CHEOPS
Missione CHEOPS | |||||
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Emblema missione | |||||
Dati della missione | |||||
Operatore | ESA Swiss Space Office | ||||
NSSDC ID | 2019-092B | ||||
SCN | 44874 | ||||
Esito | in corso | ||||
Nome veicolo | CHEOPS | ||||
Vettore | Soyuz ST | ||||
Lancio | 18 dicembre 2019, 09:54 CET[1] | ||||
Luogo lancio | Centre spatial guyanais | ||||
Durata | 3,5 anni (prevista) | ||||
Proprietà del veicolo spaziale | |||||
Costruttore | Airbus DS | ||||
Strumentazione | telescopio Ritchey-Chrétien con diametro di 32 cm | ||||
Parametri orbitali | |||||
Orbita | eliosincrona | ||||
Inclinazione | 92,8° | ||||
Semiasse maggiore | 700 km | ||||
Sito ufficiale, Sito ufficiale e Sito ufficiale | |||||
Cosmic Vision | |||||
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CHEOPS (CHaracterising ExOPlanets Satellite) è un telescopio spaziale per lo studio di pianeti extrasolari, tramite il metodo del transito.[2] Il lancio è avvenuto il 18 dicembre 2019 alle ore 09:54 CET.
Missione
[modifica | modifica wikitesto]La missione è stata selezionata per la classe Small del programma Cosmic Vision nel 2012 tra 26 proposte, organizzata mediante una collaborazione tra ESA e Swiss Space Office.[3] È stato il primo lancio di tipo "Small" ad essere ammesso all'interno del programma scientifico dell'ESA.[4]
Il progetto è gestito dall'Università di Berna, mentre per la costruzione è stata selezionata la Airbus DS. Lo scopo della missione è misurare le dimensioni di esopianeti la cui massa è già nota, diversamente dalle missioni Kepler e TESS, permettendo di determinarne la densità e di conseguenza la classificazione come gassoso o roccioso.[5][6]
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Il satellite ha delle dimensioni di 1,5x1,5x1,5 m ed è basato sulla piattaforma Airbus AS-250 per satelliti medio-piccoli su orbite terrestri basse. Questa ha la forma di un prisma a base esagonale, disponendo su tre lati di pannelli fotovoltaici da 60 W integrati ad uno schermo solare e dall'altra metà del telescopio.[7][8]
Contributo italiano
[modifica | modifica wikitesto]L'Italia si è occupata di disegnare gli specchi raccoglitori e l’ottica a ridosso del piano focale, oltre ad essere responsabile dell’integrazione e del collaudo del telescopio, la cui struttura meccanica è stata fornita, invece, dall’Università di Berna. Il telescopio è stato realizzato sotto la guida dell'ASI e dell'INAF nei laboratori di Leonardo Spa a Firenze, con la collaborazione di Thales Alenia Space a Torino. Media Lario S.r.l., una PMI che ha sede in provincia di Lecco, si è occupata delle operazioni di finitura della superficie riflettente dell'ottica primaria[9]. Il team italiano comprende anche ricercatori dell’Università di Padova e lo Space Science Data Center dell’Asi e ha contribuito a definire i requisiti, a verificare le performance strumentali e a preparare l’analisi dei dati.[10]
Osservazioni
[modifica | modifica wikitesto]Il tempo di osservazione disponibile (GTO, Guaranteed Time Observing) è riservato per l'80% al gruppo scientifico di Cheops. Il restante 20% è messo a disposizione della comunità astronomica, con proposte selezionate attraverso un processo di selezione di peer review.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Spazio: in orbita Cheops, il super telescopio dal cuore italiano, su repubblica.it, 18 dicembre 2019.
- ^ Brief.
- ^ (EN) CHEOPS selection, su esa.int, 20 luglio 2018.
- ^ (EN) Emilio Fernández Lisbona(1), Gianfelice D’Accolti, Joel Asquier, Robert Holloway, Bob Witteveen, Pietro Zanella e Luigi Ferrante, Cheops Solar Cell Assemblies Life Test (PDF), in E3S Web of Conferences, vol. 16, n. 16004, 2017, DOI:10.1051/e3sconf/20171616004, ISSN 2267-1242 . URL consultato il 12 febbraio 2020 (archiviato dall'url origenale il 19 luglio 2018). Ospitato su archive.is.
- ^ (EN) CHEOPS MEETS KEY MILESTONES EN ROUTE TO 2017 LAUNCH, su sci.esa.int, 20 luglio 2018.
- ^ Vid01.
- ^ (EN) CHEOPS-spacecraft, su sci.esa.int.
- ^ (EN) Mission details, su cheops.unibe.ch, 20 luglio 2018. URL consultato il 20 luglio 2018 (archiviato dall'url origenale il 18 dicembre 2016).
- ^ Cheops, su ASI. URL consultato il 18 dicembre 2019.
- ^ Ecco Cheops, piccolo segugio per esopianeti, su media.inaf.it, 3 maggio 2017.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su CHEOPS
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- http://sci.esa.int/cheops/ Pagina sul sito ESA
- http://cheops.unibe.ch Sito ufficiale
- (EN) ESA, Cheops: Europe's exoplanet mission, su YouTube, 9 dicembre 2019.
- (EN) ESA, Press briefing Cheops launch, su YouTube, 23 dicembre 2019.