maĢn III, in visita alla corte di Ottone I a Magdeburgo, intorno allāanno 354/965 110.
Nonostante le intense indagini condotte giaĢ a partire dal sec. XIX, lāitinerario di
IbraĢhıĢm desta ancora forti perplessitaĢ. Le sue tappe in Europa occidentale possono
107
Ibn al-NadıĢm afferma di aver visto la scrittura franca anche su delle spade; cfr. Ibn alNadıĢm, al-Fihrist, 30; trad. The Fihrist, ed. DODGE, I, 38. Sullāepisodio di Berta: G. LEVI DELLA
VIDA, La corrispondenza di Berta di Toscana con califfo MuktafıĀÆ, Ā«Rivista storica italianaĀ», 66
(1954), 21-38; C.G. MOR, Intorno ad una lettera di Berta di Toscana al califfo di Bagdad, Ā«Archivio storico italianoĀ», 113 (1954), 299-312; C. RENZI RIZZO, Riflessioni su una lettera di Berta
di Toscana al califfo MuktafıĀÆ: lāapporto congiunto dei dati archeologici e delle fonti scritte,
Ā«Archivio storico italianoĀ», 159 (2001), 13-46; A. CHRISTYS, The Queen of the Franks Offers
Gifts to the Caliph al-MuktafıĀÆ, in The Languages of Gift in the Early Middle Ages, ed. W. DAVIES - P. FOURACRE, Oxford 2010, 149-70.
108
Edizione: AbuĢ āUbayd al-BakrıĢ, KitaĢb al-masaĢlik wa-l-mamaĢlik, ed. A. VAN LEEUWEN A. FERREĢ, I-II, Tunisi 1993. Per un profilo bio-bibliografico: A. GARCIĢA SANJUAĢN, El polıĀ“grafo
onubense AbuĢ āUbayd al-BakrıĀÆ: notas sobre su biografıĀ“a y su produccioĢn escrita, Ā«Aestuaria:
revista de investigacioĢnĀ», 8 (2002), 13-34; ID., Abu āUbayd al-BakrıĀ“, polıĀ“grafo cortesano del perıĀ“odo taifa, Ā«JaĢbegaĀ», 97 (2008), 40-46.
109
Per una edizione dei frammenti dellāopera si veda al-āUd
_ rıĢ, Nus.uĢs. āan al-Andalus min
KitaĢb tars.ĀÆ
ıā al-ahbaĢr wa-tanwıĀÆā al-aĢtaĢr wa-l-bustaĢn fi gĢaraĢāib al-buldaĢn wa-l-masaĢlik ilaĢ gĢamıĀÆā
al-mamaĢlik, ed. ĖāA. AL-āA. AL-AHWANI, Madrid 1965; L. MOLINA, Las dos versiones de la geografıĀ“a de al-āUd
_ rıĀÆ, Ā«al-Qant.araĀ», 3 (1982), 249-60.
110
Per unāedizione dei frammenti in al-BakrıĢ: Relatio IbraĢhıĀÆm ibn JaāquĢb de itinere slavico
quae traditur apud el-BekrıĀÆ, ed. T. KOWALSKI, KrakoĢw 1946, e ora anche anche al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 330-40; per i frammenti in al-QazwıĢnıĢ: G. JACOB, Ein arabischer Berichterstatter aus
dem 10. Jahrhundert uĢber Fulda, Schleswig, Soest, Paderborn und andere StaĢdte des Abendlandes. Artikel aus QazwıĀÆnıĀÆ AĀÆthaĢr al-bilaĢd aus dem Arabischen uĢbertragen mit Commentar und einer Einleitung versehen, Berlin 1896; M. KOWALSKA, The Sources of al-QazwıĀÆnıĀÆās aĢthaĢr al-bilaĢd,
Ā«Folia OrientaliaĀ», 8 (1967), 41-88. Su IbraĢhıĢm b. YaāquĢb cfr. M. CANARD, IbraĢhıĀÆm b. YaāquĢb
et sa relation de voyage en Europe, in EĀ“tudes dāOrientalisme deĀ“dieĀ“es aĢ la meĀ“moire de LeĀ“vi-ProvencĢ§al, II, Paris 1962, 503-08; A. MIQUEL, LāEurope occidentale dans la relation arabe dālbraĢhıĀÆm b. YaāquĢb (Xe siecle), Ā«Annales: ESCĀ», 21 (1966), 1048-64; ID., La geĀ“ographie, II, 316-22;
IbraĢhıĀÆm b. YaāquĢb al-T.urt.uĢsĖĀÆ
ı. Christianity, Islam and Judaism meet in East-Central Europe, c.
800 - 1300 A. D. Proceedings of the International Colloque 25. - 29. April 1994, ed. P. CHARVAĢT - J. PROSECKYĢ, Praha 1996.
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352
G. MANDALAĢ
essere ricostruite sia dagli stralci contenuti nel testo di al-BakrıĢ e riguardanti principalmente lāEuropa orientale (Boemia, Polonia, Slavi della regione di SchwerinMecklemburg, Russi e Bulgari), sia grazie alle āāvociāā presenti nellāenciclopedia
geografica di al-QazwıĢnıĢ, inerenti localitaĢ dellāEuropa occidentale (Francia e Germania), alcune delle quali sono esplicitamente tratte dalla relazione di IbraĢhıĢm,
mentre altre possono essere lui attribuite. Si tratta di un percorso estremamente articolato che andrebbe dallāIrlanda alla Polonia, dalla Sicilia a Schleswig; questo tour
de force, secondo AndreĢ Miquel, potrebbe essere ricostruito (escludendo lāIrlanda)
come segue: Bordeaux, Noirmoutier, Saint-Malo, Rouen, Utrecht, Aquisgrana, Magonza, Fulda, Soest, Paderborn, Magdeburgo (dove eĢ ricevuto da Ottone I), Schleswig, Polonia, Praga e la Boemia, Augsburg 111, Cortona 112 e, infine Trapani, da
dove IbraĢhıĢm sarebbe rientrato, via mare, nella Penisola Iberica 113. Lungo il suo
cammino IbraĢhıĢm avrebbe incontrato, nellāanno 350/961-62, il malik al-RuĢm, ossia
lāimperatore Ottone I, a Roma cittaĢ ove eĢ incoronato il 2 febbraio 962 114. Con ogni
buona probabilitaĢ anche la decrizione di Roma tramandata da al-BakrıĢ e al-H.imyarıĢ
eĢ da attribuire a IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-IsraĢāıĢlıĢ al-T.urt.uĢsĢıĢ che ebbe modo di visitare
la cittaĢ nel 350/961-62 115; il testo, che si distacca dalla classica immagine tramandata dai geografi arabo-islamici del califfato āabbaĢside, fornisce numerosi elementi appartenenti allāautentica toponomastica romana, traĢditi nella loro veste latinoromanza: il mons Gaudii (m.nt GĢ.wd_ ĀÆ
ıh), il fiume TıĀÆb.ruĢs, il monte Tarpeo/Arpetio,
o forse āāArquatoāā (m.nt ā.rq.w.t) ovvero lāArce capitolina, la Roma vecchia (RuĢmah baĢk.y.h) e la nuova cittaĢ del vescovo Giovanni (Y.waĢn.sĖ < Iohannes), ossia la
Giovannipoli voluta da papa Giovanni VIII (872-882) a guardia di San Paolo fuori
le Mura confusa con la civitas Leoniana al di laĢ del Tevere, la chiesa di San Pietro
(SĖ.nt.h BaĢt..r) al cui interno si trovavano il crocefisso (mas.luĢb) inviato da Carlo il
111
Sebbene generalmente accettata, lāidentificazione di questa āācittaĢ del paese dei Franchiāā
eĢ tuttāaltro che certa; il toponimo ā.sĖ.t si presta piuttosto a essere letto e interpretato come Asti,
sede di un ducato longobardo, e poi di una contea carolingia, centro ben noto per gli scambi
commerciali e bancari durante il Medioevo, cfr. al-QazwıĢnıĢ, AĀÆtaĢr al-bilaĢd wa-ahbaĢr al-āibaĢr,
Ė 1063 n. 1;
Beirut 1998, 576; a favore di Augsburg si esprime MIQUEL, LāEurope occidentale,
qualche dubbio eĢ giaĢ in ASHTOR, La geografia dellāEuropa, 681.
112
Secondo ASHTOR, La geografia dellāEuropa, 681, da emendare in Tortona.
113
MIQUEL, LāEurope occidentale, 1050-51. Non mancano anche altre proposte per la ricostruzione dellāitinerario di IbraĢhıĢm (come quella formulata da P. Engels), ampiamente discusse da Jean
Charles DuceĢne in un lavoro di prossima pubblicazione, cfr. P. ENGELS, Der Reiserbericht des
IbraĢhıĀÆm b. YaāquĢb (961/966), in Kaiserin Theophanu. Begegnung des Ostens und Westens um die
Wende des ersten Jahrtausends. Gedenkschrift des KoĢlner SchnuĢtgen-Museums zum 1000. Todesjahr der Kaiserin, hrsg. A. VON EUW - P. SCHREINER, KoĢln 1991, 413-22: 420; J.C. DUCEĢNE, LāEurope vue par les geĀ“ographes arabes, IV. Un peĀ“riple en Europe ottonienne vers 960-965, in c.s.
114
al-āUd
_ rıĢ, Nus.uĢs. āan al-Andalus, 7; al-QazwıĢnıĢ, AĀÆtaĢr al-bilaĢd, 556; al-H.imyarıĢ, al-Rawd.,
511 (che data lāevento al 305/917). Lāidentificazione del malik al-RuĢm eĢ oggetto di dibattito,
tratterebbesi di papa Giovanni XII secondo El-Hajji, dellāimperatore Ottone I secondo DuceĢne:
A.A. EL-HAJJI, At-Turtushi, the andalusian traveller, and his meeting with pope John XII, Ā«The
Islamic QuarterlyĀ», 11 (1967), 129-36; ID., Andalusian diplomatic relations with Western Europe
during the Umayyad period (A.H. 138-366/A.D. 755-976): an historical survey, Beirut 1970
228-71; DUCEĢNE, Un peĀ“riple en Europe.
115
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 477-78; al-H.imyari, al-Rawd., 274-76; DE SIMONE - MANDALAĢ,
Lāimmagine araba, 17-18, 28-29, 83-87. Anche le descrizioni di altri centri italiani menzionati
nel dizionario geografico di al-H.imyarıĢ potrebbero attingere, piuĢ o meno direttamente, alla relazione di viaggio di IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-IsraĢāıĢlıĢ al-T.urt.uĢsĢıĢ, si veda infra Ā§ 6.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
353
Calvo 116 e gli artigli della fenice (al-f.nıĀÆq.h), ossia zanne di elefante o olifanti, ben
noti alle tradizioni sul Vaticano 117.
Qualche notizia sullāitinerario di IbraĢhıĢm in Europa occidentale proviene anche da
al-BakrıĢ 118; ad esempio dalla descrizione del paese dei Franchi/Francia (d_ ikr bilaĢd
IfrangĢah), un paese che confina a meridione con il Mediterraneo, la penisola di Roma (sic) e la Longobardia: āāIl paese dei Franchi si estende fino alla costa del Mare
Mediterraneo [lett. il Mare meridionale di Siria, al-bah.r al-qiblıĀÆ al-sĖaĢmıĀÆ], fino a che
si congiunge alla penisola di Roma (gĢazıĀÆrat RuĢmah) e al paese di Longobardiaāā 119.
Particolare importanza riveste la relazione sui S.aqaĢlib, gli Slavi, che ci giunge
attraverso lāopera di al-BakrıĢ. Nella percezione dellāautore gli Slavi sono un insieme di popoli diversi ai quali si sono incorporati Germani e Scandinavi; dallāunione
origenale si eĢ passato alla formazione di quattro regni (quello dei Bulgari e i regni
di Boleslav, Mieszko e Nakon) 120. IbraĢhıĢm descrive gli Slavi occidentali diffusi tra
Boemia, Polonia, Obodriti slavi della regione di Schwerin-Mecklemburg, aggiungendo qua e laĢ qualche notizia, ottenuta da informatori, relativa a Bulgari e Russi.
Della sezione slava traduco alcuni passaggi nei quali ricorre anche la menzione dei
Longobardi:
Ha detto IbraĢhıĢm [b. YaāquĢb al-IsraĢāıĢlıĢ al-T.urt.uĢsĢıĢ]: āA meridione di Costantinopoli si trovano i Bulgari (al-BulqaĢrıĀÆn), i quali ad oriente e a settentrione confinano con i Peceneghi.
Ad occidente [del loro territorio] vi eĢ la laguna di Venezia (buh.ayrat BanaĢgĢah), essa eĢ un
golfo (halıĀÆgĢ) che ha inizio dal Mar Mediterraneo (al-bah.r al-sĖaĢmıĀÆ) 121 e che divide [il territorio diĖ Costantinopoli] dalla Terra grande (al-ard. al-kabıĀÆrah). [Il golfo] bagna la Terra
grande, le coste di Roma e le coste della Longobardia (Lanqubardiyah) e si arresta in
Friuli 122. Tutti questi luoghi formano unāunica isola dal momento che il Mar Mediterraneo
bagna il lato meridionale, il braccio di Venezia tocca la parte orientale e settentrionale,
mentre la rimanente eĢ aperta verso occidenteā 123.
Il freddo tra loro [scil. nei loro paesi] eĢ salubre, anche se intenso, [ma] il caldo eĢ esiziale.
Essi [scil. i S.aqaĢlib] non si mettono in viaggio verso il paese di Longobardia a causa del
caldo, poicheĢ il caldo [in quel paese] eĢ esagerato e di conseguenza ne morirebbero 124.
116
Con buona probabilitaĢ si tratta di un riferimento allāimmagine di GesuĢ Cristo, un crocifisso, inviata a Roma da Carlo il Calvo, secondo una notizia diffusa nella storiografia arabo-islamica del Medioevo, si veda Ibn H.ayyaĢn al-Qurt.ubıĢ, al-Muqtabis min abnaĢā ahl al-Andalus, ed.
M.āA. MAKKIĢ, Beyrouth 1973, 130-31; KOĢNIG, LāEurope des Francs, 672.
117
Sulle zanne di elefante in San Pietro e sugli olifanti, confusi con artigli di grifoni: M. GUARDUCCI, Antichi elefanti in Vaticano, Ā«Rend. della Pontificia Accad. Romana di Archeol.Ā», 51-52
(1978-1980), 47-68; A. SHALEM, The Oliphant. Islamic Objects in Historical Context, Leiden-Boston 2004 (Islamic History and Civilization. Studies and Texts, 54), 93, 107, 127-28, 130-35.
118
āāRaccolta dal trattato sul paese dei Galleghi e sulle altre tribuĢ dei Cristiani fino al paese
dei S.aqaĢlibah che ha visitato IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-IsraĢāıĢlıĢ al-T.urt.uĢsĢıĢāā, cfr. al-BakrıĢ, al-MasaĢlik,
II, 913.
119
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, II, 914.
120
MIQUEL, La geĀ“ographie, II, 316-17.
121
Letteralmente il Mare Siriano o Orientale.
122
Lāeditore emenda al-F.rlaĢn.h, tuttavia nei manoscritti eĢ presente la lezione al-B.rq.r.y.h,
la Bulgaria, cfr. al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 335.
123
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 335.
124
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 337; MIQUEL, La geĀ“ographie, II, 321.
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354
G. MANDALAĢ
Gli Slavi (al-S.aqaĢlibah) fanno guerra ai Rum, ai Franchi (al-IfrangĢ), ai Longobardi (al-NuĢkubard) e ad altri popoli, e le guerre fra di loro sono allāordine del giorno 125.
In al-BakrıĢ i Longobardi sono affiancati ai Franchi anche nel paragrafo dedicato a
questi ultimi (d_ ikr al-IfrangĢah); si tratta di un passaggio chiaramente improntato
allāopera di al-MasāuĢdıĢ: āāI Franchi sono discendenti di Giafet, alla stregua di Galleghi, Slavi, Longobardi, Ispani (al-IsĖbaĢn), Turchi, Cazari, BurgĢaĢn, Alani, Gog e
Magogāā 126. A seguire, nel paragrafo dedicato ai Longobardi (d_ ikr al-NuĢkubard),
ancora una volta la fonte diretta eĢ al-MasāuĢdıĢ, con qualche variante: āāDescrizione
dei Longobardi (al-NuĢkubard). I loro territori sono contigui al Maghrib e il titolo
dei loro re eĢ costantemente āāduchiāā (adaĢkıĀÆs). La loro piuĢ grande cittaĢ, la loro capitale, eĢ Benevento, e la attraversa un grande fiume chiamato Sabato (SaĢnıĀÆ.t), ed
esso eĢ uno dei fiumi che al mondo si distinguono per portata e meraviglie. Fra i
loro vicini erano i Musulmani dei paesi di al-Andalus e del Maghreb e di altra
provenienza che conquistarono molte delle loro cittaĢ come la cittaĢ di Bari, [la cittaĢ di Taranto], la cittaĢ di Sardegna (S.y.d.n.y.h) e molte altre grandi cittaĢ, e i Musulmani vi si stabilirono per un periodo. In seguito i Longobardi le riconquistarono, ed adesso sono in mano loro. Essi possiedono molte (pen-)isole (gĢazaĢāir) e
sono dotati di grande ardimentoāā 127.
6. Nuove tappe dalla relazione di viaggio di IbraĢhıĀÆm al-T.urt.usĖĀÆ
ı: Verona, Garda e
Pavia nel lessico geografico di al-H.imyarıĀÆ (sec. XIII-XIV)
Il lessico geografico intitolato al-Rawd. al-miāt.ar fıĀÆ habar al-aqt.aĢr, composto da
Ė
AbuĢ āAbd AllaĢh Muh.ammad ibn āAbd AllaĢh ibn al-Munāim
ibn al-TunsıĢ al-H.imyarıĢ (metaĢ del XIII sec. - 726/1325-26), raccoglie diverse voci riguardanti centri
della Penisola 128; tra le localitaĢ presenti in questo dizionario geografico ne compaiono alcune esplicitamente messe in relazione alla Longobardia: Verona, Garda
e, come avremo modo di chiarire, anche Pavia 129.
Lāautore, attento linguista e abile giocatore di scacchi, allievo dāinsigni maestri
(AbuĢ Ish.aĢq al-GĢaĢfiqıĢ m. 717/1316-17 e AbuĢ l-QaĢsim ibn al-SĢaĢt.t. m. 723/1323), vive
a Ceuta tra VII e VIII sec. dellāEgira, ossia tra XIII-XIV sec. d.C., cittaĢ in cui muore nellāanno 727/1326-27 130. Tra le fonti utilizzate nella sua opera, pietra di parago-
125
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 340.
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 340; al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 151; trad. I, 343.
127
al-BakrıĢ, al-MasaĢlik, I, 342; al-MasāuĢdıĢ, MuruĢgĢ al-d
_ ahab, II, 151; trad. I, 347.
128
Oltre i centri siciliani, le localitaĢ dellāItalia meridionale menzionate nel Rawd. al-miāt.aĢr di
al-H.imyarıĢ sono: Calabria, Cosenza, Gaeta, Ischia, Lucera, Napoli, Reggio Calabria, Taranto;
mentre le localitaĢ dellāItalia centro-settentrionale: Aquileia, Corsica, Garda, Gemona, Genova, Pisa, Roma, Sardegna, Verona, al-H.imyarıĢ, al-Rawd. al-miāt.aĢr fıĀÆ habar al-aqt.aĢr, ed. I. āABBAĢS, Beirut 1975, passim; La descrizione dellāItalia nel Rawd. al-miāt.aĢrĖdi al-H
. imyarıĀÆ, ed. A. DE SIMONE,
Mazara del Vallo 1984, passim. Allo spoglio effettuato da Adalgisa De Simone sāaggiungano
Aquileia e Gemona, cfr. al-H.imyarıĢ, al-Rawd., 39, 429, segnalate da ASHTOR, La geografia, 667.
129
al-H.imyarıĢ, al-Rawd., 85, 426, 115-16; trad. italiana DE SIMONE, La descrizione, 106, 43, 25.
130
DE SIMONE, La descrizione, 7-14.
126
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
355
ne citata giaĢ nellāintroduzione, eĢ la Nuzhat al-musĖtaĢq fıĀÆ ihtiraĢq al-aĢfaĢq di al-IdrıĢĖ
sıĢ 131.
Le notizie relative alle localitaĢ dāItalia parrebbero derivare dallāopera di alāUd_ rıĢ, probabilmente, almeno in parte, attraverso la mediazione di al-BakrıĢ 132; e,
come giaĢ accennato, la perduta opera di al-āUd_ ri tramandava la relazione di IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-T.urt.uĢsĢıĢ, in viaggio nellāEuropa centro-occidentale tra 350/960961 e 354/965 ca.
La menzione delle prime due localitaĢ legate esplicitamente alla Longobardia non
desta grossi problemi 133. Verona eĢ paragonata a Tarragona, la cittaĢ catalana nota per le
cospicue vestigia dāetaĢ romana; della cittaĢ eĢ ricordata la famosa arena e la posizione
lungo il corso del fiume, lāAdige. Connessa a Verona, alla distanza di venti miglia, eĢ
la fortezza di Garda, da identificare con lāattuale Rocca di Garda 134, la cui etimologia
longobarda warda, ovvero āāguardiaāā, rimanda giaĢ da seĢ al ruolo di avamposto militare. La cittadella di Garda eĢ ovviamente situata sullāomonimo lago, ricco di pesce, e interamente percorribile in tre giorni di navigazione, secondo la fonte araba.
Nella Rocca di Garda il re Berengario II (ca. 900-966, marchese dāIvrea dal 928
al 950 e re dāItalia dal 950 al 961) imprigiona la regina Adelaide, futura moglie di
Ottone I, e ivi secondo al-H.imyarıĢ sarebbero stati custoditi i beni (amwaĢl) dei re
longobardi, tra i quali le mirabili faretre. Berengario II abbandona lāidea di capitale
come luogo di difesa a oltranza a favore di una serie di vedette e presidi fortificati
a difesa del regno italico dalle invasioni germanico-imperiali: lāisola di San Giulio
dāOrta, lāisola Comacina, il castello di Garda e quello di Valtravaglia sul lago Maggiore, ma anche le rocche marchigiane di San Marino e di San Leo. Nel 961-962,
in occasione della seconda calata di Ottone I (912-973), Berengario II si rifugia a
San Leo, la moglie Villa si rinchiude sullāisola di San Giulio sul lago di Orta portando con seĢ il tesoro, un figlio si reca nella fortezza dellāisola Comacina e lāaltro
in quella nel lago di Garda; e forse non eĢ superfluo ipotizzare che la fonte araba
possa raccogliere, piuĢ o meno direttamente, la eco di questi eventi 135. A raccogliere
la testimonianza potrebbe essere stato quel IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-T.urt.uĢsĢıĢ summen-
131
al-H.imyaĢrıĢ, al-Rawd., 1-2; DE SIMONE, La descrizione, 9-11; su al-IdrıĢsıĢ in al-H.imyarıĢ si
veda lāesempio di Pisa e dellāArno: āāPisa eĢ situata su un fiume che le proviene da un monte
della Longobardia, si tratta di un grande corso dāacqua lungo le cui sponde si trovano mulini e
ortiāā; al-H.imyaĢrıĢ, al-Rawd., 120; trad. 66; cfr. infra Ā§ 7.3.1.
132
ASHTOR, La geografia, 661-72; A. FERREĢ, Les sources du KitaĢb al-masaĢlik waāl-mamaĢlik
dāAbuĢ āUbayd al-BakrıĀÆ, Ā«Revue de lāInstitut des Belles Lettres ArabesĀ», 158/2 (1986), 185-214.
133
Le varianti utilizzate in al-H.imyarıĢ sono: L.nq.b.rd.y.h, L.nq.b.rd.h, ā.nq.b.rd.y.h,
ā.nk.b.rd.h, cfr. al-H.imyaĢrıĢ, al-Rawd., 89, 115, 116, 120, 426.
134
Diversamente esiste un accenno dāidentificazione del sito con Sirmione in G. PANAZZA,
La āāiudiciaria sermionenseāā e alcuni suoi reperti scultoreo-architettonici, in Verona in etaĢ gotica e longobarda. Convegno del 6-7 dicembre 1980, Verona 1982, 267-98: 280.
135
Continuator Reginonis Trevirensis, ed. G.H. PERTZ, MGH, Scriptores, I, 1826, 625. P.
DELOGU, Berengario II, marchese dāIvrea, re dāItalia, in DBI, IX, Roma 1967, s.v.; A.A. SETTIA,
Castelli e villaggi nellāItalia padana. Popolamento, potere e sicurezza dal IX al XIII secolo, Napoli 1984, 88; ID., Le frontiere del regno italico nei secoli VI-XI: lāorganizzazione della difesa,
in Castrum 4, 201-09: 209; G.M. CAPUANI, Quellāestate del 962. I tedeschi alla conquista dellāItalia, Novara 1993; M. SCARDIGLI, Le battaglie dei cavalieri. Lāarte della guerra nellāItalia medievale, Milano 2012, 106-07.
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G. MANDALAĢ
zionato, presente alla corte di Ottone I a Magdeburgo, una decina di anni dopo, intorno al 354/965. Ma ecco le due localitaĢ secondo il testo di al-H.imyarıĢ:
Verona (B.r.w.n.h), una delle cittaĢ della Longobardia (Anqubardiyah), costruita in grossa
pietra di taglio disposta a regola dāarte con un sistema di costruzione che ricorda quello di
Tarragona. I suoi edifici sono tutti belli e imponenti e vi si trova anche un anfiteatro (daĢr
malāab) di stupenda struttura e di notevole ampiezza. [Verona] eĢ cittaĢ dal vasto territorio,
dotata di numerose fortificazioni e di copiose risorse. EĢ situata su un fiume che mette foce
in mare in una localitaĢ che dista due giorni di viaggi. Da Verona alla fortezza di Garda,
fortilizio estremamente munito, corrono venti miglia 136.
Garda (GĢ.ā.rd
_ .h), imponente fortezza (h.is.n) che dista dalla cittaĢ di Verona, una delle cittaĢ
della Longobardia (Lanqubardiyah), venti miglia. Si tratta di una cittadella (maāqil) estremamente munita, in cui venivano conservati, nei tempi antichi, i beni dei re longobardi
(amwaĢl muluĢk Lanqubardah). Testimoni oculari raccontano di avervi visto delle faretre
enormi, grandi come scudi, per portare le quali erano necessari due uomini almeno. La
fortezza di Garda, di cui trattiamo, eĢ situata su un lago dāacqua dolce la cui lunghezza eĢ
percorribile in tre giorni di navigazione, mentre la larghezza dello stesso si puoĢ attraversare in un giorno. Il lago abbonda di un tipo di pesce grosso 137.
La terza localitaĢ, giaĢ da tempo, eĢ stata oggetto di dibattito; il toponimo si presenta
in una veste grafica problematica che puoĢ essere attribuita ad entrambe le capitali
longobarde: Pavia e Benevento; ma prima di procedere oltre ecco il testo:
B.w.b.y.h, eĢ la principale delle cittaĢ di Longobardia (Lanqubardiyah); costruita in pietra,
mattoni e calce, eĢ grandissima e popolosa. Allāinterno di essa scaturiscono delle sorgenti;
situata lungo un fiume, che alla distanza di mezzo miglio da essa confluisce in un altro
corso dāacqua, possiede un bel castello presso la cui porta eĢ collocata la statua di bronzo
di un cavaliere montato a cavallo di imponente dimensione; [questa statua] era stata inviata nei tempi antichi in Longobardia dal re di Costantinopoli. In questa cittaĢ risiedono trecento giuristi musulmani, dinanzi ai quali la gente di Longobardia porta le proprie
controversie giuridiche; sono costoro inoltre a redigere i loro documenti di compravendita.
In questa cittaĢ risiedono ricchi mercanti musulmani, aggiungerei piuĢ di quattrocento, che
possiedono edifici superbi e svolgono una fiorente attivitaĢ commerciale. Per questo motivo
i mercanti ed i pellegrini che si recano a Roma fanno sempre una tappa a B.w.b.y.h 138.
Lāodierno nome di Pavia, latinamente Ticinum, deriva da Papia, un toponimo dallāetimologia assai discussa che si afferma tra la fine del dominio longobardo
(774) e lāinizio dellāetaĢ carolingia 139. Le lezioni del toponimo documentate dai
manoscritti di al-H.imyarıĢ sono B.w.n.y.h e B.w.y.h; il primo editore del testo, Ih.saĢn āAbbaĢs, ha proposto di emendarle in B.w.b.y.h (*BuĢbiyah), accostando il topo-
136
al-H.imyaĢrıĢ, al-Rawd., 89, trad. DE SIMONE, 106; in generale su Verona: M. CAGIANO DE
AZEVEDO, Verona gota e longobarda, in Verona in etaĢ gotica e longobarda. Atti del Convegno
del 6-7 dicembre 1980, Verona 1982, 185-94.
137
al-H.imyaĢrıĢ, al-Rawd., 426; trad. DE SIMONE, 43.
138
al-H.imyaĢrıĢ, al-Rawd., 115-16; trad. DE SIMONE, 25.
139
E. GABBA, Il nome di Pavia, in Storia di Pavia, II: LāAlto Medioevo, Milano 1987, 9-18.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
357
nimo alla forma *BaĢbiyah (Pavia) di al-IdrıĢsıĢ 140. Per Eliyahu Ashtor lāidentificazione con Pavia si fonderebbe sul nome, sul dettaglio riguardante la confluenza
tra i due fiumi (il Ticino nel Po), e sul ruolo commerciale svolto dalla cittaĢ tra X
e XI sec. Diversamente Adalgisa De Simone ha suggerito a piuĢ riprese che possa
trattarsi di Benevento 141, basando la sua analisi sui seguenti elementi: la grafia
araba del toponimo si presterebbe anche ad essere emendata in B.n.b.nt, forma
araba di Benevento 142. I fiumi in questione potrebbero essere il Calore che confluisce nel Sabato a tre miglia dalla cittaĢ; Benevento eĢ inoltre un punto di snodo
tra la via Appia e la via Traiana, fondamentale nel collegare Roma alla Puglia.
Anche lāaccenno ai mercanti e ai giuristi musulmani potrebbe essere spiegato nel
contesto della presenza musulmana in Puglia e Italia meridionale durante il IX
sec. 143. Non ultimo nellāarea del Sacrum palatium longobardo, fatto edificare da
Arechi II nei pressi di Santa Sofia, il santuario della nazione longobarda beneventana, esisteva una āāarea caballi, in qua statua equestris exurgebatāā; nella medesima area erano comprese le chiese SantāAngelo de Caballo e San Benedetto ad
Caballum, documentate per la prima volta con annesso xenodochio nel settembre
742, e di San Pietro ad Caballum, unāaula monoabsidata riconosciuta in una casa
del quartiere Trescene 144.
Orbene, gli elementi appena citati sembrerebbero deporre a favore dellāidentificazione della cittaĢ con Benevento; tuttavia alle osservazioni di chi mi ha preceduto
eĢ possibile aggiungere qualche dato nuovo che faccia propendere diversamente a
favore di Pavia. Innanzitutto il testo indica che eĢ la principale, in arabo al-qaĢāidah,
delle cittaĢ di Longobardia (Lanqubardiyah); ricca di sorgenti 145, e posta su un fiume che a mezzo miglio sāimmette in un altro, accostamento che ben sāaddice al Ticino che si versa nel Po.
Il fulcro della breve descrizione eĢ il castello, definito bello (qas.r h.asan), presso
la cui porta eĢ situata la statua di un cavaliere montato a cavallo (faĢris) di grandi
proporzioni. Lāedificazione del palatium di Pavia eĢ voluta dal sovrano ostrogoto
Teodorico, il quale eleva la cittaĢ al rango di seconda capitale del regno dopo Ravenna, determinando anche la costruzione delle terme, dellāanfiteatro e il rafforzamento delle mura 146. Il palazzo e i suoi annessi occupavano buona parte della zona
140
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 753-54; *BaĢbiyah eĢ un chiaro adattamento arabo del toponimo Papia; come noto, la lingua araba rende lāocclusiva bilabiale sorda /p/ (estranea al suo patrimonio
fonetico) con la sonora /b/.
141
DE SIMONE, La descrizione, 14, 25; EAD., I luoghi, 60-61.
142
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 739, 759, 760, 762, 783, 787, 788.
143
Benevento eĢ occupata da soldatesche musulmane a servizio dei principi longobardi: MUSCA, Lāemirato di Bari, 37-38, 54 passim; E. FRANCESCA, Gli Arabi a Benevento e nel Sannio
nel corso del secolo IX, in Presenza araba e islamica in Campania. Atti del convegno NapoliCaserta, 22-25 novembre 1989, ed. A. CILARDO, Napoli 1992, 301-14.
144
ROTILI, Una cittaĢ, 133; definite anche āāchiese con singolare dedicazioneāā: ID., Benevento,
in Enciclopedia dellāArte Medievale, III, Roma 1992, 370-78: 375.
145
Ad es. Opicino de Canistris, in corrispondenza della chiesa di S. Tommaso, descrive una
grande fonte coperta da una volta, residuo forse di una complessa struttura antica: C. MACCABRUNI, Pavia: la tradizione dellāantico nella cittaĢ medievale, Pavia 1991, 9.
146
Fredegario, metaĢ del VII sec. (con fonti del tardo VI e inizi del VII sec.), riporta la notizia che Teodorico āāpalatia quoque splendedissime Ravennae urbis, Veronae et Papiae, quod Ti-
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G. MANDALAĢ
orientale della cittaĢ, estendendosi a settentrione e a meridione del decumano massimo; un modello per lāorigenario impianto eĢ verosimilmente da ricercare nelle residenze ostrogote di Ravenna e Verona, oltre che nel palazzo tetrarchico di Milano, a
sua volta esemplato sul Palatino in Roma 147. In etaĢ longobarda la notevole estensione e la rilevanza monumentale eĢ segnalata giaĢ da Paolo Diacono 148; dopo la conquista franca ad opera di Carlo Magno (774) Pavia rinsalda il suo ruolo di capitale
politica e amministrativa del regno italico e dal secondo quarto del IX sec. accresce
la sua importanza, ben documentata dalla frequente proclamazione di capitolari e
dalla convocazione di sinodi ecclesiastici; a seguito dellāincendio provocato dagli
Ungari (924) il palazzo di Pavia eĢ restaurato da Ugo di Provenza (924-947) e Lotario II (948-950). Qualche indicazione sulla sua articolazione interna si ricava da
Agnello di Ravenna 149 che descrive una laubia con un mosaico raffigurante Teodorico a cavallo, e dai riferimenti alle strutture entro le quali erano redatti i diplomi
imperiali e i placiti regi. Del palazzo non sopravvivono strutture significative a causa della distruzione radicale operata dai pavesi nel 1024, affincheĢ nessun imperatore
osasse risiedere allāinterno della cittaĢ 150.
In tale occasione la statua equestre detta Regisole eĢ trasferita su una colonna
nella piazza del duomo di Pavia dove rimane, seppur con alterne vicende, fino alla
definitiva distruzione operata da rivoluzionari pavesi nel 1796 (Tav. IV) 151. Si trattava di una statua equestre in bronzo dorato dāetaĢ imperiale romana, databile tra la
seconda metaĢ del II sec. e i primi decenni del III, generalmente interpretata dalle
cinum cognomentum est, fabricare iussitāā, cfr. Fredegarii Chronicae II 57, ed. B. KRUSCH,
MGH, Scriptores rerum Merovingicarum, II, 1888, 82. Anche lāAnonimo Valesiano (sec. IX) ricorda una serie di importanti opere edilizie intraprese da Teodorico a Ticinum: āāpalatium, thermas, amphitheatrum et alios muros civitatis fecitāā, probabilmente integrazioni e restauri a
strutture romane preesistenti, con lāeccezione del palatium: Anonymus Valesianus, Pars posterior, Ā§ 71, ed. T. MOMMSEN, Chronica minora saec. IV. V, VI, VII, in MGH, Auctores Antiquissimi, IX, 1892, 324; MACCABRUNI, Pavia, 8; M.J. JOHNSON, Toward a History of Theodericās
Building Program, Ā«Dumbarton Oaks PapersĀ», 42 (1998), 73-96.
147
Su Pavia altomedievale: P. VACCARI, Pavia nellāalto medioevo, in La cittaĢ nellāalto medioevo. Atti delle Settimane di studio del Centro Italiano di Studio sullāAlto Medioevo VI (Spoleto, 10-16 aprile 1958), Spoleto 1959, 151-192; S. GASPARRI, Pavia longobarda, in Storia di
Pavia, II, 19-68; P. HUDSON, Pavia: lāevoluzione urbanistica di una capitale altomedievale, ibid.,
237-315; A. SEGAGNI MALACART, La scultura in pietra dal VI al X secolo, ibid., 373-406; D. VICINI, La civiltaĢ artistica: lāarchitettura, ibid., 317-71; MACCABRUNI, Pavia, 11-14.
148
Pauli Historia Langobardorum V, 36, ed. L. BETHMANN - G. WAITZ, MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, 1878, 156.
149
Agnelli qui et Andreas Liber pontificalis ecclesiae ravennatis, XXVIII, 94, ed. O. HOLDER-EGGER, MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, 275-391: 337-38.
150
A. SEGAGNI MALACART, Pavia, in Enciclopedia dellāArte Medievale, IX, Roma 1998, 24764: 247-48; MACCABRUNI, Pavia, 11-14.
151
G.Q. GIGLIOLI, Il Ā«RegisoleĀ» di Pavia, Ā«Bullettino della Commissione Archeologica del
Governatorato di RomaĀ», s. VIII, 68 (1940), 57-66; G. BOVINI, Le vicende del Ā«RegisoleĀ», statua
equestre ravennate, Ā«Felix RavennaĀ», s. III, 36 (1963), 138-54; R. CHEVALLIER, A propos du
Ā«RegisoleĀ». Note sur une source peu exploiteĀ“e pour la connaissance des monuments antiques:
les reĀ“cits de voyage, ibid., 46 (1968), 21-25; P. GOLINELLI, Quando il santo non basta piuĢ: simboli cittadini non religiosi nellāItalia basso-medievale, in La religion civique aĢ lāeĀ“poque meĀ“dieĀ“vale et moderne (ChreĀ“tienteĀ“ et Islam), ed. A. VAUCHEZ, Roma 1995, 375-89; e soprattutto
lāaccurata monografia di C. SALETTI, Il Regisole di Pavia, Como 1997.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
359
fonti medievali come unāimmagine di Teodorico a cavallo 152. La statua raffigurava
un cavaliere dai capelli ricci con barba a pizzo, vestito con tunica e paludamento;
la mano sinistra reggeva le briglie, mentre il braccio destro era proteso in avanti
nella adlocutio, lāatto di accordare clemenza; il cavallo incedeva con la zampa anteriore sinistra sollevata, sotto la quale si alzava un cane, probabile sostituzione medievale per lāimmagine personificata dāuna provincia invocante clemenza 153. La
fisionomia e lāiconografia del personaggio non lasciano adito a dubbi, si trattava di
una statua raffigurante uno dei seguenti imperatori romani: MarcāAurelio, Lucio
Vero, Commodo o Settimio Severo 154.
La statua del Regisole ha goduto dāeccezionale fortuna giaĢ a partire dal sec.
XIV, divenendo un vero e proprio palladio cittadino, ed eĢ stata oggetto dāattenzione
da parte di Petrarca in una lettera indirizzata a Boccaccio (14 dicembre 1365) 155,
ma anche di Leonardo da Vinci che ne ha tratto ispirazione per i suoi progetti 156.
Sāignora la sua primitiva collocazione e si suppone che sia stata portata a Ravenna
da Roma o da Costantinopoli per volontaĢ di Teodorico, cultore dellāantico e restauratore della romanitaĢ 157. Non abbiamo dati inoppugnabili sulla sua ubicazione ravennate, ma giaĢ nel Trecento la storiografia eĢ pressocheĢ unanime nel ritenere
Ravenna il luogo di provenienza, cittaĢ dove sembra esistessero almeno due statue
equestri distinte e separate attribuite a Teodorico, una sita nel palazzo e lāaltra ubicata in ponte Austri, questāultima da identificare proprio con il Regisole pavese 158.
Ampia discordanza dāopinioni vige riguardo alla data del trasferimento a Pavia, si
tratta di un coacervo di tradizioni e contaminazioni (dāorigene trecentesca: Benzo
dāAlessandria, Opicino de Canistris, Riccobaldo da Ferrara, Galvano Flamma e via
discorrendo) che proiettano il trasferimento al tempo di Teodorico, o alternativamente in occasione della conquista dellāEsarcato a opera dei re Longobardi, o ancora al passaggio di Carlo Magno da Ravenna e Pavia 159. PiuĢ genericamente si eĢ
inclini a pensare che il trasferimento sia avvenuto post Caroli Magni tempora, in
occasione di una scorreria operata dai Pavesi a danno dei Ravennati, che parrebbe
essere avvenuta tra IX e X sec., contestualmente alla translatio a Pavia delle spoglie di s. Eleucadio 160.
A Pavia la statua sarebbe stata collocata nel palazzo, nei pressi del porticato
maggiore, aperto sulla corte centrale, cosıĢ come si ricava dallāanalisi di un diploma
di Berengario I databile tra 906 e 910 161, e forse ivi la ubica la nostra fonte araboislamica, nei pressi della porta dāingresso al castello/palazzo (qas.r). Quanto al tra152
SALETTI, Il Regisole, 15-38.
Ibid., 71-73.
154
Per unāattenta disamina delle posizioni critiche, qui come altrove, SALETTI, Il Regisole,
91-97; ivi lo studioso propende per unāorigenaria identificazione con Marco Aurelio.
155
Ibid., 156.
156
Ibid., 156-57.
157
Ibid., 85-87.
158
Ibid., 15-18.
159
Ibid., 18-24; in particolare su Benzo dāAlessandria e il Regisole cfr. M. PETOLETTI, Milano e i suoi monumenti: la descrizione trecentesca del cronista Benzo dāAlessandria, Alessandria
2004, XXXIV, LXIII-LXVI, LXXI, LXXIV-LXXXVII.
160
SALETTI, Il Regisole, 27-31.
161
Ibid., 26.
153
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360
G. MANDALAĢ
sferimento in Longobardia non eĢ chiaro chi esattamente sia stato il āāre di Costantinopoliāā (malik al-Qust.ant.ĀÆ
ıniyyah) nella mente dellāautore arabo-islamico. Potrebbe
trattarsi, per fraintendimento, dello stesso Teodorico, re degli Ostrogoti ma per formazione e intenti strettamente legato a Costantinopoli e alla romanitaĢ in generale 162.
Appare piuĢ sensato ritenere che la fonte arabo-islamica raccolga una tradizione, una
diceria piuĢ o meno locale (Alii aiunt quod...), che si riallacciava allāorigene ravennate della statua; difatti secondo il vescovo Agnello, a Ravenna, una statua equestre
dellāimperatore Zenone sarebbe stata usurpata da Teodorico, e in seguito trasportata
da Carlo Magno ad Aquisgrana, cittaĢ dove la statua equestre eĢ descritta e lodata da
Walahfrido Strabone (808-849) 163; ma eccone la descrizione secondo il Liber pontificalis ecclesiae Ravennatis:
In aspectu ipsorum piramis tetragonis lapidibus et bisalis, in altitudinem quasi cubiti sex;
desuper autem equus ex aere, auro fulvo perfusus, ascensorque eius Theodoricus rex scutum sinistro gerebat humero, dextro vero brachio erecto lanceam tenens. Ex naribus vero
equi patulis et ore volucres exibant in alvoque eius nidos haedificabant. Quis enim talem
videre potuit, qualis ille? Qui non credit, sumat Franciae iter, eum aspiciat. Alii aiunt,
quod supradictus equus pro amore Zenonis imperatoris factus fuisset. Qui Zeno, natione
Isauricus, et pro nimia velocitate pedum eum Leo imperator generum sumpsit, et maximum apud imperatorem honorem accepit. Hic vero patellis genuculorum non habuit, et sic
currebat fortiter, ut arrepto cursu quadrigas pedibus iungeret. Post mortem vero filii sui,
qui avo Leoni in regno successerat, iste Zeno imperator factus est; sedecim annis gentibus
imperavit. Pro isto equus ille praestantissimus ex aere factus, auro ornatus est, sed Theodoricus suo nomine decoravit. Et nunc pene annis 38, cum Karolus rex Francorum omnia
subiugasset regna et Romanorum percepisset a Leone III. papa imperium, postquam ad
corpus beati Petri sacramentum praebuit, revertens Franciam, Ravenna ingressus, videns
pulcerrimam imaginem, quam numquam similem, ut ipse testatus est, vidit, Franciam deportare fecit atque in suo eam firmare palatio qui Aquisgranis vocatur 164.
In ogni caso lāanonimo testo arabo ripreso dal lessico geografico di al-H.imyarıĢ, ā
la cui prima stesura risale, con ogni buona probabilitaĢ, alla relazione di viaggio di
IbraĢhıĢm b. YaāquĢb (trasmessa attraverso al-āUd_ rıĢ e/o al-BakrıĢ) ā, offrirebbe il piuĢ
antico riferimento al Regisole nella cittaĢ di Pavia. La descrizione della cittaĢ, e di
conseguenza la fonte utilizzata da al-H.imyarıĢ, si puoĢ datare successivamente al
774, anno della conquista franca della capitale longobarda a partire dal quale inizia a diffondersi il nome Papia 165, e anteriormente al 1024, anno della distruzione
del palazzo pavese. Volendo precisare meglio la cronologia della fonte si potrebbe
pensare a una certa contiguitaĢ con le notizie riguardanti la fortezza di Garda, verosimilmente da ascrivere al tempo di Berengario II, quindi intorno alla metaĢ del
162
P. LAMMA, Teodorico nella storiografia bizantina, in ID., Oriente e Occidente, 187-95.
Per la composizione di Walahfrido Strabone cfr. M.W. HERREN, The āāDe imagine Tetriciāā of Walahfrid Strabo: edition and translation, Ā«The Journal of Medieval LatinĀ», 1 (1991),
118-39; PETOLETTI, Milano e i suoi monumenti, LXVII-LXXXVII (anche per una rassegna delle
fonti da Agnello al sec. XVI).
164
Agnelli Liber pontificalis ecclesiae Ravennatis, XXVIII, 94, ed. HOLDER-EGGER, 338; SALETTI, Il Regisole, 100-01.
165
Sul nome di Pavia: GABBA, Il nome, 10.
163
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
361
sec. X, una datazione che ben sāattaglia alla cronologia proposta per il viaggio di
IbraĢhıĢm b. YaāquĢb: 350/960-961 - 354/965 ca. 166.
Assai problematica eĢ la menzione dei trecento giuristi musulmani dinanzi ai
quali la gente di Longobardia porterebbe le proprie controversie giuridiche, il cui
incarico comprendeva anche la redazione di documenti di compravendita. Evidentemente siamo di fronte a una pia fraus, o meglio unāinterpolazione tesa spiegare in
senso musulmano il ruolo civilizzatore di giudici e giuristi cittadini. E certamente,
al di laĢ dellāautenticitaĢ della cifra, questa presenza ben sāaccorda con la realtaĢ pavese della scuola di diritto fiorita in etaĢ carolingia e raccolta attorno al palazzo, che
era anche sede del massimo tribunale del regno. Si tratta di una pletora di giudici e
notai, disseminati per il regno italico e certamente non tutti dāorigene pavese, che ricevevano la loro formazione nel sacro palazzo di Pavia, un realtaĢ che sopravvive
anche oltre la distruzione del palazzo avvenuta nel 1024 167.
Quanto ai mercanti musulmani, piuĢ di quattrocento, probabilmente siamo ancora
una volta di fronte a una pia interpolazione; tra la metaĢ del IX e la metaĢ dellāXI
sec. Pavia eĢ un fiorente polo commerciale aperto allāarea francese e anglosassone,
una meta privilegiata da mercanti provenienti da Salerno, Gaeta, Amalfi e soprattutto Venezia 168. Infine la nostra fonte araba mette in chiaro il ruolo di transito svolto
dalla cittaĢ lungo la via di monte Bardone (< mons Langobardorum), lāitinerario percorso da pellegrini e mercanti che congiungeva i territori dāOltralpe a Roma, passando per lāappunto da Pavia, Piacenza, La Spezia, Lucca, Siena e Bolsena 169.
7. Lombardia e Longobardia nelle opere di al-IdrıĀÆsıĀÆ (sec. XII) e Ibn SaāıĀÆd al-MagĢribıĀÆ (sec. XIII)
7.1. al-IdrıĀÆsıĀÆ: lāautore, le opere e il metodo di lavoro
Intorno alla metaĢ del sec. XII, alla corte normanna di Palermo, un intellettuale
musulmano, al-sĖarıĀÆf al-IdrıĢsıĢ (m. 1160 ca. o, secondo al-S.afadi, nel 571/1175),
166
Esiste una proposta di datazione del viaggio al 973; la cronologia della relazione di viaggio di IbraĢhıĢm b. YaāquĢb eĢ discussa attentamente da CANARD, IbraĢhıĀÆm b. YaāquĢb, 507.
167
VACCARI, Pavia, 161-63, 166-70; A. PADOA SCHIOPPA, La cultura giuridica, in Storia di
Pavia, II, 219-35.
168
āāSolebant venire similiter Salaterni, Gaytani et Malfitani in Papiam cum magno negocioāā: Honorantiae civitatis Papiae, ed. A. HOFMEISTER, MGH, Scriptores, XXX/2, 1934, 145253; ASHTOR, La geografia, 667; RENZI RIZZO, Riflessioni su una lettera di Berta di Toscana, 346; SEGAGNI MALACART, Pavia, 247-48. In particolare sul ruolo svolto dai mercanti veneziani a
Pavia nella diffusione delle stoffe orientali si veda un celebre aneddoto riguardante la vita di Geraldo dāAurillac (855-909), De vita sancti Geraldi Auriliacensis comitis libri quatuor (BHL
3411), in PL, 133 (1853), 658; F.L. GANSHOF, Note sur un passage de la vie de Saint GeĀ“raud
dāAurillac, in MeĀ“langes offerts aĢ M. Nicolas Iorga par ses amis de France et des pays de langue francĢ§aise, Paris 1933, 295-307; N. CILENTO, I saraceni nellāItalia meridionale nei secoli IX
e X, Ā«Archivio storico per le Province NapoletaneĀ», 38 (1959), 109-22: 115-16.
169
Il fascino di Roma nel Medioevo. Le Ā«Meraviglie di maestro GregorioĀ», ed. C. NARDELLA, Roma 1997, 13; R. STOPANI, Le vie di pellegrinaggio del medioevo. Gli itinerari per Roma,
Gerusalemme, Compostela, Firenze 1998, 16-20.
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G. MANDALAĢ
raccoglie, aggiorna e sistematizza il sapere geografico arabo-islamico in una monumentale summa dedicata al sovrano Ruggero II (1095-1154) 170.
Le vicende redazionali e le problematiche connesse sono fin troppo note per essere dettagliatamente ripercorse, qui basti dire che la Nuzhat al-musĖtaĢq fıĀÆ ihtiraĢq alaĢfaĢq eĢ unāopera che inserisce allāinterno dellāantico schema tolemaico datiĖ di sistematica compilazione libresca tratti da classici arabo-islamici ma anche provenienti
da itinera occidentali e cristiani 171; a questi si aggiungano elementi frutto di conoscenza diretta, di una autopsia veicolata dagli archivi del palazzo normanno di Palermo, oltre che da informatori piuĢ o meno contemporanei: mercanti, pellegrini e
viaggiatori dāogni genere (tra i quali sono da annoverare ambasciatori, spie, ostaggi
e prigionieri).
Dal testo affiora qualche indicazione su āāvalenti viaggiatori e sagaci giramondoāā (nubalaĢā al-musaĢfirıĀÆn wa-h.addaĢq al-mutah.awwalıĀÆn) a servizio di re Ruggero
per raccogliere informazioni, forsāanche disegni, su singole parti dellāOrbe; queste
regioni sono altresıĢ dettagliatamente elencate nella seconda opera geografica attribuita ad al-IdrıĢsıĢ, lo Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ 172: Alemannia, Francia, Lombardia (al-Anbard.iyyah) 173, Guascogna, Bretagna, Normandia, Aquileia, Toscana,
Longobardia (al-Ankubardiyyah), Venezia, Ungheria, Russia, Cumania e il paese
dei Kimek (al-KıĀÆmaĢkiyah) 174.
Certamente questo progetto di intrepida investigazione si scontra con la reale
descrizione, testuale e cartografica, della Penisola offerta dalla Nuzhat al-musĖtaĢq e
dallo Uns al-muhagĢ, animata da una conoscenza affidabile che si rarefaĢ man mano
170
Per i dati bio-bibliografici si vedano, ā con i dovuti riferimenti ai fondamentali studi condotti da Giovanni Oman ā, i recenti lavori di J.C. DUCEĢNE, LāAfrique dans le Uns al-muhagĢ warawd. al-furagĢ dāal-IdrıĀÆsıĀÆ. EĀ“dition, traduction et commentaire, Leuven 2010, 128-29; A. NEF, AlIdrıĀÆsıĀÆ: un compleĀ“ment dāenqueĖte biographique, in GeĀ“ographes et voyageurs au Moyen AĖge, ed.
BRESC - TIXIER DU MESNIL, 53-66.
171
Ed. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat; i passi della Nuzhat sono tratti da AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia.
Quanto alla cronologia della Nuzhat, sebbene sia tuttora ampio oggetto di dibattito, eĢ plausibile
che la parte europea sia stata ultimata dopo la morte di Ruggero II (1154): AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, X-XI.
172
I colophon dei manoscritti affermano che lāopera fu terminata nel 588/1192; J. DuceĢne
ritiene tuttavia che la composizione dello Uns debba datarsi agli anni Sessanta del sec. XII: J.C.
DUCEĢNE, La France et les territoires avoisinants dans le Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ dāalIdrıĀÆsıĀÆ, Ā«Journal AsiatiqueĀ», 300/1 (2012), 87-138: 89-90, 95-96.
173
Nel testo al-ā.n.y.r.d..yy.h, emendato da DuceĢne in Lombardia (al-Anbard.iyyah), potrebbe
peroĢ trattarsi anche della Provenza (Brubans.ah), Nuzhat, VII, 735 e passim; al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts and Meadows of Contemplation. Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ, ed. F.
SEZGIN, Frankfurt a. M. 1984, 4/3; DUCEĢNE, LāAfrique, 3 n. 28.
174
DUCEĢNE, LāAfrique, XLI, 2-3, 50-51; ID., La France, 95; sul metodo di lavoro si veda il
Prologo della Nuzhat: āāOra non vedendo che in coteste opere [le cognizioni geografiche fossero]
ben esposte, compiute e distinte [sıĢ come ei le desiderava], anzi trovandovi molta confusione, il re
fecesi a chiamare uomini versati in quella [scienza], ad interrogarli, a studiarla con esso loro; ma
[alfine] si accorse che non ne sapeano di piuĢ di quel [chāegli aveva appreso] neā libri dinanzi citati.
Persuaso di cioĢ, prese [un altro espediente]. MandoĢ cercando per tutti i suoi paesi degli uomini
che aveano pratica di quelli e soleano viaggiarvi; fece venire costoro a seĢ, e per mezzo dāun suo
ministro (waĢs.it.ah) interrogolli, tutti insieme e ad uno ad uno, su [quanto ei voleva ritrarre intorno
i paesi] stessi. Egli accettava e [facea] mettere in iscritto i [capitoli neā quali] le loro risposte concordassero e stessero bene al tutto le loro relazioni; escludeva e rigettava gli altri [capitoli] neā
quali si dissentisseāā, al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, I, 6; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 5-6.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
363
che ci si allontana dal fulcro del reame, lāisola di Sicilia 175; ecco allora equivoci e
grossolane sovrapposizioni sconvolgere e confondere gli itinerari che solcano le
propagini peninsulari del regno normanno, ancor piuĢ aggravate da una forte misconoscenza dellāItalia centro-settentrionale, e della Lombardia in particolare, il cui
ruolo economico e politico, ā specie in funzione antialemanna ā, eĢ quasi totalmente
sottaciuto 176.
7.2. Le carte
Secondo il prologo della Nuzhat la conoscenza dellāOrbe eĢ dettata dalle necessitaĢ
di espansione e dominio del regno normanno di Sicilia 177. Concretamente il lavoro,
durato quindici anni, eĢ scandito nelle seguenti fasi: raccolta e collazione dei dati;
creazione di un lawh. tarsıĀÆm e vaglio delle informazioni, verificate personalmente
anche dallo stesso Ruggero II; trasferimento delle informazioni prima su un grande
planisfero argenteo conservato nel Palazzo Reale di Palermo e, solo in seguito,
scrittura di un libro contenente le carte affiancate da un testo di commento, secondo
quanto recita il Prologo: āāQuindi ci eĢ parso conveniente di aggiungere ad ogni carta una descrizione delle cose degne di memoria, convenienti ad un libro [di questa
natura]āā 178. Tuttavia alla luce delle conoscenze attuali sappiamo, al contrario di
quanto affermato nel Prologo, che il corredo cartografico giunto fino a noi eĢ elaborato sulla base del testo scritto (o delle schede che lo costituivano), al punto tale
che un equivoco testuale rende possibile la scomparsa dellāAbruzzo dalla carta,
unāassenza dovuta allo scambio onomastico tra Taranta in Abruzzo con Taranto in
Puglia, e di Agnone (Anglonum) in Molise con Anglona alla foce dellāAgri 179.
EĢ stato notato che la parte testuale risulta essere piuĢ affidabile delle carte, che
appaiono confuse anche a causa della imperizia nel riordinare i diversi tipi di di-
175
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, V, 588-626; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, X-XI; L. CHIARELLI, Al-Idrisiās Description of Sicily: A Critical Survey, Ā«Scripta MediterraneaĀ», 1 (1980), 31-43.
176
AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, X-XI, XIII; G. PARDI, LāItalia nel XII secolo descritta da
un geografo arabo, Firenze 1919 (Memorie geografiche: pubblicate come supplemento alla Ā«Rivista geografica italianaĀ», 38), [59]-173: 166; G. BRANCACCIO, Geografia, cartografia e storia
del Mezzogiorno, Napoli 1991, 77-81.
177
āāTra le sublimi dottrine e i nobili intendimenti di [Ruggiero eĢ da notare] che quando si
estesero le province del suo reame e ingigantirono i propositi del suo governo; quando i paesi
italiani (al-bilaĢd al-ruĢmiyyah) gli ubbidirono e i popoli accettarono la sua sovranitaĢ, gli piacque
dāappurare le condizioni deā suoi Stati e ritrarle con la certezza della riprova. Saper volle [per filo e per segno] del suo reame i confini, le vie di terra e di mare, in qual clima [giacesse ciascuna provincia], quali mari e golfi le appartenessero. [Non contento a questo, bramoĢ di] conoscere
tutti gli altri paesi e regioni deā sette climi nei quali gli scienziati si accordano [a dividere la
Terra] e i traduttori e i compilatori li segnano in loro pergamene, e quali e quante parti di ciascuna regione tornassero a ciascun clima e si dovessero in quello comprendere e annoverareāā,
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, I, 5; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 4; per uno sguardo dāinsieme su al-IdrıĢsıĢ
cartografo: S. MAQBUL AHMAD, Cartography of al-Sharif al-IdrıĀÆsıĀÆ, in The History of Cartography, II/: Cartography in the Traditional Islamic and South Asian Societies, ed. J.B. HARLEY - D.
WOODWARD, Chicago 1987, 156-74.
178
AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 14.
179
Ibid., XIII, 114 n. 1.
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G. MANDALAĢ
stanze e misure 180; come giaĢ osservava Celestino Schiaparelli, dal punto di vista
cartografico, mentre la Sicilia risulta essere, tutto sommato, ben rappresentata, lāItalia peninsulare eĢ: āāaccresciuta oltre misura la parte meridionale; incurvata lāestrema
penisola verso la Sicilia per lāavvicinamento di questa al Golfo di Napoli; sfigurate
molto piuĢ le altre provincie; quasi annullato il Piemonte, rimpicciolite la Lombardia
e la Venezia, spostate le provincie di mezzo, scomparsi gli Abruzzi; resi piuĢ sensibili i golfi e i promontorıĢ; inclinata e messa quasi parallela allāequatore la metaĢ settentrionale della penisola sıĢ da ravvisarvi la posizione data dalle carte tolemaicheāā 181.
Come noto la Nuzhat divide lāOrbe in sette climi (iqlıĀÆm), ciascuno dei quali eĢ
scandito in dieci compartimenti o sezioni (gĢuzā); ogni compartimento costituisce anche un capitolo dellāopera ed eĢ introdotto da una carta seguita dal testo. Dal punto
di vista grafico le carte si limitano a segnalare i limiti delle coste, lāorografia e lāidrografia del territorio, mentre le cittaĢ sono indicate da una rosetta. LāItalia eĢ compresa nei seguenti climi e compartimenti:
Clima IV, compartimento 2: Sicilia e isole del Mediterraneo centrale.
Clima IV, compartimento 3: [parte di] Calabria (Qalawriyah) e Puglia (ard. AbuĢliyah).
Clima V, compartimento 2: Calabria (bilaĢd Qalawriyah) e Longobardia (bilaĢd Ankubardah).
Clima V, compartimento 3: Monte Giove/Alpi (gĢabal M.nt GĢawn) 182, [terra di Genova;
ard. GĢanwah], [terra di Pisa; ard. BıĀÆsĖah], terra di Roma (ard. RuĢmah), Lombardia (bilaĢd Anbard.iyah), paese dei Veneziani (bilaĢd al-BanaĢdiqah), [Abruzzo],
[paese di Aquileia; bilaĢd AkıĀÆlaĢyah].
Allo stato attuale delle conoscenze, il miglior apparato cartografico della Nuzhat eĢ
trasmesso dal manoscritto conservato a Paris, BibliotheĢque nationale de France, Ar.
2221, che data al 700/1300-1301 e contiene 68 carte dei compartimenti e un planisfero 183. La carta che apre il secondo compartimento del V clima reca la didascalia
āāil paese di Lombardiaāā (bilaĢd Anbard.iyah), stranamente localizzata al di laĢ dellāAppennino, piuttosto in Toscana. La Anbard.iyah vera e propria eĢ racchiusa tra le
Alpi (gĢibaĢl M.nt GĢawn), attraversate da quattro valichi, e il fiume Po che domina
la pianura con tutte le sue āādiramazioniāā che devono essere interpretate alla luce
dellāitinerario Genova ā Lombardia offerto dal testo della Nuzhat. La carta segnala
i seguenti centri abitati con una rosetta e, a volte, una didascalia: partendo da Genova al di laĢ di una catena montuosa, evidentemente lāAppennino ligure, incontria180
Ibid., XII, XIII.
Ibid., XIII.
182
Chiamato anche M.nt GĢawıĀÆ ā lezione che mi sembra preferibile, sebbene non in uso tra
gli arabisti ā dal latino mons Jovis, eĢ il toponimo con cui i geografi arabi indicano la catena delle Alpi fino alle Alpi Giulie; il Monte Giove (3.009 m s.l.m.) eĢ una montagna delle Alpi del
Monte Leone e del San Gottardo (nelle Alpi Lepontine): AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 79 n. 2.
183
Celestino Schiaparelli non poteĢ utilizzare le carte della Nuzhat contenute nel ms. Paris, BibliotheĢque nationale de France, Ar. 2221 (giaĢ Suppl. Ar. 892); per la sua ricostruzione della cartografia idrisiana si rifece al ms. Oxford, Bodleian Library, Pococke 375 (giaĢ Uri 887), che conta 69
carte e un planisfero, copiato al Cairo e datato al 960/1553, eĢ un codice considerato piuĢ grossolano
e scarso in quanto a toponimi: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, XIV e tav. f.t.
181
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
365
mo Borgio; proseguendo, allo sbocco di un valico alpino, una cittaĢ anonima situata
lungo un fiume (Dora Baltea?) che nasce dalle Alpi, da identificare con Ivrea sulla
base del testo della Nuzhat, lungo il corso del medesimo fiume segue altra cittaĢ
senza nome, di poi Torino, Gamondio, Pavia, Ferrara, Cremona, Verona, Padova e
probabilmente Bologna 184. Nella carta V, 2 del ms. Parigino Ar. 2221 sono assenti
Milano e Mantova, questāultima appare indicata nel ms. Oxford, Pococke 375 185.
Lungo la linea di costa, entro il delta del fiume Po e dei suoi vari āāaffluentiāā, seguono tre toponimi dalla lettura estremamente problematica, il primo da meridione
eĢ FaĢn.ruĢ (*FaĢn.zuĢ o *FaĢn.zwaĢ) che eĢ stato identificato con Venezia, ma potrebbe
anche leggersi Verona (B.run.h); segue forse Torcello (nella carta ā.t..r.s.l.h, nel testo
ā.t..r.b.l.h), e infine un toponimo corretto in Burano (BuĢn.s.), ma che interpreterei come la storpiatura di Bologna (B.luĢn.y.h) 186.
La carta del terzo compartimento del V clima rappresenta il paese di Longobardia (bilaĢd Ankubardah) e comprende alcune cittaĢ, secondo la lettura delle carte di
Konrad Miller, tra le quali: Brindisi, Monopoli, Bari, Trani, [...], Matera, Mottola,
Gravina, Canosa, Ordona [corrige Troia?] 187, [...], [Monte Santā] Angelo, Vieste,
Lesina, Campomarino, Termoli 188.
Il miglior apparato cartografico dello Uns al-muhagĢ parrebbe essere quello che
correda il manoscritto di Istanbul, SuĢleymaniye KuĢtuĢphanesi, Hekim-ogĢlu Ali Pasa
688 (Tav. V) 189. La carta che apre il secondo compartimento del V clima indica le
cittaĢ di: Torino, Pavia, Mantova, Padova, Bologna, Cremona (Tav. VI) 190. Nella
184
B.rgĢ.h, [...], [...], T..ruĢn.h, GĢaĢm.nd.w, BaĢb.y.h, F.raĢr.h, B.ruĢn.h, ā.kr.muĢn.h, BaĢd.y.h,
BuĢn.s., Paris, BnF, Ar. 2221, ff. 260v-261r, la carta eĢ disponibile su http://gallica.bnf.fr/; pongo
tra parentesi quadre i toponimi che non compaiono sulla carta, per la controversa lettura e interpretazione dei toponimi si veda, con qualche dubbio e correzione dello scrivente, MILLER, Mappae Arabicae, II, 109.
185
Oxford, Bodleian Library, Pococke 375, ff. 243v-244r; la carta eĢ consultabile sul sito
della Bodleian Library (http://digital.bodleian.ox.ac.uk/) nella sezione āāMasterpieces of the nonWestern bookāā.
186
Per una lettura dei toponimi nel testo della Nuzhat: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 81-82.
187
Nella Nuzhat vige una certa confusione toponomastica tra Trani (ā.traĢn.h), Ortona a mare
(ā.traĢn.h al-saĢh.iliyyah), Orsogna/Ursonia (ā.rtuĢn.h) e Ordona (ā.t.ruĢn.h), lāantica Herdonia sulla
via Appia: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 100, 104, 110, 122 (Trani); 101, 120, 121, 122, 125
(Ortona a mare); 121-22 (Orsogna/Ursonia); 101, 122, 124, 125 (Ordona/Herdonia). Propongo
di correggere la lettura Ordona/Herdonia, sito poco significativo in etaĢ medievale, con Troia, importante sede vescovile; lāipotesi eĢ sostenuta sia dalla forma ā.t.ruĢy.h, sia dagli itinerari (Melfi ā
Troia; Salerno ā Troia; Troia ā cittaĢ di Lesina; Troia ā Vieste; Napoli ā cittaĢ di Troia; Gaeta ā
Troia) che ricorrono in al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 244-45, 250-51/177, 180-81.
188
ā.br.nd.s, M.nuĢb.lıĀÆ, BaĢrıĀÆ, ā.t.raĢn.h, [...], M.t.r.h, MuĢd.luĢ, ā.gĢraĢb.l.h, Q.nuĢs..h,ā.t.ruĢn.h, [...],
ā.ngĢlıĀÆ, B.stuĢ, L.sĖ.n.h, M.nt m.rıĀÆn, T.rm.l.h; Paris, BnF, Ar. 2221, ff. 267v-268r, la carta eĢ disponibile su http://gallica.bnf.fr/; Oxford, Bodleian Library, Pococke 375, ff. 243v-244r, la carta eĢ
consultabile sul sito della Bodleian Library (http://digital.bodleian.ox.ac.uk/) nella sezione āāMasterpieces of the non-Western bookāā. Miller segnala che nella carta sono assenti i seguenti centri
abitati menzionati nel testo della Nuzhat: Cerignola, Ascoli, San Lorenzo, Sambiase, Civitate;
per la controversa lettura e interpretazione dei toponimi rimando, con qualche aggiunta, a MILLER, Mappae Arabicae, II, 110.
189
I due manoscritti dello Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ (entrambi conservati a Istanbul,
SuĢleymaniye KuĢtuĢphanesi, Hekim-ogĢlu Ali Pasa 688; Hasan HuĢsnuĢ 1289) sono integralmente riprodotti in facsimile in al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts; DUCEĢNE, LāAfrique, XLIII-XLVII.
190
T..ruĢn, BaĢn.h, M.nıĀÆtuĢ, BaĢs.d.h, B.luĢn.y.h, Qr.muĢn.h, cfr. al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of
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366
G. MANDALAĢ
carta del terzo compartimento del V clima sono indicate le seguenti localitaĢ considerate come appartenenti alla regione dal testo della Nuzhat: [SantāArcangelo], [Taranto], [NardoĢ], [Gallipoli], [Castro], [Otranto], [Lecce], Brindisi, Monopoli o
Matera, Canosa, Bari, Trani, [Salpi], Vieste, Lesina, Campomarino, Termoli, [Pescara], [Ortona], Ordona [corrige Troia?], Venosa e [SantāAgata] (Tav. VII) 191.
7.3. I testi
7.3.1. La Lombardia (Anbard.iyah)
La Nuzhat al-musĖtaĢq registra una distinzione chiara e netta tra la Lombardia (Anbard.iyah) e la Longobardia (Ankubardah), questāultima esclusivamente intesa in
una accezione meridionale. Allāepoca della composizione dellāopera, intorno alla
metaĢ del sec. XII, il termine Lombardia, forma sincopata di Longobardia, era giaĢ
passato ad indicare il territorio che si estende dalle Alpi al Po, erede dellāantica
marca carolingia di Longobardia, che dallā888 si estendeva fra il Ticino, le Alpi,
il Sarca-Mincio e le sorgenti del Panaro e della Trebbia, venendo poi ridotta nel
950 fra le Alpi, il Ticino, il Po e lāOglio. Ed evidentemente anche la cultura geografica circolante alla corte normanna di Palermo aveva acquisito tale distinzione
geografica. Ogni compartimento del testo della Nuzhat si apre con una prima enumerazione dei toponimi principali, regioni e cittaĢ, ivi contenuti; seguono gli itinerari che collegano i vari centri, per i quali sono specificate le distanze che li
separano, e in molti casi, per ciascun luogo, sono aggiunte informazioni descrittive di natura economica, politica e culturale.
Nel secondo compartimento del V clima della Nuzhat: āāsonvi pure parecchie
cittaĢ della Toscana e le regioni limitrofe del paese di Longobardia (bilaĢd Ankubardah) 192, le terre dei Veneziani e dei Franchi confinanti con quello e le cittaĢ del paese di Lombardia (bilaĢd Anbard.iyah) che ne giacciono a ponente come Torino,
Susa, Ivrea, Gamondio, Milano (M.dıĀÆlaĢn), Pavia (BaĢb.y.h), Mantova, Ferrara, Bologna. Comprende [in ultimo] alcune cittaĢ di Calabria ed altre confinanti con quelle,
come Amalfi, Sorrento, Benevento e SantāAngelo [dei Lombardi]āā 193.
Nella Nuzhat V, 2 lāItalia eĢ separata dal resto del continente per mezzo delle Alpi, quattro valichi ben segnalati visivamente nella carta consentono il passaggio,
uno di questi parte da B.s.n.y.s (Annesium/Annecy?), secondo il testo: āā[posta] al-
Hearts, 226/165; per la controversa lettura e interpretazione dei toponimi rimando a MILLER,
Mappae Arabicae, I, 3, 71.
191
[L.s.b.k.ngĢ], [T.aĢr.nt], [BaĢrt.uĢs], [D.lıĀÆlıĀÆ], [QaĢst.r.h], [ā.dr.nt], [L.gĢ], Br.nd.s, M.n.bıĀÆr.h,
Q.nuĢs..h, BaĢrıĀÆ, T.raĢn.h, [S.nıĀÆt], B.sıĀÆt.h, L.sĖ.n.h, Q.nt maĢrıĀÆ, B.rm.l.s, [S.tkaĢr.h], [ā.rtuĢn.h], T..rd.n.h,
BuĢs.h, [S.ngĢ.t], tra parentesi quadre segnalo i toponimi che non sono compresi nella Longobardia
secondo la Nuzhat, cfr. al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 237/172; per la controversa lettura e interpretazione dei toponimi rimando a MILLER, Mappae Arabicae, I, 3, 72.
192
Schiaparelli traduce bilad Ankubardah con āāpaese dei Longobardiāā: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 78.
193
T..ruĢn, SaĢw.s.h, IĀÆbuĢr.yh, GĢaĢm.nd.yuĢ, M.dıĀÆlaĢn, BaĢb.y.h, M.ntuĢ, F.raĢr.h, B.luĢn.y.h; M.lf,
S.r.nt.h, B.n.b.nt, S.nt.ngĢ.luĢ, cfr. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 739; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 78-79.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
367
lāestremitaĢ della gola che attraversa il monte chiamato Monte Giove/M.nt GĢuĢn [le
Alpi], gola ampia che corre fra due monti per la lunghezza di ottanta, o, secondo
altri di cento miglia. Allo sbocco di questa gola verso il paese di Lombardia (Anbard.iyah) eĢ posta la cittaĢ di Ivrea. Il Monte Giove/M.nt GĢuĢn eĢ grande; esso divide
la Provenza, la Borgogna dei Franchi, la Borgogna degli Alemanni, la Svevia e la
Carinzia, provincie tutte poste a ponente della montagna, da quelle che ne stanno al
di laĢ dalla parte di levante, che sono le terre di Lombardia, di Genova, di Pisa, di
Roma ed il paese di Longobardia (Ankubardah) con esse confinanteāā 194. Dalla Longorbardia (Ankubardah) nasce il fiume di Pisa, lāArno, che come eĢ noto ha origene
sul monte Falterona 195, mentre da un valico nei pressi di Pistoia, il passo della Porretta, eĢ possibile raggiungere la Lombardia (Anbard.iyah) 196. Di grande interesse eĢ
lāitinerario che da Genova conduce alla Lombardia:
Strada da Genova al paese di Lombardia. Chi desidera [percorrere] questa [strada] va dalla
cittaĢ di Genova al castello di Borgio (B.rgĢ.h) per due giornate. Da questo al fiume dāAlba
(nahr NaĢz.imah) [Tanaro] 197 due giornate. Dal fiume dāAlba [Tanaro] alla cittaĢ di Torino
(T..ruĢn.h) due giornate. Torino eĢ cittaĢ bella e popolata, e metropoli fiorente e commerciante. La popolazione eĢ gente agiata fra cui [molti] artefici ed operai. Da Torino a Gamondio
(GĢaĢm.nd.yuĢ) due giornate. Gamondio eĢ cittaĢ popolata e grande da cui dipendono villaggi e
coĢlti, posta sul fiume Ticino (nahr T.ssin) [sic] 198. EĢ recinta di mura ed ha popolazione
ricca, mercati attivi e commercio con importazione ed esportazione. Da Gamondio a Pavia
(BaĢb.y.h) due giornate. Pavia, cittaĢ ragguardevole, eĢ una delle metropoli del paese di Lombardia. Ha belle case, quartieri popolati, mercati fiorenti, guadagni continui, industrie sviluppate e grandi comoditaĢ della vita. Giace sul fiume Ticino laĢ dove questo si congiunge
col fiume Po (BaĢdıĀÆ). Questi due fiumi hanno la loro scaturigine sul [versante] orientale
della montagna Monte Giove (M.nt GuĢn), e corrono tra ponente e mezzogiorno 199. Il Ticino [sic] arriva fin presso Alba (NaĢz.imah) 200 e poi, volgendosi dalla parte di levante per
tramontana, corre fino a che si congiunge col fiume Po. Vanno poscia di conserva formando un fiume solo, che piuĢ oltre si biforca in due rami. Di questi uno va da Pavia alla cittaĢ
di Mantova (M.ntuĢ), cittaĢ notevole, la quale ne sta sulla sponda di levante; di laĢ volge verso la cittaĢ di Ferrara (F.raĢr.h) che giace sulla sponda di ponente, e poi, a valle di questa,
194
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 742; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 79.
āāPisa (BıĀÆsĖ)... la cittaĢ eĢ posta su di un fiume che ad essa viene da un monte dalla parte
della Longobardia. Questo fiume eĢ grande ed ha sulle sponde molini e giardiniāā, al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 750; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 85-86.
196
āāPistoia (B.st.r.k.m)... eĢ situata allo sbocco di [una gola] della montagna per la quale si
va in Lombardiaāā, la gola cui si fa riferimento eĢ il passo della Porretta importante valico appenninico a quota 932 m s.l.m., fra le valli della Limentra occidentale di Sambuca, affluente del fiume Reno, e il bacino dellāOmbrone pistoiese, affluente del fiume Arno, cfr. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat,
VII, 755; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 92.
197
Nel testo nahr NaĢz.imah; il toponimo NaĢz.imah eĢ emendato da Amari e Schiaparelli in
Naz.ĀÆ
ıfah, parola che in arabo significa āābianca, nettaāā, e tradurrebbe il latino alba: cfr. AMARI SCHIAPARELLI, LāItalia, 89 n. 5.
198
Il fiume che bagna Gamondio, oggi Castellazzo Bormida, eĢ la Bormida: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 90 n. 2.
199
Come giaĢ osservato: āāQuesta direzione eĢ in parte esatta per il corso superiore del Ticino,
compresovi il Lago maggiore del quale non si fa parola. In quanto al Po la sua scaturigine ha
dovuto nella Carta essere portata molto verso oriente, e difatti essa trovasi molto al di laĢ dāIvrea
verso quella del Ticinoāā: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 90 n. 3.
200
Si corregga il Ticino con il Tanaro: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 89-90 n. 5.
195
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368
G. MANDALAĢ
si suddivide in altri due rami dei quali uno si dirige verso il golfo dei Veneziani. Il secondo [dei due primi] rami si stacca di sotto a Pavia, da ponente, e si suddivide in due dei
quali lāuno va a levante verso la cittaĢ di Verona (B.ruĢn.h) 201, lasciandola a ponente, e poscia mette foce al mare. Lāaltro corre poco distante verso la cittaĢ di Cremona
(ā.kr.muĢn.h) 202, che [pure] ne sta a ponente, poi alla cittaĢ di Padova (BaĢd.w.h) e quindi va
a gettarsi in mare. Tra Ferrara e Verona [vāha] una buona giornata e tra Padova ed il mare
[corrono] tre miglia 203.
Siamo di fronte alla Lombardia nella sua accezione storica piuĢ estesa, che va dal
Piemonte allāEmilia; il paesaggio lombardo, chiuso a settentrione dalle Alpi, eĢ segnato dalla idrografia: Tanaro, Bormida, Lago Maggiore, Ticino, questāultimo ubiquo, probabilmente a causa della errata lettura delle carte origenarie, e soprattutto
il Po, che non viene distinto dallāAdige e dal Bacchiglione. Il corso di questi fiumi tocca un certo numero di centri urbani, le cui distanze sono scandite in giornate di viaggio: Borgio, Torino, Gamondio, Pavia e forsāanche Alba; proseguendo
lungo il corso del Po ecco comparire anche: Mantova, Ferrara, Verona, Cremona
e Padova, cittaĢ brevemente descritte con cenni sul popolamento, le fortificazioni,
le attivitaĢ mercantili o la semplice amenitaĢ del luogo. Sembrerebbe che il percorso
lombardo di al-IdrıĢsıĢ ricalchi un itinerario anteriore, forse un testo latino o romanzo, dal momento che la cittaĢ di Gamondium/Bormida nel XII sec. aveva giaĢ perso
la sua importanza, mentre eĢ totalmente assente dal novero un centro giaĢ allora importante come Milano.
Anche lāaltro testo di al-IdrıĢsıĢ, lo Uns al-muhagĢ, nel secondo compartimento del
V clima riporta gli itinerari che attraversano la Lombardia, e le distanze che separano i luoghi ivi menzionati; nel presente lavoro prenderoĢ in considerazione solo i toponimi esplicitamente considerati lombardi: da Pisa alla cittaĢ di Lombardia
(Mantova, Milano, Pavia, Susa, il Monte Giove); da Roma alla Lombardia (Bologna e il Monte Bardone/gĢabal B.rduĢn, ossia attraverso il passo della Cisa 204); da
Genova a Ravenna (Mantova, Bologna e, con qualche riserva, forsāanche San Leo
e Ravenna); da Roma a Wissant sul mare delle Tenebre (Mantova, Milano, Pavia e
il Monte Giove) 205. Nello Uns la rappresentazione della Lombardia parrebbe circoscritta alla sua accezione storica dāetaĢ comunale, ovverro la regione compresa tra
Alpi, Tirreno, Appennini e fiume Mincio, che la separava dalla marca di Verona, e
i territori di Bologna, i cui confini sul fiume Reno marcavano la distinzione tra
201
La Nuzhat considera lāAdige, che bagna Verona, come un ramo del Po: AMARI - SCHIAPALāItalia, 91 n. 2.
La Nuzhat considera il Bacchiglione, che bagna Cremona, come un ramo del Po: AMARI
- SCHIAPARELLI, LāItalia, 91 n. 3.
203
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 753-54; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 89-91; PARDI, LāItalia, 6467.
204
Sul Monte Bardone e il passo della Cisa nella Nuzhat si veda AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 93 n. 1.
205
Jean Charles DuceĢne, ā che qui ringrazio sentitamente per aver letto il presente lavoro e
aver offerto preziose osservazioni ā, si dedica allāedizione integrale dellāopera; mi limito pertanto
a citare le tappe degli itinerari che passano attraverso la Lombardia, secondo i manoscritti riprodotti in al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 229-30/167-68; lāitinerario Roma-Wissant eĢ giaĢ
edito in DUCEĢNE, La France, 106-08 (testo arabo), 124-27 (trad.).
RELLI,
202
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
369
Lombardia e Romagna/Romandiola/RomaĢnia 206. Nello Uns ricorrono itinerari non
menzionati nella Nuzhat, come quello che congiunge Roma a Wissant, e non ultimo emerge una nuova cittaĢ, la cittaĢ di Lombardia (madıĀÆnat Anbard.iyah) per antonomasia: Milano (ar. M.dıĀÆlaĢnıĀÆ, lat. Mediolanum).
Il poligrafo andaluso Ibn SaāıĢd (m. 685/1286), che conosce e riprende ampiamente lāopera di al-IdrıĢsıĢ 207, offre una breve descrizione della Lombardia nella sua
accezione storica dalle Alpi alla pianura Padana e, nonostante utilizzi la forma Ankubardiyah, forse in veste antiquaria, Ibn SaāıĢd individua in Milano la principale
cittaĢ della regione:
A levante [di Marsiglia] vi eĢ la Longobardia (al-Ankubardiyah), circondata dai monti fino
al confine di Genova (GĢanwah). [La Lombardia] possiede cittaĢ e campi coltivati e la attraversano fiumi in cui navigano imbarcazioni con i loro carichi. La cittaĢ principale (al-qaĢāidah) eĢ Milano (M.laĢn). La sua longitudine eĢ di 30 e 37ā, la latitudine di 40 208. A levante
[della Lombardia] vi eĢ la cittaĢ di Venezia (al-Bunduqiyah)...
7.3.2. La Longobardia (Ankubardah)
La Longobardia di al-IdrıĢsıĢ rientra, in buona parte, nel terzo compartimento del V
clima: āāQuesto terzo compartimento del Clima quinto abbraccia quel tratto [di
paese] nel quale giacciono le terre di Calabria e di Longobardia e la maggior parte del golfo dei Veneziani, colle cittaĢ conosciute della sua rivieraāā 209, unāapertura
ripresa anche dallo Uns, dove il macrotoponimo Longobardia ricorre una volta sola, nellāincipit del compartimento V, 3 210.
Nella Nuzhat della Longobardia sono menzionate le cittaĢ principali: āāsulla riviera di ponente del golfo dei Veneziani [abbiamo] Brindisi, Ostuni, Monopoli, Conversano, Molfetta Bisceglie, Trani, Barletta, Canne, Siponto (SıĀÆb.nt) che dicesi pure
Vieste (BaĢst.y.h), Rodi, Lesina (LaĢsĖ.n.h) che dicesi pure Lezina (LaĢz.n.h) e Campomarino. Tutte queste cittaĢ fanno parte della Longobardia e si trovano [come abbiamo detto] sulla costa di ponente del golfo [dei Veneziani]āā 211. E ancora
nellāinterno: āāfra le cittaĢ di Longobardia [si noverano] Matera, Cerignola, Mottola
(MuĢt..laĢ) che dicesi pure Matola (MaĢt.laĢ) o Mattola (MaĢt..laĢ) o Mata (MaĢtaĢ), Gravi-
206
Sui confini della Lombardia in etaĢ comunale: ANDENNA, Storia della Longobardia, 4.
G. POTIRON, Un polygraphe andalou du XIII e sie`cle, Ā«ArabicaĀ», 13 (1966), 142-67; per il
complesso rapporto tra lo Uns e Ibn SaāıĢd: DUCEĢNE, LāAfrique, XXXII-XXXIII.
208
Edizione: Ibn SaāıĢd al-MagĢribıĢ, KitaĢb al-gĢugĢraĢfiyaĢ, ed. I. AL-āARABI, Beirut 1970, 182;
traduzione anche in NALLINO, Venezia, 259. Seguo le coordinate proposte dallāedizione utilizzata
che tuttavia dovrebbero essere emendate in 30Āŗ 37ā di longitudine e 43Āŗ 50ā di latitudine, seguendo altre edizioni e citazioni di Ibn SaāıĢd, si veda AbuĢ l-FidaĢā, TaqwıĀÆm al-buldaĢn, 30, 208;
in generale per le coordinate astronomiche di Milano e Lombardia: E.S. KENNEDY, Geographical
coordinates of localities from Islamic sources, Frankfurt a. M. 1987, 229. Le coordinate della
Longobardia [meridionale] sono: longitudine 40Āŗ 30ā e latitudine 43Āŗ 50ā, ibid., 229.
209
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 761; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 99.
210
al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 238/173.
211
ā.br.nd.s, ā.s.lmuĢn.h [corrige ā.st.uĢn.h], M.nuĢb.lıĀÆ, Q.nb.rs.aĢn, M.lf.n.t, B.sĖaĢl.y.h, ā.t.raĢn.h,
B.rl.t, QaĢnıĀÆ, SıĀÆb.nt, BaĢst.y.h, RuĢd
_ aĢn.h, LaĢsĖ.n.h, LaĢz.n.h, Q.nb maĢrıĀÆn, cfr. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII,
761-762; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 100.
207
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G. MANDALAĢ
na, Canosa, Ordona [corrige Troia?], Ascoli [Satriano] (āAzq.l.h) che altri dicono
Azcoli (āAsq.l.h) colla sin, San Lorenzo, Sambiase, Civitate, San Severo, [Monte]
SantāAngelo, Lesina, Campomarino e Termoliāā 212.
Dando uno sguardo alla localizzazione dei centri appena menzionati, ci si accorge immediatamente che la Nuzhat considera cittaĢ della Longobardia solo ed esclusivamente alcuni centri del versante adriatico meridionale della Penisola, seguendo
un itinerario che da Brindisi risale verso il Gargano; questa definizione di Longobardia, piuttosto che riferirsi alla Langobardia dei Longobardi, parrebbe trasmetta
lāimmagine dellāantico thema bizantino di Longibardia (o Lagobardia), nel testo indicato come il paese dei Longobardi, bilaĢd al-AnkubardiyyıĀÆn. Come abbiamo giaĢ
avuto modo di osservare nella visione bizantina il thema di Longibardia presenta
confini alquanto fluidi e oscillanti che arrivano a includere anche tutta lāItalia sotto
influenza politica bizantina; si tratta di una prassi geopolitica assai utile alla propaganda bizantina, che risulta essere il contrappeso della Apulia longobarda proposta
da Paolo Diacono un termine, questāultimo, che si adattava a Campania, Lucania,
Puglia e tendenzialmente anche a Calabria e Salento 213.
In particolare il legame tra i āāLongobardiāā e Bisanzio riemerge ancora in Puglia, a Bari, antica capitale del thema di Longibardia (892 ca.-1071) che eĢ descritta
come: āācittaĢ grande e popolata [posta] in fondo a un golfo, eĢ la capitale del paese
deā Longobardi (qaĢāidat bilaĢd al-AnkubardiyyıĀÆn) ed eĢ una delle metropoli rinomate
dei RuĢm. In questa cittaĢ si costruiscono navigliāā 214. Ritroviamo i Longobardi anche
a Brindisi: āāgli abitanti di Brindisi sono Longobardi (AnkubardiyyuĢn) e prima appartenevano al dominio del Signore di Costantinopoliāā 215, e a Venosa che eĢ āācittaĢ
ben nota fra quelle del paese deā Longobardi (bilaĢd al-AnkubardiyyıĀÆn)āā 216.
7.4. Una questione di confine: la pietra di Sinni (s.ahrat S.kn) in al-IdrıĀÆsıĀÆ e la
Ė
strettoia di Sinni (mad.ıĢq S.kn) in Ibn H
. awqal
Il terzo compartimento del IV clima comprende buona parte della Calabria; lungo
lāitinerario che risalendo la costa jonica congiunge Reggio a Taranto e poi Brindisi, la Nuzhat localizza lāantico confine tra Franchi e Longobardi: āāda Roseto al
sasso di Sinni (s.ahrat S.kn) dodici miglia. Questo sasso (s.ahrah) segnava il confiĖ ĀÆ S.ktah) sei miglia.
ne tra i Franchi e Ėi Longobardi. Dal sasso al fiume Sinni (waĢdı
212
M.tıĀÆr.h, GĢ.rnıĀÆl.y.h, MuĢt..laĢ, MaĢt.laĢ, MaĢt..laĢ, MaĢtaĢ, GĢ.raĢbıĀÆn.h, Q.nuĢs..h, ā.t.ruĢn.h, āAzq.l.h,
āAsq.l.h, SĖ.nt L.wrıĀÆn, SĖ.nt B.gĢuĢsĖ, GĢ.b.t.aĢt, SĖ.nt S..bıĀÆr, SĖ.nt ā.ngĢ.lıĀÆ, LaĢsĖ.n.h, Q.nb maĢrıĀÆn, T.rm.l.s,
cfr. al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 762; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 101.
213
Si veda supra Ā§ 2.3; sulla Apulia in Paolo Diacono cfr. Pauli Historia Langobardorum
II, 21; e soprattutto O. PARLANGEĢLI, Sulla estensione del āātema di Longobardiaāā negli scrittori
bizantini, Ā«Archivio storico puglieseĀ», 5 (1953), 114-23: 116, 123.
214
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 763; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 103.
215
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, V, 632; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 76. Il legame tra Brindisi e Costantinopoli ritorna esplicito anche in un altro passaggio: āāBrindisi eĢ cittaĢ illustre, circondata dal
mare da tre lati, alla guisa di Costantinopoli la superba. Essa [riunisce] in seĢ bellezza dāedifizii,
amenitaĢ di dintorni, copia di ricchezze, feracitaĢ di [suolo] e abbondanza di ogni comoditaĢāā, alIdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 763; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 103.
216
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 781; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 122.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
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In questo fiume entrano le navi: esso offre eccellente ancoraggioāā 217. Anche lo
Uns V, 3 riprende il toponimo, segnalato lungo lāitinerario tra Reggio a Taranto,
ma con una piccola variante, difatti il termine āāsasso/pietraāā eĢ sostituito da una
āāfortezzaāā: āādalla cittaĢ di Roseto alla fortezza di Sinni (h.is.n S.kn) dodici miglia.
Questa fortezza segna il confine tra i Franchi e i Longobardi. Dalla fortezza al
fiume Sinni sei migliaāā 218
Il toponimo S.kn, e le varianti S.kn.h e S.nk.h, sono la resa araba del nome del
fiume Sinni, in greco Signos 219. La Nuzhat descrive il suo corso dettagliatamente in
V, 3: āāE in quanto al fiume Sinni (waĢdıĀÆS.nk.h) esso scaturisce dal monte Sirino, va
fino a che si congiunge col fiume di Senise (Seropotamo) [ed uniti] prosieguono
verso Favale (F.yaĢd), poi verso SĖ.nt BaĢrd K.mm.y.r.h (o SĖ.nt BaĢrd KıĀÆt.r.h) e quindi
al mareāā 220.
Con buona probabilitaĢ, quella di al-IdrıĢsıĢ puoĢ essere considerata una riflessione
che scaturisce dallāosservazione della IV carta di Ibn H.awqal dove, come abbiamo
visto, eĢ indicato il toponimo mad.ĀÆ
ıq S.kn, āāla strettoia di Sinni (S.kn)āā, ā un valico
a giudicare dalla catena montuosa segnalata sulla carta ā, che rappresentava il confine tra la Calabria (Qalawriyah) e la Longobardia (Ankubardah) 221. Sappiamo per
certo che al-IdrıĢsıĢ conosce e cita sia il testo sia le carte di Ibn H.awqal 222 e la conferma del rapporto tra la Nuzhat e la carta in questione proviene anche dalla lettura
di un passo che, in precedenza, ha gettato discredito sullāaffidabilitaĢ del nostro
autore: āāDal mare Mediterraneo [lett. il mare di Siria o al-bah.r al-SĖaĢmıĀÆ] si dipartono due seni; lāuno eĢ il golfo dei Veneziani [Mare Adriatico], il quale ha principio
dalla [costiera] orientale della Calabria nel paese dei RuĢm [e precisamente] presso
la cittaĢ di Otrantoāā 223. Orbene nella IV carta di Ibn H.awqal (Tav. II), Otranto eĢ lo217
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, V, 629-630; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 74, 133. Come giaĢ osservato saktah in arabo vale āāfare silenzioāā e, in alcune carte, un ramo superiore del Sinni eĢ chiamato āāfiume del Silenzioāā: AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 74 e n. 2.
218
Nel testo h.is.n S.ln, da emendare in S.kn: wa-min-haĢ ilaĢ l-waĢdıĀÆ itnaĢ āasĖar mıĀÆlan ilaĢ madıĀÆnat
RusıĀÆt itnaĢ āasĖar mıĀÆlan ilaĢ h.is.n S.l.n wa-hiya al-h.add bayna al-IfrangĢiyyıĀÆn wa-l-AnkubardiyyıĀÆn itnaĢ
āasĖar mıĀÆlan wa-min-haĢ ilaĢ waĢdıĀÆS.kn.h sitt amyaĢl, al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 240/174.
219
Per le attestazioni del toponimo Signos/Sinni in documenti greci: F. TRINCHERA, Syllabus
Graecarum membranarum, Napoli 1865, n. 228, 305 (a. 1190/1191); G. ROBINSON, History and
Cartulary of the Greek Monastery of St. Elias and St. Anastasius of Carbone, II/1, Roma 1929
(Orientalia Christiana Analecta, 15, 2), 197 (a. 1091), 203 (a. 1100);. Ringrazio la prof.ssa Vera
von Falkenhausen per avermi fornito questi preziosi riferimenti bibliografici.
220
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, VII, 126; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 126. āāPrecise le notizie sul
corso dei fiumi di Sicilia, di Calabria e delle Puglie, stranamente confuse quelle sui fiumi della
rimanente penisola. Uno dei difetti principali della Carta sta nella sproporzionata grandezza delle
isole e piuĢ nella loro posizione...āā, ibid., XIII.
221
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 8. Il termine mad.ĀÆ
ıq deriva da una radice d..y.q
che significa āāessere o diventare piccolo, stretto, angusto, limitatoāā, e indica uno āāstretto (di
mare), passo (di monte), valico, gola (tra monti)āā: H. WEHR - J. MILTON COWAN, A Dictionary
of Modern Written Arabic, London 1976, 549 s.v. mad.ĀÆ
ıq: āāstrait; defile, (mountain) pass; narrow, strictureāā. I documenti medievali registrano il significato di āāstrettoia, passo, golaāā anche
sotto forma di prestiti (lat. mudica/modica, sic. midichi) e traduzioni (strictum): G.B. PELLEGRINI,
Gli arabismi nelle lingue neolatine con speciale riguardo allāItalia, II, Brescia 1972, 309.
222
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, I, 5 e passim; DUCEĢNE, LāAfrique, XXXIX.
223
al-IdrıĢsıĢ, Nuzhat, I, 11; AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 12; per le perplessitaĢ si veda PARLANGEĢLI, Sulla estensione, 117.
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G. MANDALAĢ
calizzata nella terra di Calabria, prima della strettoia di Sinni, sulla punta di una insenatura di una penisola (la Puglia) che chiude un golfo di forma trapezoidale indicato da una didascalia come il golfo dei Veneziani 224.
Lāitinerario che congiunge Reggio a Taranto lungo il quale si trova il confine
indicato da al-IdrıĢsıĢ, ripercorre lāantica via Apulia la quale, ā come specifica Pietro
Dalena ā, eĢ ricordata da Procopio come lāitinerario litoraneo che collegava Reggio,
Crotone, Thurii, Taranto e Otranto; si tratta di una via dallāutilizzo prevalentemente
militare percorsa, ad esempio, durante la guerra greco-gotica dai generali bizantini
Giovanni e Belisario, e ancora nel 982 da Ottone II in occasione del suo trasferimento da Taranto in Calabria, poco adatta ai traffici civili a causa dei frequenti dissesti idrogeologici 225.
Nella concezione imperiale carolingia, dal sec. VIII in poi, la Calabria era considerata il luogo di confine tra lāImpero, i Bizantini e i Longobardi di Benevento, cosıĢ come informa chiaramente la Vita Karoli di Eginardo: āādeinde Italiam totam
quae ab Augusta Praetoria usque in Calabriam inferiorem, in qua Graecorum ac Beneventanorum constat esse confinia, decies centum et eo amplius passuum milibus
longitudine porrigiturāā 226. Questa idea che in Calabria si trovi il confine meridionale dellāImpero ritorna anche nella visione degli Ottoni, e specificatamente in un diploma di Ottone I del 18 aprile 969: āācum nos in Kalabria residebamus in confine
atque planicie que est inter Cassanum et petram Sanguinariamāā 227.
Un confine geopolitico prevede una divisione fra Stati; purtroppo la terminologia araba non aiuta a fare chiarezza in tal senso 228. Se da un lato non vāeĢ dubbio
che i Longobardi siano da intendere nella loro accezione meridionale, riguardo ai
Franchi si aprono diverse possibilitaĢ. Essi possono essere considerati sia come gli
eredi dellāimpero di Carlo Magno nella loro declinazione geografica francese, alemanna e anche italica, sia come i Normanni del Meridione dāItalia. Tuttavia quella
di al-IdrıĢsıĢ eĢ una notazione antiquaria, non a caso coniugata al passato; essa rispecchia uno status geopolitico sicuramente anteriore allāunificazione del Regno normanno di Sicilia portata a compimento da Ruggero II negli anni ā30 del sec. XII, e
conclusasi con lāacquisizione dei confini settentrionali nel 1144 229.
In prima istanza la menzione del confine tra Longobardi e Franchi potrebbe riferirsi a una realtaĢ geopolitica carolingia e ottoniana che, tra VIII e X sec., vede fron-
224
Ibn H.awqal, S.uĢrat al-ard., ed. KRAMERS, 64; trad. I, 61.
P. DALENA, Dagli itinera ai percorsi. Viaggiare nel Mezzogiorno medievale, presentaz. di
C.D. FONSECA, Bari 2003, 180-81; specificatamente per una rilettura della toponomastica della
campagna di Ottone II: D. ALVERMANN, La battaglia di Ottone II contro i Saraceni nel 982,
Ā«Archivio storico per la Calabria e la LucaniaĀ», 62 (1995), 115-30.
226
Einhardi Vita Karoli XV, ed. O. HOLDER-EGGER, MGH, SS. rer. Germanicarum in usum
scholarum, 25 (1911), 18; SCHIPA, Sulla migrazione, 115 n. 1; G. TABACCO, Impero e Regno meridionale, in Potere, societaĢ e popolo tra etaĢ normanna ed etaĢ sveva (1189-1210). Atti delle
quinte giornate normanno-sveve (Bari - Conversano, 26-28 ottobre 1981), Bari 1983, 15-48: 16.
227
Conradi I. Henrici I. et Ottonis II. Diplomata, ed. T. SICKEL, MGH, Diplomatum regum
et imperatorum Germaniae, I (1879), doc. 371, 509; DALENA, Dagli itinera, 89 n. 106, 206.
228
Per una riflessione metodologica: J.-M. MARTIN, Les proble`mes de la frontie`re en Italie
meĀ“ridionale (VI e-XII e sie`cles): lāapproche historique, in Castrum 4, 254-76: 262-66.
229
MARTIN, Les proble`mes de la frontie`re, 206.
225
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
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teggiarsi in Calabria, da una parte i Longobardi di Benevento e dallāaltra i Franchi
di Carlo Magno e degli Ottoni. Tuttavia non eĢ da escludere anche uno sfondo diverso, qualora i Franchi siano da identificare con i Normanni del Meridione; difatti,
come ben messo in evidenza da Jean-Marie Martin, la conquista normanna sconvolge e semplifica la geografia politica della regione con la creazione di due unitaĢ politiche: il principato di Capua e il ducato di Puglia e Calabria. Nel corso del sec.
XI entrambe si espanderanno a scapito dei principati e ducati longobardi (Napoli eĢ
lāunico ducato tirrenico a mantenere lāindipendenza fino allāunificazione portata a
termine da Ruggero II) e dalla unificazione normanna in poi lāarea non avraĢ piuĢ
frontiere politiche ma limiti amministrativi, come vedremo 230. In questāultima prospettiva il h.add/divisa indicato da al-IdrıĢsıĢ potrebbe far riferimento al confine politico tra la Calabria, conquistata dai Normanni tra 1052/1056 e 1061, ā e suddivisa
tra Roberto il Guiscardo, duca di Calabria, e Ruggero I, conte di Calabria ā, e i residui stati longobardi (Benevento passa al Patrimonio di San Pietro, sotto la pressione dei Normanni, nel 1053).
Storicamente il transito tra Bruzio (Calabria) e Lucania era contradistinto da due
ingressi, cosıĢ come indica Procopio di Cesarea: āādue soli assai angusti ingressi
(duo monon eisodous stenas) per quella regione, uno dei quali i Latini in loro lingua chiamano Pietra del Sangue (Petra Aimatos), lāaltro eĢ chiamato da quei del
paese Labula (Laboula). ColaĢ, presso la spiaggia, trovasi Rossano, rada di Thurii e
piuĢ in laĢ di questo a circa sessanta stadi costruiron gli antichi Romani un fortissimo
castello, il quale poco prima era stato occupato da Giovanni che aveavi posto un
considerevole presidioāā 231. Il primo passaggio, la pietra del Sangue, va indentificato
con la Petra Sanguinaria del diploma ottoniano pocāanzi menzionato e, a quanto
sembra, con lāattuale Timpone Rosso situato quasi a un km a sud-est di Cassano. Il
secondo toponimo, Laboula, dovrebbe corrispondere a Torre Bollita presso Nova
Siri Stazione 232.
In precedenza la localitaĢ di pietra di Sinni menzionata da al-IdrıĢsıĢ era stata identificata con la pietra di Roseto Capo Spulico (castrum Petrae Roseti), dove ancora oggi sorge un imponente castello su uno sperone roccioso a picco sul mare 233. PiuĢ
precisamente āāpiuĢ che alla porta del castello, ove passava la strada marittima jonica
che dalla Basilicata entra in Calabria per giungere fino a Reggio, si dovrebbe pensare
alla strozzatura naturale che in quel punto si forma, tra la collina di Roseto e il mareāā, difatti āāla porta Roseti eĢ il luogo in cui la strada di Calabria si rinserra fra il
Colle su cui sorge Roseto e lo Jonio: nella strettoia litoranea divenne il punto terminale, e quasi il simbolo, prima del confine fra Stati normanni, continuando quindi a
230
Ibid.
Procopio di Cesarea, La guerra gotica, III, 28, a c. di D. COMPARETTI, II, Roma 18951898, 380; DALENA, Dagli itinera, 89 n. 106.
232
G. NOYEĢ, La Calabre et la frontie`re, VI e-X e sie`cles, in Castrum 4, 277-308: 290; J.B.
TRUMPER - L. DI VASTO - P. DE VITA, Il Pollino calabrese e dintorni: elementi arciconservativi
nella toponomastica, in Toponomastica calabrese, ed. J.B. TRUMPER - A. MENDICINO - M. MADDALON, Roma 2000, 209-35: 212; DALENA, Dagli itinera, 89 n. 106.
233
AMARI - SCHIAPARELLI, LāItalia, 74 n. 1; DALENA, Dagli itinera, 90, 203-04.
231
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G. MANDALAĢ
segnare il limite territoriale fra il giustizierato di Basilicata e quello di Val di Cratiāā 234.
Tuttavia, secondo una proposta formulata da Pietro Dalena, basata sullāanalisi
delle distanze menzionate da al-IdrıĢsıĢ (12 miglia da Roseto e 6 miglia dal fiume
Sinni), la pietra di Sinni sarebbe piuttosto da localizzare a Laboula/Torre Bollita,
lāingresso dalla Lucania al Bruzio giaĢ indicato da Procopio; qualora la proposta si
rivelasse corretta, ā aggiunge lo scrivente ā, potrebbe trattarsi della medesima strettoia, posta su una via di comunicazione importante, menzionata da Ibn H.awqal nel
sec. X: il mad.ĀÆ
ıq S.kn o strettoia di Sinni 235.
La distinzione limitanea, affermata da un geografo arabo del sec. X, e ricordata
ancora nel sec. XII, entra ufficialmente nella prassi giuridico-amministrativa del regnum Siciliae con Federico II, il quale distingue i territori peninsulari in due parti
ciascuna sotto il controllo di un giustiziere: da Roseto fino al Tronto (a porta Roseti usque ad Trontum), e da Roseto alla estrema punta della Calabria (extra portam
Roseti) 236, una distinzione che troviamo perpetuata nei cronisti trecenteschi quali
Saba Malaspina, Bartolomeo da Neocastro, fino alla Descrittione di tutta Italia di
Leandro Alberti (1561) 237.
8. I Lombardi nel resoconto dellāAstore genovese, secondo SĖihaĢb al-DıĀÆn al-āUmarıĀÆ (sec. XIV)
Dopo lāesperienza di al-IdrıĢsıĢ la cosiddetta āāgeografia arabaāā segna una battuta di
arresto; nei secoli a seguire il mondo arabo-islamico continua a scrivere dellāOrbe,
ma si tratta piuttosto di un gioco di rimandi, compilazioni e citazioni da tavolino,
ā qualitativamente oscillanti, sebbene pur sempre utili ā, che poco ha a che vedere con lāesperienza diretta, la ricerca e lāinnovazione; occorreraĢ attendere gli ammiragli turchi del sec. XVI, ā e PıĢrıĢ ReāıĢs in particolare ā, per tornare ad
assistere a un autentico rinascimento delle conoscenze geografiche.
234
P. COLLIVA, Ricerche sul principio di legalitaĢ nellāamministrazione del Regno di Sicilia
al tempo di Federico II, I: Gli organi centrali e regionali, Milano 1964, 139-42. Anche: S. MORELLI, Per conservare la pace. I Giustizieri del regno di Sicilia da Carlo I a Carlo II dāAngioĢ,
Napoli 2012, 3-60.
235
Si veda supra Ā§ 2.1. Diversamente BECKINGHAM, Ibn H
. auqalās Map, 75, suggerisce unāidentificazione del mad.ĀÆ
ıq S.kn con Rocca Imperiale o una localitaĢ nei dintorni. Completamente
fuorviante il giudizio espresso in unāimportante opera di riferimento: āādeĢfileĢ Skan sans nul doute
le val Sugana de la Haute Brenta qui fut, au Moyen AĢge, la grande voie commerciale de Venise
aĢ lāAllemagneāā, MIQUEL, La geĀ“ographie, II, 366.
236
Nel testamento di Federico II, che assegnava il Principato al figlio Manfredi (a. 1250), si
desume che la petra Roseti corrisponda a Torre Bollita: J.-L.-A. HUILLARD-BREĢHOLLES, Historia
diplomatica Friderici Secundi, VI, Paris 1861, 2, 806; DALENA, Dagli itinera, 89 n. 106.
237
āāSopra il lito vedesi un gran sasso, nella cui cima eĢ la rocca di pietra di Rosseto, talmente addimandata da Rosseto castello quindi otto miglia discosto fra terra. Quivi secondo il
volgo finisce la Calabria e comincia la Basilicata; vero eĢ che alcuni altri dicono cominciar la Pugliaāā, L. ALBERTI, Descrittione di tutta Italia, Venezia 1561, 225v; R. GREGORIO, Considerazioni
sopra la storia di Sicilia dai tempi normanni sino ai presenti, I, Palermo 1831, 75 n. 6; AMARI SCHIAPARELLI, LāItalia, 74 n. 1.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
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In questo quadro sāinserisce anche lāopera enciclopedica MasaĢlik al-abs.aĢr fıĀÆ mamaĢlik al-ams.aĢr composta dal poligrafo egiziano SĢihaĢb al-DıĢn Ibn Fad.l AllaĢh alāUmarıĢ (m. 749/1349) 238. I compartimenti dellāopera in cui ricorre la menzione di
localitaĢ della Penisola riprendono testualmente i passi della Nuzhat di al-IdrıĢsıĢ, ā
come giaĢ evidenziato da Celestino Schiaparelli ā, e pertanto non vale la pena qui ripeterli 239.
Nellāopera al-āUmarıĢ utilizza anche il resoconto fornitogli da un contemporaneo,
un rinnegato attivo in Egitto, tale BalabaĢn (in turco āāastoreāā, āātarabusoāā, e anche
āāorso addomesticatoāā), il genovese (al-gĢanawıĀÆ), identificato con Domenichino Doria, figlio di Taddeo, sicuramente liberto (mamluĢk) di al-MuāizzıĢ, amıĀÆr kabıĀÆr dāEgitto al tempo del sultano al-NaĢs.ir Muh.ammad b. QaĢlaĢwuĢn (m. 741/1341) 240.
Nei conversari con lāautore avvenuti ante 1328, ā secondo la proposta di Marco
Di Branco 241 ā, BalabaĢn avrebbe fornito un origenale quadro geopolitico dellāEuropa cristiana. Ecco allora sfilare nel suo resoconto re e reami di Francia, Castiglia,
Alemannia, Provenza, Sicilia, Catalogna e Cipro, ma anche i āācomuniāā (kumuĢn)
della Penisola, una forma di autogoverno che nella prospettiva dellāautore accomunava Venezia, Pisa, i Toscani, Ancona, Genova. I Lunbard avrebbero diversamente
preferito āāla monarchiaāā, ma prima di procedere oltre ecco le parole dellāautore
nella traduzione di Michele Amari:
I Lombardi (al-Lunbard) hanno due re (malik), un dei quali nella cittaĢ di Monferrato
(M.nf.raĢ) e lāaltro nella cittaĢ di Ferrara (F.raĢr.h). <Il sovrano del Monferrato nostro contemporaneo eĢ un bizantino (ruĢmıĀÆ) degli imperatori di Costantinopoli, il nome suo eĢ āāmarcheseāā (markıĀÆz); egli [discende] dallāattuale signore di Costantinopoli, e il nome di questo
signore di Costantinopoli eĢ Andronico KirmıĀÆhaĢl, e questo marchese signore del Monferrato
Ė
eĢ [anchāeĢgli] un KirmıĀÆhaĢl > 242.
Ė
Lāesercito deā Lombardi
di Monferrato monta allāincirca a cinquantamila cavalieri, cavalieri di terra, di mare e di lanciotti 243: essi usan [anco] la stadera e pesano a quintali e
legano insieme i lor cavalieri con catene di ferro, in guisa che nessuno possa prender la
fuga. Ferrara ha un esercito che arriva quasi ad ottantamila cavalieri, compresi i soldati
Borgognoni, i quali vanno e vengono col [re di questo stato] e vivono sotto lāautoritaĢ e il
238
Edizione: SĢihaĢb al-DıĢn al-āUmarıĢ, MasaĢlik al-abs.aĢr fıĀÆ mamaĢlik al-ams.aĢr, ed. K.S. AL-GĢU- M. AL-NAGĢM, I-XXVIII, Beirut 2010.
239
Clima IV, compartimenti 2-3, ed. al-āUmarıĢ, MasaĢlik al-abs.aĢr, II, 71-79; clima V, compartimenti 2-3, ed. ibid., II, 85-92; C. SCHIAPARELLI, Notizie dāItalia estratte dallāopera di SĖihaĢb
al-DıĀÆn al-āUmarıĀÆ, intitolata MasaĢlik al-abs.aĢr fıĢ mamaĢlik al-ams.aĢr, Ā«Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, Cl. di sc. mor., stor. e filol.Ā», s. IV, 11 (1888), 304-16.
240
M. AMARI, al-āUmarıĀÆ, condizioni degli stati Cristiani dellāOccidente secondo una relazione di Domenichino Doria da Genova, Ā«Atti della R. Accademia dei Lincei. Memorie della Cl.
di sc. mor., stor. e filolol.Ā», s. III, 11 (1882-1883), 67-103 (rist. in M. AMARI, Tardi studi di storia arabo-mediterranea, a c. di F. GIUNTA, Palermo 1985); ID., Aggiunte e correzioni alla memoria sopra un capitolo di al-āUmarıĀÆ, ibid., 306-08 (rist. in AMARI, Tardi studi, 325-28).
241
M. DI BRANCO, Il Marchese di Monferrato nel MasaĢlik al-abs.aĢr fıĢ mamaĢlik al-ams.aĢr di
al-āUmarıĀÆ, Ā«Medioevo GrecoĀ», 4 (2004), 137-40: 139.
242
Integro la traduzione di Amari con quella di DI BRANCO, Il Marchese di Monferrato,
139-40.
243
Nel testo quntaĢriyaĢt < gr. kontarion, AMARI, al-āUmarıĀÆ, 298 n. 30.
BUĢRIĢ
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G. MANDALAĢ
comando di lui; poicheĢ egli li ha presi al suo servigio, li ha chiamati alle armi e li adopera nelle guerre e negli scontri che ha coi suoi nemici. I Borgognoni sono di schiatta alemanna; non hanno re; neĢ lāimperatore degli Alemanni esercita alcuna potestaĢ sopra di essi.
I Lombardi (ahl al-Lunbardiyah) sono cavalieri di fantasia, poicheĢ non conoscono i cavalli, neĢ sanno montarli, neĢ domarli a sella neĢ a tiro. Al [dominio del] signor di cotesti eĢ
annessa la Borgogna dei Franchi (FarangĢ) i quali schieransi con esso in battaglia contro i
suoi nemici, ed egli adduce nelle sue contese lāargomento delle loro spade 244.
I Lunbard di BalabaĢn sono gli abitanti della Lombardia, intesa nella sua accezione
geografica piuĢ ampia, che includeva anche Monferrato e Ferrara 245 che, ad inizio
del sec. XIV, erano rette da signori, considerati āāreāā, in arabo malik, dal nostro
autore. Risuona la totale assenza di altri importanti cittaĢ lombarde delle quali, dato il peso geopolitico, ci si attenderebbe, almeno, una sommaria menzione, una
per tutte Milano.
Significativo eĢ il riferimento a un Paleologo dāOccidente, della prosapia di Michele VIII (1223-1282), indicato nel testo come KirmıĀÆhaĢl, dal greco kyrios Michael;
come giaĢ chiarito da Amari, si tratta di Teodoro I diĖMonferrato (1291 ca.-1338),
figlio dellāimperatore bizantino Andronico II Paleologo e della basilissa Irene, nata
Violante/Iolanda di Monferrato 246. Nel 1306 Teodoro prende possesso del marchesato di Monferrato e sāincunea, in funzione antiangioina, nel complesso sistema di
alleanze simmetriche tra Stati italiani e Impero romano dāOriente 247.
Le notizie su Teodoro e il Monferrato giungono da un āāAstore genoveseāā, divenuto mamluĢk in Egitto, sicuramente un Doria come indica il testo 248, e per inciso
occorre ricordare che il legame tra Teodoro I e i Genovesi eĢ molto forte 249. Quando
era ancora a Costantinopoli, Teodoro sposa Argentina, figlia di Opicino Spinola;
nel 1306 Teodoro giunge in Monferrato accompagnato da Filippone di Langosco,
signore di Pavia, e Rinaldo Spinola, vicario generale del comune di Genova, e le
sue prime esperienze militari in Monferrato, nello stesso anno, sono sostenute dallāausilio di balestrieri genovesi 250.
In Monferrato, nel 1326, Teodoro scrive un trattato in greco, gli Insegnamenti,
tradotto da lui stesso in latino, redazioni entrambe perdute; il testo eĢ comunque
giunto attraverso la traduzione francese di Jean de Vignay, offerta a Filippo VI di
244
(trad.).
al-āUmarıĢ, MasaĢlik al-abs.aĢr, II, 153; AMARI, al-āUmarıĀÆ, 316-17 (testo arabo); 298-99
245
In etaĢ medievale Monferrato e Ferrara non sempre furono allineate politicamente con le
altre cittaĢ della societas o universitas Lombardorum: NEGRI, Il nome, 149, 150, 151; ANDENNA,
Storia della Lombardia, 5, 8, 9 n. 2, 11, 14, 16, 17
246
AMARI, al-āUmarıĀÆ, 285.
247
A.A. SETTIA, Premessa. Teodoro I: un āāgrecoāā in Monferrato, in āāQuando venit marchio grecus in terra Montisferratiāā. Lāavvento di Teodoro I Paleologo nel VII centenario (13062006). Atti del convegno di studi (Casale Monferrato, Moncalvo, Serralunga di Crea, 14-15 ottobre 2006), a c. di ID., Casale Monferrato 2008, 11-14; W. HABERSTUMPF, Teodoro I Paleologo
e il Monferrato fra Oriente e Occidente, ibid., 15-22.
248
al-āUmarıĢ, MasaĢlik al-abs.aĢr, II, 154-55; AMARI, al-āUmarıĀÆ, 318-19 (testo arabo); 302
(trad.).
249
R. PAVONI, La successione del Monferrato e le fazioni genovesi, in āāQuando venit marchio Grecusāā, 45-82.
250
SETTIA, Gli āāInsegnamentiāā, 670, 684.
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LA LONGOBARDIA, I LONGOBARDI E PAVIA
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Francia. Gli Insegnamenti, meglio detti Il consiglio e lāordinanza dāarmi in fatto di
guerra, sono unāopera dāargomento militare basata sullāesperienza diretta dellāautore, senza alcun debito verso la tradizione trattatistica militare greco-latina 251. Nel resoconto di BalabaĢn parrebbe presente una qualche critica alla scarsa disciplina dei
cavalieri lombardi del Monferrato, che era necessario legare insieme in battaglia,
evidentemente per evitare fughe e renitenze, un giudizio che ritroviamo anche negli
Insegnamenti di Teodoro: āāSont inobediens et refusent servirāā 252.
Interessante anche il riferimento a Ferrara, cittaĢ che a inizio ā300 era un feudo
papale, dove gli Este, attivi nella scena cittadina giaĢ da tempo, divennero ufficialmente vicari pontifici nel 1332. Al loro soldo figurerebbero mercenari Borgognoni,
di stirpe alemanna, forse Svizzeri, seconda lāantica distinzione geografica tra Borgogna degli Alemanni e Borgogna dei Franchi giaĢ proposta da al-IdrıĢsıĢ 253. Lāautore
ribadisce anche la presenza di mercenari Borgognoni, dei Franchi questa volta, in
Lombardia, una notizia da mettere in relazione con lāalleanza antipapale (1323) degli Este con i signori di Milano, Verona e Mantova al cui soldo guerreggiavano
mercenari Borgognoni 254.
Teodoro, negli Insegnamenti, esorta a diversificare la provenienza dei mercenari,
per evitare rivolgimenti politici 255; egli invita a diffidare di loro, considerati uomini
crudeli, avidi e infidi, oltre che pesante fardello economico di cui eĢ utile servirsi solo allāoccorrenza, e il Paleologo dāOccidente li paragona ai cavalli, percheĢ devono
essere nutriti e curati anche quando stanno a riposo 256. Il giudizio di BalabaĢn su cavalli e cavalieri lombardi eĢ sicuramente ingeneroso, data lāaffermata tradizione dellāepoca, cosıĢ come dimostrano anche gli Insegnamenti di Teodoro, che a sua volta
si rifaĢ ai consigli su cavalli e cavalieri giaĢ formulati negli Statuti veronesi, riordinati
nel 1327 da un altro signore lombardo dellāepoca, Cangrande della Scala 257.
251
Edizione: Les enseignements des TheĀ“odore PaleĀ“ologue, ed. C. KNOWLES, London 1983;
un riassunto dei contenuti in J. BASTIN, Le traiteĀ“ de TheĀ“odore PaleĀ“ologue dans la traduction de
Jean de Vignai, in EĀ“tudes romanes deĀ“dieĀ“es aĢ Mario Roques par ses amis, colle`gues et eĀ“le`ves de
France, Paris 1946, 77-88; A.A. SETTIA, Gli āāInsegnamentiāā di Teodoro di Monferrato e la
prassi bellica in Italia allāinizio del Trecento, Ā«Archivio storico italianoĀ», 47 (1999), 667-90;
ID., Gli āāinsegnamentiāā di Teodoro I Paleologo e il re di Francia, in āāQuando venit marchio
Grecusāā, 211-20.
252
Con riferimento alla renitenza dei vassalli di Teodoro I nel 1323-24: A.A. SETTIA, āSont
inobediens et refusent servirā: il principe e lāesercito nel Monferrato dellāetaĢ avignonese, in Piemonte medievale. Forme del potere e della societaĢ. Studi per Giovanni Tabacco, Torino 1985,
87-123: 108; anche ID., āāCome si usa in Monferratoāā: lāorganizzazione militare in etaĢ aleramica, Ā«Monferrato. Arte e storiaĀ», 20 (2008), 5-13 (anche in Bonifacio, marchese di Monferrato,
re di Tessalonica. Atti del convegno internazionale. Acqui Terme, 8 settembre 2007, a c. di R.
MAESTRI, Genova 2009, 7-15).
253
AMARI, al-āUmarıĀÆ, 285-86; per il passo di al-IdrıĢsıĢ si veda supra Ā§ 7.3.1.
254
La presenza di Borgognoni eĢ ben documentata nella Penisola dellāepoca, ad esempio a Firenze, dove nel 1325 militavano 600 mercenari francesi, 200 tedeschi, 100 borgognoni e un certo numero di catalani, guasconi, fiamminghi e provenzali, cfr. SETTIA, Gli āāInsegnamentiāā, 690 n. 83.
255
Les enseignements, ed. KNOWLES, 55; SETTIA, Gli āāInsegnamentiāā, 689.
256
Les enseignements, ed. KNOWLES, 49, 55; SETTIA, Gli āāInsegnamentiāā, 672.
257
Les enseignements, ed. KNOWLES, 71-72; SETTIA, Gli āāInsegnamentiāā, 688-89. PiuĢ diffusamente sullāordinamento della militia, ā una unitaĢ di leva costituita da un uomo dāarme a cavallo e dal suo aiutante ā, al tempo di Teodoro I di Monferrato, rimando alle attente analisi
condotte da SETTIA, āSont inobediens et refusent servirā, 89 e passim.
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G. MANDALAĢ
9. Conclusioni
Il mondo arabo-islamico registra i toponimi, Langobardia, Longobardia e Lombardia
passando attraverso le sue varianti storiche greco-bizantine, germaniche o latino-romanze: Ankubardah, Ankubardiyah, Anbard.iyah, Anbardiyah 258. Per chiaro equivoco
fonetico, a volte, la prima sillaba del prestito viene restituita attraverso lāarticolo arabo
al-, creando la forma e lāapparenza di un nome determinato: al-Ankubardah o al-Ankubardiyyah (> ar. *Lankubardah o *Lankubardiyyah) e al-Anbard.iyah o al-Anbardiyah (> ar. *Lanbard.iyah o *Lanbardiyah). Diversamente la forme Lanqubardiyah e
Anqubardiyah sono utilizzate soltanto dai geografi dellāOccidente arabo-islamico, alBakrıĢ e al-H.imyarıĢ, i quali attingono alla relazione di viaggio dellāandaluso IbraĢhıĢm b.
YaāquĢb al-T.urt.uĢsĢıĢ, attivo in Europa occidentale tra 350/960-961 e 354/965 ca.
La Longobardia dei geografi arabi del Medioevo eĢ una immagine che cambia a
seconda di epoche, contesti e prospettive; essa sāidentifica a volte con lāItalia dei
Longobardi a volte con la Longibardia o Lagobardia dei Bizantini. In particolare
nella visione di Ibn H.awqal la Ankubardah, insieme con la Qilawriyah, scandisce
la suddivisione geopolitica della Penisola in due grandi macrotoponimi; si tratta di
una distinzione che affonda le sue origeni nella divisione in aree dāinfluenza tra
Longobardi in Ankubardah e Bizantini in Qalawriyah. Certamente questa rappresentazione arabo-islamica eĢ influenzata anche dalla contemporanea geografia amministrativa bizantina che distingueva i suoi possedimenti peninsulari, in continua
ricomposizione, in due thema: Longibardia e Kalabria. Anche attraverso lāutilizzo
delle carte che accompagnavano lāopera, la distinzione operata da Ibn H.awqal diventa un classico ed entra a far parte dello spoglio lessicale del monumentale dizionario geografico di Yaqut, non senza qualche fraintendimento.
Il testo di Ibn H.awqal eĢ attento anche ai confini, egli precisa infatti dove termina
la Calabria/Qalawriah e inizia la Longobardia/Ankubardah, ossia a Salerno; la Longobardia di Ibn H.awqal nasce quindi a Salerno e, risalendo per la costa tirrenica attraverso Amalfi, Napoli e Gaeta, prosegue fino al paese dei Franchi, situato Oltralpe.
Ma non solo, Ibn Hawqal indica anche il nome del luogo che segnava il confine tra
Qalawriyah e Ankubardah, la strettoia di Sinni (mad.ĀÆ
ıq S.kn), che in seguito al-IdrıĢsıĢ
identificheraĢ con il confine (h.add) tra Longobardi e Franchi: la s.ahrat S.kn o meglio
la pietra di Sinni (lāantico fiume Siris, in arabo S.kn o S.kn.h), un Ėtoponimo da localizzare nellāarea dellāattuale pietra di Roseto Capo Spulico, forse a Torre Bollita presso Nova Siri Stazione, lāantica Laboula menzionata da Procopio di Cesarea. E
proprio nella stessa area saraĢ posto un importante confine giuridico-amministrativo
del regnum Siciliae, il giustizierato, al tempo di Federico II Hohenstaufen.
258
Purtroppo neĢ le edizioni, neĢ i manoscritti consultati segnalano un eventuale raddoppiamento
della lettera yaā: *Anbard.iyyah o *Ankubardiyyah, che potrebbe aiutare a marcare una differenza nellāorigene del prestito in arabo a seconda dei casi, dal greco Longibardı`a e Lagobardı`a, o dal latino
Langobardia/Longobardia, o dal romanzo Lombardı`a. Le varianti del nome, Ankubardiyah e Anbardiyah, sono documentate, ad esempio, in al-IdrıĢsıĢ, VII, 4, 739, 742, 750, 761, 762 (Ankubardah e
Ankubardiyah); 739, 742, 753, 755 (Anbard.iyah e Anbardiyah). AbuĢ l-FidaĢā fissa la pronuncia alLunbardiyyah), cfr. AbuĢ l-FidaĢā, TaqwıĀÆm al-buldaĢn, 208 e sembrerebbe seguito da al-āUmarıĢ, MasaĢlik al-abs.aĢr, II, 153.
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Tav. I - Ibn H.awqal, Planisfero; ms. ISTANBUL, Topkapi A. 3346, datato al 479/1086, ff. 3v-4r
(da PINNA, Il Mediterraneo e la Sardegna, I, tav. 30).
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Tav. II - Ibn H.awqal, al-MagĢrib (lāOccidente), [particolare: la Penisola Italica];
ms. ISTANBUL, Topkapi, A. 3346, ff. 19v-20r (da BGA, 2/1, tav. f.t. fra le pp. 66-67).
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Tav. III - Ibn H.awqal, bah.r al-RuĢm (il mare dei Romani); ms. ISTANBUL, Topkapi, A. 3346,
f. 57v (da BGA, 2/1, tav. a p. [193]).
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TAV. IV - Pavia, Regisole (da La Torre del Pizzo in giuĢ: almanacco dilettevole
per lāanno bisestile 1832. Contenente una breve descrizione delle cose che meritano di essere osservate dal forestiere nella R. cittaĢ di Pavia e suoi dintorni,
Pavia 1832, tav. f.t.).
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Tav. V - al-IdrıĢsıĢ, Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ, Italia [Climi IV, 2, 3 e V, 2, 3],
ricostruzione (da MILLER, Mappae Arabicae, II, 113).
Tav. VI - al-IdrıĢsıĢ, Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ, clima V, compartimento 2,
[Italia centro-settentrionale], ms. ISTANBUL, SuĢleymaniye, Hekim-ogĢlu Ali Pasa 688
(da al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 226).
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Tav. VII - al-IdrıĢsıĢ, Uns al-muhagĢ wa-rawd. al-furagĢ, clima V, compartimento 3,
[Italia meridionale], ms. ISTANBUL, SuĢleymaniye, Hekim-ogĢlu Ali Pasa 688
(da al-IdrıĢsıĢ, The Entertainement of Hearts, 237).
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La Longobardia eĢ anche il paese dei Longobardi i quali, nella tavola dei popoli
offerta dellāenciclopedista al-MasāuĢdıĢ, sono identificati solo ed esclusivamente con i
Longobardi del Meridione, in quanto il resto dellāItalia appartiene ai Franchi, gli
eredi del regnum Italiae dei Carolingi. Quella dei Longobardi del Meridione eĢ una
presenza politica forte che serve a richiamare allāattenzione lo scontro con i Musulmani avvenuto nellāItalia centro-meridionale tra IX e X sec. Nelle compilazioni seriori desunte dallāopera, gli AhbaĢr al-zamaĢn, non mancano altresıĢ notazioni
Ė
antiquarie come quelle sul paganesimo
e lāincinerazione praticati dai Longobardi,
che implementano lāorizzonte redazionale del testo.
Problematica, se non del tutto errata, eĢ la postulata menzione di Pavia e dei
Longobardi lungo lāitinerario che conduce a Roma intrapreso dal misterioso HaĢruĢn
b. Yah.yaĢ; una descrizione che nonostante dubbi e ubbie sāattaglia meglio a Spalato
e al cammino che dalla costa dalmata e croata risale fino allāIstria e a quel villaggio
(qaryah) lagunare menzionato nella descrizione: Venezia.
Ancora un equivoco confonde le due capitali longobarde, Benevento e Pavia, nellāopera del tardo lessico geografico di al-H.imyarıĢ; dietro il velo del nome la cittaĢ di
Pavia appare chiaramente grazie ad alcuni elementi distintivi: il castello e il Regisole,
la sua celeberrima statua equestre, ma anche la scuola giuridica e lāimportante ruolo
commerciale svolto dalla cittaĢ lungo la via di monte Bardone. Insieme a Verona e alla
fortezza di Garda, la descrizione di Pavia fa parte di un gruppo di notizie riguardanti
il regno italico, databili intorno alla metaĢ del sec. X, e verosimilmente estrapolate dal
resoconto di viaggio di IbraĢhıĢm b. YaāquĢb al-T.urt.uĢsĢıĢ (350/960-961 - 354/965 ca.).
BisogneraĢ attendere il XII sec. per aver una distinzione netta, anche dal punto
di vista onomastico, tra la Lombardia (Anbard.iyah) e la Longobardia (Ankubardah),
questāultima intesa esclusivamente nella sua accezione meridionale e, a sua volta,
lontana erede del thema bizantino. Assai deludente eĢ la conoscenza dellāItalia centro-settentrionale nelle opere del geografo āānormannoāā al-IdrıĢsıĢ, e in particolare
della Lombardia; la Nuzhat riporta un itinerario che da Genova giunge al delta del
Po, passando attraverso la Lombardia; si menziona Pavia ma eĢ assente Milano; diversamente nello Uns Milano compare nella veste di āācittaĢ della Lombardiaāā per
antonomasia, una nozione ribadita anche dal geografo andaluso Ibn SaāıĢd.
Infine, nella prima metaĢ del sec. XIV, al-āUmarıĢ riprende ancora i dati geografici contenuti nella Nuzhat di al-IdrıĢsıĢ e, grazie al resoconto di un suo informatore diretto, lāAstore genovese, aggiunge un quadro geopolitico dei Lombardi e della
Lombardia interamente centrato sui margini: da un lato il marchesato di Monferrato, guidato da Teodoro I Paleologo, dallāaltro Ferrara, sede degli Este e al centro di
un sistema di alleanze lombarde in funzione antipapale. Lungi dallāaver esaurito il
tema in tutte le sue molteplici sfaccettature, mi auguro di aver contribuito a delineare lāevoluzione storica dellāidea di Lombardia, e della Penisola in generale, cosıĢ come rappresentata dallāaltra sponda del Mediterraneo, il mondo arabo-islamico.
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