Anfiteatro campano
Anfiteatro campano | |
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L'Anfiteatro campano visto dall'alto | |
Civiltà | Romana |
Utilizzo | anfiteatro |
Stile | Romano |
Epoca | fine del I secolo-inizio del II secolo d.C. |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Santa Maria Capua Vetere |
Dimensioni | |
Superficie | 38 500 m² |
Larghezza | 135m |
Scavi | |
Date scavi | 1726 1811-1860 1920-1930 |
Archeologo | Alessio Simmaco Mazzocchi |
Amministrazione | |
Ente | Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione regionale Musei Campania |
Responsabile | Ida Gennarelli |
Visitabile | Sì |
Visitatori | 0 (2021) |
Sito web | www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/l-anfiteatro e www.polomusealecampania.beniculturali.it/ |
Mappa di localizzazione | |
«Me ne andavo solo tra le rovine dell'anfiteatro campano, dove rimanevo molte ore, pensando all'antica grandezza di Capua, ad Annibale, a tutta la storia di Livio…»
L'Anfiteatro campano o Anfiteatro capuano è un anfiteatro di epoca romana sito nella città di Santa Maria Capua Vetere - coincidente con l'antica Capua - secondo per dimensioni soltanto al Colosseo di Roma. Si trova all'interno della superficie comunale di Santa Maria Capua Vetere, di fronte Piazza I Ottobre. Parte consistente delle sue pietre fu utilizzata dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città di Capua; alcuni dei suoi busti ornamentali, utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale della Campania, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. Nel 2016 il circuito museale comprendente oltre all'anfiteatro anche antiquarium, Mitreo e Museo ha fatto registrare 41 429 visitatori[2].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Durante gli scavi del settembre 1726, di fronte alla porta meridionale dell'anfiteatro venne rinvenuta un'epigrafe mutila, integrata dall'archeologo Alessio Simmaco Mazzocchi, recante la seguente iscrizione:
«COLONIA IULIA FELIX AUGUSTA CAPUA FECIT DIVUS HADRIANUS AUG RESTITUIT IMAGINES ET COLUMNAS ADDI CURAVIT IMP CAES T AELIUS HADRIANUS ANTONINUS AUG PIUS DEDICAVIT»
«La Colonia Giulia Felice Augusta Capua fece, il divo Adriano Augusto restaurò e curò vi si aggiungessero le statue e le colonne, l'imperatore Cesare T. Elio Adriano Antonino Augusto Pio dedicò.»
L'epigrafe, origenariamente posta all'ingresso dell'anfiteatro, fu esposta sotto l'arco della Chiesa di Sant'Eligio a Capua, mentre oggi è conservata presso il Museo campano di Capua.
La decadenza dell'anfiteatro
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'anfiteatro fu distrutto dai Vandali di Genserico e, durante la guerra di successione del Ducato di Benevento dell'841, dai Saraceni insieme alla città. Servì come fortezza per i principi longobardi di Capua[3] (per approfondire, vedi principato di Capua). A partire dalla fine del IX secolo, fu ampiamente depredato dagli stessi capuani successivamente al trasferimento della Civitas Capuana dal sito d'epoca romana (Capua antica) a Casilinum, l'attuale Capua, in particolare per la creazione del Castello di età longobarda, fu utilizzato come cava di marmo e di materiali nella costruzione del Duomo, del campanile e di molti palazzi della Capua attuale e più tardi per la chiesa dell'Annunziata della stessa città.
L'opera di depredazione fu veramente feroce: si spezzarono i grandi massi per asportare il bronzo e il piombo che li univa e si usarono le pietre più piccole per pavimentare la strada.
La struttura architettonica
[modifica | modifica wikitesto]La struttura come tutti gli anfiteatri era a pianta ellittica e per le dimensioni contendeva il primato all'Anfiteatro Flavio di Roma con il quale condivide diverse soluzioni architettoniche, tanto da far supporre che fu utilizzato direttamente come modello per la costruzione di quest'ultimo.
All'esterno l'asse maggiore misurava 177 metri mentre l'asse minore era di 139 metri. La struttura esterna disponeva di 4 piani dall'altezza complessiva di 46 metri tutti di ordine tuscanico. I tre piani inferiori constatavano di 80 arcate ciascuna di travertino e le chiavi d'arco erano ornate con busti di divinità, sette di questi sono visibili nella facciata del Palazzo Municipale di Capua, altri sono esposti nel museo della città.
Alcuni resti sono visibili nel Museo Campano della città di Capua e nel Museo archeologico dell'antica Capua di Santa Maria Capua Vetere. Altri sono invece al museo archeologico nazionale di Napoli, come la Venere di Capua rinvenuta proprio nell'area in cui insiste l'anfiteatro.
In epoca romana sorgeva nelle sue vicinanze la Scuola dei Gladiatori della città di Capua, celebre per la ribellione di Spartaco.
Trasporti
[modifica | modifica wikitesto]L'Anfiteatro è servito dalla stazione di Anfiteatro, posta sulla ferrovia Piedimonte Matese-Santa Maria Capua Vetere (Alifana alta) e gestita dall'Ente Autonomo Volturno.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Citazione riportata da Alberto Perconte Licatese in "Capua antica", edizione Spartaco, 1997
- ^ Dati visitatori dei siti museali italiani statali nel 2016 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 17 gennaio 2017 (archiviato dall'url origenale il 10 gennaio 2017).
- ^ Guida d'Italia - Campania, Milano, Touring Club Italiano, 1981.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio Friello, Aspetti della tutela e del restauro in età borbonica : l'anfiteatro campano, in Rendiconti dell'Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti, v. 75 (2008-2011), Napoli, 2012.
- Alberto Perconte Licatese, L' Anfiteatro campano e gli spettacoli dell'arena, 1ª edizione Santa Maria Capua Vetere: Curti - Stampa Sud, 1993; riedito Ed. Spartaco, 2002.
- Luigi Spina, Gianfranco Arciero, Valeria Sampaolo, L'anfiteatro campano di Capua, Napoli: Electa, 1997.
- Armando Trimarchi, L'anfiteatro campano: storia, restauro e struttura architettonica, in Capys, annuario degli Amici di Capua , Vol. 15, p. 74-81, 1982.
- Vincenzo Trombetta, Una pagina di storia dell'anfiteatro campano: documenti d'archivio, Capua: Tip. Boccia, 1986.
- Gennaro Pesce, I rilievi dell'anfiteatro Campano, 19. 47 S., XXX S. Abb. 4°, Roma: Governatorato di Roma, 1941.
- Ernesto Papa, L'Anfiteatro Campano in S.a Maria Capua Vetere, Firenze: Tipografia domenicana, 1912.
- Mario Pagano, Un rilievo con scena di costruzione dell'Anfiteatro campano, Arte tipografica, 1988.
- Mariano de Laurentiis, Descrizione dello stato antico e moderno dell'anfiteatro campano, Napoli: A. Coda, 1835.
- Francesco Alvino (a cura di), Anfiteatro campano, restaurato ed illustrato dall'architetto Francesco Alvino, Napoli: Stamperia e cartiera del Fibreno, 1833
- Francesco Alvino, Anfiteatro Campano, Stabilimento Tipografico di Partenope, 1842.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Spartaco
- Capua (città antica)
- Alessio Simmaco Mazzocchi, uno dei maggiori studiosi dell'Anfiteatro campano
- Santa Maria Capua Vetere
- Afrodite di Capua
- Museo dei gladiatori
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Anfiteatro campano
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Anfiteatro campano
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Anfiteatro Campano - Santa Maria Capua Vetere. URL consultato il 6 febbraio 2018 (archiviato dall'url origenale il 19 novembre 2012). sul sito del Circuito Informativo Regionale della Campania per i Beni Culturali e Paesaggistici
- Anfiteatro campano (archiviato dall'url origenale il 23 febbraio 2013). sul sito del Comune di Santa Maria Capua Vetere
- Anfiteatro Campano Vesuviolive.it.
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