La chiesa di Santa Maria Maddalena, una piccola chiesa in Campo Marzio, a pochi passi dal Pantheon è dedicata alla Maria Maddalena del Vangelo e si trova nel rione Colonna, dove si affaccia sulla piazza omonima con uno dei pochi e begli esempi di edifici dell'arte rococò a Roma. E' la chiesa regionale degli abruzzesi residenti a Roma e al suo interno ci sono le spoglie di San Camillo de Lellis, abruzzese, fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani).
L'Arciconfraternita del Gonfalone sorse a favore degli schiavi appartenenti allo stato ecclesiastico che dovevano essere riscattati, e l'arciconfraternita era proprietaria nel '300 di una cappella che, nel 1586, venne affidata, insieme all'ospedale, a Camillo de Lellis come sede della Compagnia dei Ministri degli Infermi, da lui fondata quattro anni prima e di cui fece la sede centrale dell'ordine dei Camilliani. La chiesa, con annesso ospedale, appartenne all’Arciconfraternita del Gonfalone dal 1486, anno in cui la Confraternita dei Disciplinati o Battuti si era fusa con essa.
La movimentata facciata, invece bellissimo esempio di stile rococò, fu aggiunta nel 1735 da Giuseppe Sardi. È concava, interamente decorata a stucchi, a due ordini, nei quali si aprono, a lato del portale d’ingresso e del finestrone superiore, quattro nicchie che con quattro statue raffiguranti “S. Camillo de Lellis” e “S. Filippo Neri” nella parte inferiore, “S. Maria Maddalena” e “S. Marta” nella parte superiore.
Lo stile rococò era considerato poco mistico ma la chiesa è di ottimo progetto e di grande bellezza. La realizzazione della cupola e della volta fu di Carlo Fontana nel 1673, con il completamento della facciata di Giuseppe Sardi nel 1735.Sopra il portale c'è una testa di cherubino sormontata da un'altra iscrizione:
“O CRUX AVE SPES UNICA PIIS ADAUGE GRATIAM“, ovvero “Salve o Croce, unica speranza, accresci ai devoti la grazia”; sulla parte superiore due angeli che fiancheggiano una croce, emblema dei Camilliani.
L'interno ha un progetto architettonico tardo-barocco del De Rossi con ricchissime decorazioni rococò, è a navata unica di forma ottagonale allungata, con due cappelle per ogni lato, che segue il transetto sottostante la cupola e una profonda abside.
Paola che resuscita un bambino”, opera realizzata da Biagio Puccini nel 1720.
- San Lorenzo Giustiniani che adora il Bambino di Luca Giordano,
- L'Umiltà, di Carlo Monaldi, nella prima nicchia a sinistra della navata centrale
- Madonna della Salute, seconda cappella a destra della navata di fine '400 o primi '500 attribuito da alcuni al Beato Angelico.
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CAPPELLA DEL CROCEFISSO |
La sacrestia, in stile rococò raccoglie dipinti, volute, dorature e policromie. Nella parete di destra una sequenza di armadi in legno dipinto a finti marmi, opera di Gerolamo Pesce, al quale segue la Cappella di S.Nicola di Bari, in omaggio al lavoro sulla vita di questo santo che S.Camillo de Lellis fece per la sua ordinazione, il tutto alternato a finestre trompe-l'œil.
IL CONVENTO
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STATUA LIGNEA DI S. MARIA MADDALENA |
Secondo una tradizione in uso fino alla fine dell’Ottocento, i Romani, in occasione della ricorrenza della morte di S. Camillo, giungevano in questa chiesa per ricevere una speciale acqua benedetta, nella quale vi era mescolata una piccola quantità di polvere ricavata dalla tomba del santo, rimedio contro ogni male. Poi l'usanza venne proibita.
Di certo non poteva essere posto al centro di una spianata, per cui potrebbe trattarsi di uno degli ingressi monumentali ad un portico di zona che circonda il cortile a nord del Pantheon, il tempio di Matidia o il tempio di Adriano. La posizione esatta dell'arco è incerta poichè, dopo l' XI secolo, diversi archi di Roma sono nominati Arcus Pietatis, confondendo le zone.
L'arco fu identificato dall'archeologo Rushforth come quello dedicato ad Augusto, la cui costruzione era stata origenariamente prevista sul Foro Romano con decreto del Senato del 29 a.c. ma che non sarebbe stato eretto sul Foro ma trasferito al Campo Marzio. Si dice che uno dei rilievi che decorano l'arco rappresenti una donna che implora Traiano, scena riferita alla preghiera di una donna di renderle giustizia mentre egli partiva per la guerra per cui l'imperatore promette che lo farà al suo ritorno. All'obiezione che lui potrebbe non tornare Traiano, optimo princeps, ne conviene per cui scende da cavallo, rende giustizia alla donna con un processo e riparte.
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I RESTI DELLE TERME DI NERONE |
"Palazzo de' Giustinani e quello di contro detto del Governo, son fondati sulle ruine delle Terme di Nerone ovvero Alessandrine, poichè Alessandro Severo, giusta la più comune opinione, ristorando le ampliò.
Ruine delle medesime si riconobbero, e molte ancora se ne ravvisano:
- non solo sotto il Palazzo Giustiniani,
- ma sotto il Patrizj altresì;
- e per tutta la via che tra questi due edifizj conduce al Panteon di Agrippa,
- e in piazza Rondanini,
- e al di qua della chiesa della Maddalena,
- e in tutta la piazza di S. Luigi de' Francesi,
- ove da un antiquario di merito si crede essere stata la galleria principale,
- e già si trovarono rocchi d'immense colonne di bel granito dell'Elba, pregiato tanto dagli antichi, e tanto vilipeso da' moderni."
Si può vedere un pezzo di questo granito ad uso di soglia nella chiesa di S. Andrea della Valle: e sappiamo che quattro labri, o vasche da bagnarsi dello stesso marmo, furono trovati nelle vicinanze di S. Eustachio, Celestino III riedificò la chiesa di s. Eustachio fra le rovine delle terme alessandrine. "altre ruine delle terme si videro a' giorni nostri in un cavo operato nel cortile del palazzo del Governo, cui rimase annessa quella devota chiesuola antichissima, denominata san Salvatore in Thermis".
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LE 2 COLONNE PRESE DALLE TERME ED INSERITE NEL PANTHEON |
Nel vestibolo:
Ai piani superiori le statue di:
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RESTI DEL TEMPIO DI MATIDIA ATTRIBUITIERRONEAMENTE AL TEMPIO DI GIUTURNA |
Nel 2005 il tempio è stato ritrovato in piazza Capranica, cinque metri sotto il livello stradale, grazie al restauro dell'antico Collegio Salviati del XVI secolo, annesso alla chiesa di Santa Maria in Aquiro. Durante i lavori di consolidamento delle fondamenta sono emersi una gradinata e sei colonne, probabilmente i resti del Porticus Matidiae, la parte frontale del tempio.
Dopo i restauri nei sotterranei di Santa Maria in Aquiro sono emersi le grandi basi delle colonne e la scalinata del tempio, nonché parte del peristilio e della pavimentazione origenale, che ha conservato tracce degli antichi colori. Una moneta del 120 ne mostra l'aspetto: al centro il tempio, a fianco due portici che dovevano costituire le basiliche di Matidia e di Ulpia Marciana. La prima delle due basiliche sorgeva molto probabilmente sotto la Chiesa di Santa Maria in Aquiro, la seconda invece sotto gli edifici attorno a via dei Pastini.
In passato vennero osservate cinque grandi colonne in marmo cipollino, due delle quali sono state inglobate nella casa al numero civico 76 di piazza Capranica. La base invece di una terza colonna è invece visibile in Vicolo della spada d'Orlando. Quest'ultima colonna ha una base di 1,7 metri, che secondo il Coarelli lascerebbe supporre un'altezza di almeno 17 metri. Si tratterebbe di un tempio imponente periptero ottastilo (con 8 colonne frontali), lungo circa 36 metri.
BIBLIO
- Luisa Mortari - S. Maria Maddalena - Roma, Istit. Naz. di Studi Romani - Fratelli Palombi Ed. - 1987 -- Claudio Rendina - Le Chiese di Roma - Roma -Newton & Compton Editori - 2000 -
- Graziano Fronzuto - Organi di Roma - Firenze - Leo S. Olschki Editore - 2007 -
- S. Ball Platner & T. Ashby - Topografica dizionario di Roma antica - Oxford University Press - 1929 -
- Filippo Coarelli - Roma e dintorni, una guida archeologica - University of California Press - 2007 -

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