Critica Sociale: differenze tra le versioni
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La nuova fase per la "''Critica sociale''" si aprì nel [[1901]], in corrispondenza del periodo giolittiano. In questa fase la rivista diventò l'espressione della tendenza [[Riformismo|riformista]] all'interno del partito socialista<ref>"Grazie alla sua rivista, presto riconosciuta come la maggiore palestra di idee e di discussione aperta, di analisi dei problemi italiani e di informazione sulle concrete esperienze europee, Turati esercitò una notevole influenza su larghi ambienti intellettuali, e contribuì a formare, come ha scritto in proposito [[Gaetano Arfé]], «il primo e più omogeneo quadro dirigente che il partito socialista abbia avuto, quello che si troverà a costituire il nucleo della corrente riformista e fino al fascismo lo stato maggiore del movimento operaio»": [http://criticasociale.net/files/2_0003895_file_1.pdf Carlo Lacaita, ''Rifare l'Italia'', Critica sociale], p. 28.</ref>. |
La nuova fase per la "''Critica sociale''" si aprì nel [[1901]], in corrispondenza del periodo giolittiano. In questa fase la rivista diventò l'espressione della tendenza [[Riformismo|riformista]] all'interno del partito socialista<ref>"Grazie alla sua rivista, presto riconosciuta come la maggiore palestra di idee e di discussione aperta, di analisi dei problemi italiani e di informazione sulle concrete esperienze europee, Turati esercitò una notevole influenza su larghi ambienti intellettuali, e contribuì a formare, come ha scritto in proposito [[Gaetano Arfé]], «il primo e più omogeneo quadro dirigente che il partito socialista abbia avuto, quello che si troverà a costituire il nucleo della corrente riformista e fino al fascismo lo stato maggiore del movimento operaio»": [http://criticasociale.net/files/2_0003895_file_1.pdf Carlo Lacaita, ''Rifare l'Italia'', Critica sociale], p. 28.</ref>. |
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Vi trovarono ospitalità autori come [[Luigi Einaudi]], [[Friedrich Engels]], Gabriele Rosa, Corso Bovio, [[Giovanni Merloni]], Giovanni Montemartini, [[Claudio Treves]], Leonida Bissolati, [[Carlo Rosselli]], [[Alessandro Levi]], [[Giacomo Matteotti]] e molti altri artefici del pensiero socialista e dell'azione riformista<ref>"Chi ha letto la sua rivista ha |
Vi trovarono ospitalità autori come [[Luigi Einaudi]], {{chiarire|[[Friedrich Engels]]|che è morto prima del 1901 di cui si parla in questa sezione...}}, Gabriele Rosa, Corso Bovio, [[Giovanni Merloni]], Giovanni Montemartini, [[Claudio Treves]], Leonida Bissolati, [[Carlo Rosselli]], [[Alessandro Levi]], [[Giacomo Matteotti]] e molti altri artefici del pensiero socialista e dell'azione riformista<ref>"Chi ha letto la sua rivista ha |
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Versione delle 23:02, 10 ott 2017
Critica Sociale | |
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Stato | Italia |
Lingua | italiano |
Periodicità | mensile |
Genere | Stampa politica |
Formato | rivista |
Fondatore | Filippo Turati |
Fondazione | 15 gennaio 1891 |
Sede | Milano |
Editore | Giornalisti Editori s.c. a r.l. |
Direttore | Ugo Finetti |
Sito web | criticasociale.net |
Critica Sociale è un periodico politico italiano di ispirazione socialista.
Storia
"Cuore e critica"
Dall'ottobre 1888 Filippo Turati fu redattore della rivista mensile Cuore e critica, fondata nel 1887 dal repubblicano Arcangelo Ghisleri, rivolta all'educazione civile e agli studi sociali ed espressione di un'avanguardia intellettuale impegnata nella costruzione di una coscienza repubblicana e progressista.
Della rivista erano collaboratori, tra gli altri, Giovanni Bovio, Leonida Bissolati, Andrea Costa, Napoleone Colajanni, Mario Rapisardi, Gabriele Rosa, E. Praga, Camillo Prampolini e T. Galimberti. Sorta a Savona, nel 1888 la redazione della rivista si trasferì a Bergamo, in coincidenza con il trasferimento del Ghisleri al liceo Sarpi di quella città. Nel 1890 Ghisleri lasciò prima la redazione e poi la direzione a Turati, che cambiò il nome della testata in Critica sociale, traformandola in una rivista di chiara ispirazione socialista.
Dalla fondazione ai Moti di Milano
"Critica Sociale" venne ufficialmente fondata a Milano il 15 gennaio 1891 da Filippo Turati. Tra il 1891 ed il 1898, la rivista fu testimone della presenza politica e dell'autonomia del socialismo italiano e nelle sue pagine diventò l'interprete del periodo dell'intransigenza del partito che si stava fondando.
Nacque in questo periodo la polemica contro gli anarchici e gli operaisti e nello stesso tempo iniziò l'opera di promozione dell'autonomia nei confronti della Sinistra borghese, repubblicana e radicale.
Il 1º gennaio 1893 "Critica Sociale", che aveva pienamente accettato il programma del Partito dei Lavoratori Italiani approvato nell'agosto del 1892 al Congresso di Genova, cambiò il sottotitolo della testata Rivista di studi sociali, politici e letterari in Rivista quindicinale del socialismo scientifico ed iniziò ad affrontare tutti i gravi problemi pubblici degli anni Novanta (scandali bancari, repressione dei fasci siciliani, guerra di Abissinia, moti popolari per il pane) con articoli di forte denuncia.
In occasione dei Moti di Milano, il 1º maggio 1898 la rivista venne sequestrata e quindi interrotta a causa della condanna del suo direttore. Terminò così la prima fase della rivista, quella senza dubbio più animata e ricca di prospettive. Le uscite ripresero dopo più di un anno, il 1º luglio 1899.
Dal 1901 al 1921
La nuova fase per la "Critica sociale" si aprì nel 1901, in corrispondenza del periodo giolittiano. In questa fase la rivista diventò l'espressione della tendenza riformista all'interno del partito socialista[1]. Vi trovarono ospitalità autori come Luigi Einaudi, Friedrich Engels[che è morto prima del 1901 di cui si parla in questa sezione...], Gabriele Rosa, Corso Bovio, Giovanni Merloni, Giovanni Montemartini, Claudio Treves, Leonida Bissolati, Carlo Rosselli, Alessandro Levi, Giacomo Matteotti e molti altri artefici del pensiero socialista e dell'azione riformista[2] che diede unità sociale alla nuova unità politica della govane nazione italiana.
Tra il 1902 ed il 1913 la rivista affrontò i problemi della scuola, discutendo il ruolo degli insegnanti, la loro organizzazione, l'edilizia scolastica, l'igiene e la refezione scolastica e non mancò di contestare il bilancio del ministero della guerra che - sottolineò - doveva essere ridotto a vantaggio dei bisogni della scuola.
Critica Sociale adottò, nel discutere di letteratura, una metodologia critica positivista e marxista e, convinta dell'efficacia del libro, dell'istruzione e delle biblioteche, offrì ai lettori, indifferentemente, i versi sociologici di Pietro Gori accanto alle poesie di Ada Negri e alle pagine di narrativa di Italo Svevo.
Anche se non sempre attenta a cogliere i fenomeni ideologici-letterari dell'epoca, "Critica Sociale" cercò di informare i suoi lettori sulle nuove tendenze, dando giudizi e valutazioni filtrate attraverso la mentalità socialista.
Le tendenze superomistiche nietzschiane e dannunziane vennero poco o nulla accettate da "Critica Sociale", convinta che gli intellettuali dovessero aprirsi e promuovere nuove forme di cultura moderna, ma intonate alla realtà e alle esigenze della vita sociale.
Quando l'intervento dell'Italia nella Prima guerra mondiale venne deciso nel maggio 1915 "Critica sociale" non smise il suo neutralismo né le proprie ragioni riformiste e allo scoppio della rivoluzione bolscevica nell'ottobre del 1917, pur non negando la legittimità del metodo rivoluzionario dei bolscevichi, contestò la possibilità della sua applicazione in Italia.
Il conflitto tra le due principali tendenze socialiste si accentuò e diventò insanabile. Al Congresso di Livorno nel gennaio del 1921, la corrente maggiormente filo-rivoluzionaria, di cui Amadeo Bordiga era il rappresentante più autorevole, uscì dal partito e fondò il Partito Comunista d'Italia del quale egli diventò il primo segretario.
Dal 1922 alla soppressione
Dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922) e la presa del potere dei fascisti, "Critica Sociale" venne sottoposta a censure e sequestri e con lealtà, ma priva di strategie, difese con coraggio l'ordine democratico travolto dal regime.
Gli ultimi articoli militanti uscirono all'indomani dell'assassinio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924).
Al termine dell'anno 1925 "Critica Sociale" si rifugiò sul terreno culturale-ideologico, ma viene comunque soppressa con la legge fascista che vietava la stampa d'opposizione.
L'ultimo fascicolo, il n. 18-19, riporta la data 16 settembre - 15 ottobre 1926.
Un mese dopo i partiti d'opposizione furono sciolti.
Il secondo dopoguerra
"Critica Sociale" riprese le pubblicazioni nel 1945 con l'autorizzazione del comando alleato in Italia firmato l'11 agosto. La dirigevano Antonio Greppi, il futuro primo sindaco di Milano dopo la Liberazione, e Ugo Guido Mondolfo, che la "ereditò" direttamente da Filippo Turati a Parigi (dove uscì un unico numero per impedire che alcuni esponenti vicini al PCI si impossessassero della testata). In questo periodo vi collaborava Giuseppe Pera, dietro lo pseudonimo di Arturo Andrei.
Non era una rivista di partito, anche se al primo congresso del PSI dopo la Liberazione (aprile del 1946 a Firenze) "Critica Sociale" presentò una mozione contro la fusione tra comunisti e socialisti. Appoggiando Giuseppe Saragat con un apporto del 14 per cento circa di voti congressuali, diede un contributo che permise a Saragat di vincere il congresso e di proporre un più blando "patto di unità d'azione" tra PSI e PCI. Il patto durerà solo un anno: nel 1947 a Palazzo Barberini, Saragat romperà contestando il Fronte popolare che si stava organizzando per le elezioni politiche del 1948.
Da allora la rivista fece sempre riferimento a Giuseppe Faravelli e, poi, a Beonio Brocchieri della sinistra del PSDI di Saragat, scontando un certo isolamento politico che porterà alla crisi della casa editrice durante gli anni '70.
Fu Bettino Craxi, appena eletto segretario del PSI nel 1976, a voler raccogliere le azioni della casa editrice di "Critica Sociale" per impedirne la scomparsa. Da allora la rivista sostenne sempre la linea cosiddetta "autonomista" del nuovo leader socialista, impegnandosi in modo particolare sul terreno della solidarietà ai gruppi del dissenso anti-sovietico nei paesi dell'Est europeo, pubblicando in cirillico e in inglese il periodico LISZY di Jiri Pelikan, attivo organizzatore di collegamenti tra dissidenti dopo la Primavera di Praga, periodico redatto e stampato a Milano presso la "Critica Sociale" negli anni '70.
La direzione di Ugoberto Alfassio Grimaldi (1974-81) dette alla rivista un notevole rilancio, caratterizzandola anche con una maggiore apertura verso argomenti culturali. Una nuova interruzione delle pubblicazioni si registrò nel biennio 1992-'94, in seguito allo scioglimento del PSI.
Dopo lo scioglimento del PSI
"Critica Sociale" riprese le pubblicazioni in modo difficoltoso e saltuario negli anni '90.
Dal 2000 le pubblicazioni tornarono ad essere regolarmente mensili e dal 2005 la rivista ha adottato come nuovo sottotitolo quello di "Colloqui italo-britannici" per sottolineare il sostegno all'esperienza del New Labour di Tony Blair e le antiche e comuni radici nel socialismo fabiano di fine Ottocento, un socialismo non marxista di stampo liberale.
Nel 2011, in occasione dell'anniversario dei 120 anni dalla sua fondazione (15 gennaio 1891 - 15 gennaio 2011), "Critica Sociale" ottenne il riconoscimento dell'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano. L'anniversario fu celebrato nel segno della comune radice con il 150 anniversario dell'Unità d'Italia. Sotto questo aspetto, "Critica Sociale" è stata riconosciuta come una fonte preziosa di documentazione del processo di costruzione della nuova società nazionale post-unitaria. In particolare la rivista, con la sua attenzione al movimento socialista e al PSI, ha patrocinato l'ingresso del movimento dei lavoratori nel nuovo Stato unitario.
Note
- ^ "Grazie alla sua rivista, presto riconosciuta come la maggiore palestra di idee e di discussione aperta, di analisi dei problemi italiani e di informazione sulle concrete esperienze europee, Turati esercitò una notevole influenza su larghi ambienti intellettuali, e contribuì a formare, come ha scritto in proposito Gaetano Arfé, «il primo e più omogeneo quadro dirigente che il partito socialista abbia avuto, quello che si troverà a costituire il nucleo della corrente riformista e fino al fascismo lo stato maggiore del movimento operaio»": Carlo Lacaita, Rifare l'Italia, Critica sociale, p. 28.
- ^ "Chi ha letto la sua rivista ha visto quanti pseudonimi erano presenti in calce agli articoli che vi erano contenuti: erano di alti funzionari amministrativi. Quindi si era creato un flusso di conoscenze, un rapporto che andava a beneficio della Pa e del corpo politico, che così conosceva i fatti amministrativi: Sabino Cassese, Se la politica soffoca le politiche, Mondoperaio, n. 5/2017, p. 64.
Bibliografia
- Claudio Carotti, "Riformisti e sindacato. Critica sociale e il sindacato dal patto di Roma alla nascita della UIL", M & B Publishing, Milano, 2005;
- Maurizio Punzo "L'esercizio e le riforme" L'ornitorinco, Milano, 2012.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- I sequestri della «Critica Sociale», su criticasociale.net. URL consultato il 27 luglio 2016.
- Sito ufficiale - contiene anche la collezione integrale della Rivista diretta da Filippo Turati (sezione novecento; gli articoli sono consultabili a pagamento)
- Raccolta digitalizzata presso la Biblioteca Gino Bianco (425 fascicoli sfogliabili dal 1891 al 1910)
- Raccolta digitalizzata presso la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea (dal 1897 al 1925; il 1945; dal 1981 al 1991)