Vittorio Giannattasio

Vittorio Giannattasio (San Giuseppe Vesuviano, 13 agosto 1904Mar Mediterraneo, 29 marzo 1941) è stato un militare e marinaio italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Vittorio Giannattasio
NascitaSan Giuseppe Vesuviano, 13 agosto 1904
MorteMar Mediterraneo, 29 marzo 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Marina
GradoCapitano di fregata in servizio permanente effettivo
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Punta Stilo
Battaglia di Capo Matapan
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1920-1941)[1]
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Biografia

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L'incrociatore pesante Zara in una foto del 1938.

Nacque a San Giuseppe Vesuviano (Napoli) il 13 agosto 1904.[2] Attratto dal mare, all'età di 13 anni entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno conseguendo la nomina a guardiamarina nel luglio 1922.[2] Fu promosso sottotenente di vascello nel gennaio del 1924 e tenente di vascello nel 1927, e specializzandosi nella Direzione del Tiro divenendo insegnante di artiglieria e balistica presso l'Accademia Navale negli anni 1931-1934.[3] Promosso capitano di corvetta nel 1936, si imbarcò dapprima sull'incrociatore pesante Gorizia con l'incarico di 1° direttore del tiro e nel 1938 ebbe il comando di una squadriglia di torpediniere, alzando la sua insegna sulla torpediniera Cassiopea.[2] Promosso capitano di fregata nel 1939, venne nuovamente destinato all'Accademia Navale con l'incarico di insegnante al Corso di specializzazione D.T. Con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, si imbarcò, a domanda e con l'incarico di vicecomandante, sull'incrociatore pesante Zara, a bordo del quale si distinse nella battaglia di Punta Stilo (10 luglio 1940).[2] Nello scontro notturno di Capo Matapan sulla notte del 28 marzo 1941 lo Zara rimase gravemente danneggiato e con incendi a bordo.[2] Con l'incrociatore impossibilitato a manovrare, all'ordine di autoaffondamento impartito dal comandante Luigi Corsi si portò immediatamente, seguito dall'ufficiale addetto al deposito sottotenente del C.R.E.M. Umberto Grosso, nella santabarbara provvedendo all'innesco degli esplosivi. Morì nell'immane esplosione avvenuta alle ore 02:30 circa del mattino del 29 marzo.[2]

Il capitano Giannattasio fu insignito di medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] La Regia Marina volle subito onorarne il nome, assegnandolo ad un cacciatorpediniere della Classe Comandanti Medaglie d'Oro che non fu mai completato a causa della vicende armistiziali dell'8 settembre 1943.[2]

Onorificenze

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«Comandante in 2ª di incrociatore, fedele, intelligente, appassionato collaboratore del suo comandante, quando la nave, sotto il tiro a brevissima distanza dei grossi calibri di una squadra nemica comprendente più navi da battaglia, veniva smantellata e incendiata, era dovunque fosse maggiore il pericolo, pronto per riparare un’avaria, per domare un incendio. Vicino all’ammiraglio e al comandante, quando venne deciso l’abbandono della nave, riunì a poppa i superstiti per l’estremo saluto, li rincuorò, li animò, ne curò la salvezza. Di sé non ebbe pensiero, perché la sua opera non era compiuta. All’ordine del comandante di affondare la nave, cercò e subito trovò un compagno che si calasse con lui nel deposito delle munizioni. Scesero insieme nella Santa Barbara, diedero fuoco alle cariche e non tornarono più. Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941.[4]»
— Regio Decreto 18 maggio 1942.

Bibliografia

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  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 622.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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