Spedizione di Spagna
La Spedizione di Spagna (1823) consistette nella campagna militare condotta nel 1823 dal Regno di Francia di Luigi XVIII, che ristabilì il potere assoluto del re Ferdinando VII.
Antefatti
Ferdinando VII era divenuto sovrano dopo la vittoriosa conclusione della cosiddetta Guerra d'indipendenza spagnola, che costrinse alla fuga il fratello di Napoleone il Grande, divenuto re di Spagna con il titolo di Giuseppe I. Ferdinando, allora prigioniero in Francia, rientrò in Spagna il 24 marzo 1814, abolì la costituzione del 1812 e, il 10 maggio, dissolse le Camere.
Le Cortes di Cadice
La dura reazione anti-liberale provocò, nel gennaio del 1820, una rivolta fra i militari concentrati nella città di Cadice e pronti ad essere imbarcati per le Americhe, a reprimere la grande insurrezione bolivariana. A questa prima sollevazione, guidata dal colonnello de Riego, seguì una seconda sommossa in Galizia, poi estesa a molte altre provincie. Ferdinando si vide costretto a reintrodurre la Costituzione di Cadice, con solenne giuramento avvenuto in Madrid, il 10 marzo 1820.
Iniziò così il cosiddetto Triennio Liberale (o Triennio Costituzionale), nel corso del quale il sovrano assistette alla progressiva abolizione dei principali istituti assolutistici, inclusa l’antica Inquisizione. Fra le prime mosse s’ha da registrare la cacciate dei Gesuiti, 22 dei quali vennero sgozzati a Madrid, nel 1822, stabilendo un pericoloso precedente, che avrà tragici seguiti, sino alla Guerra civile spagnola.
Ferdinando, tuttavia, non rinunciava a tentativo di restaurazione (Regencia de Urgel, sommossa della Guardia Real nel luglio del 1822, soffocata dalla Milicia Urbana di Madrid). Egli non si trattenne, neppure, dal fare appello alla Santa Alleanza, a tutela dell’ordine stabilito dal Congresso di Vienna.
L’intervento Francese
Gli obiettivi di Luigi XVIII
La posizione periferica della Spagna, tuttavia, esludeva ogni interesse all’intervento dei grandi imperi austriaco e russo. Delle due potenze tradizionalmente coinvolte nella politica spagnola, l’Inghilterra aveva, semmai, interesse ad un successo della bolivariana.
Non restava, quindi, che la Francia di Luigi XVIII. La quale aveva almeno tre ottimi motivi per sostenere un simile, oneroso, intevento: (i) la solidarietà dinastica, essendo entrambe i sovrani appartenenti al ramo principale della casa dei Borbone, (ii) il desiderio di ribadire la potenza del Regno, dopo la disastrosa conclusione delle guerre della sesta e della settima colazione, (iii) il desiderio di mostrare l’avvenuto, totale, allineamento al rinnovato ordine europea della restaurazione. Tali concetti non erano propri solamente del monarca, ma anche di brillanti intellettuali, quali il sommo Chateaubriand.
Il Congresso di Verona
La ratifica di tale situazione venne al Congresso di Verona, tenuto il 9-14 ottobre 1822 nella città allora parte del Lombardo-Veneto austriaco. Presenti il padrone di casa, cancelliere Metternich, lo Zar, il ministro prussiano von Hardenberg. I due principali contendenti erano la Francia, rappresentata dal duca di Montmorency e dal Chateaubriand, che chiedeva il consenso all’intervento, nonché il vincitore di Waterloo duca di Wellington, che tale intervento intendeva impedire.
Le potenze di Vienna erano tutte ben conscie che l’intervento avrebbe fatto cessare quello stato di minorità politica in cui la Francia giaceva sin dal 1815. Un cambiamento che Londra faceva fatica ad eccettare, condizionata, in questo, anche dall’oggettivo interesse almantenimento a Madrid di un governo non radicalmente ostile alle libertà delle colonie americane.
Ma Wellington si trovò isolato e nemmeno la minaccia (attuata) di non ratificare alcuna decisione contraria ebbe effetto. Vienna, Berlino e San Pietroburgo, al contrario, incoraggiarono Parigi a condividere il loro ruolo di gendarme dell’ordine europeo. Cosicché Luigi XVIII ebbe via libera.
Il pericolo giacobino
La spedizione era, anche, il mezzo per Parigi di dimostrare il riconquistato consenso presso la propria opinione pubblica. Tanto più che l’esercito francese era largamente composto da quadri ed ufficiali che avevano servito sotto l’Imperatore.
Questo era l’aspetto che maggiormente preoccupava i nuovi alleati della Francia. Tanto che lo Zar Alessandro I arrivò a proporre l’invio di un enorme corpo di spedizione russo, forte di ben 150'000 uomini, da stanziare in Germania e nel Regno di Sardegna, al fine di coprire la spedizione francese in Spagna rispetto a possibili moti insurrezionali giacobini in Francia, ovvero in Spagna (cioè all’interno dello stesso corpo di spedizione).
La proposta non ebbe alcun esito, tanto poco le corti occidentali desideravano un ritorno della potenza russa in Europa. Ma avrebbe inaugurato un assai pericoloso precedente, tale da introdurre nuove variabili nello stesso risorgimento italiano.
In ogni caso, Luigi XVIII sapeva di giocarsi, nell’impresa, il destino del regno.
La spedizione
Iniziò, così, l'intervento dell’esercito francese dei Centomila Figli di San Luigi, guidata dal duca d’Angoulême (figlio di Carlo X e, quindi, nipote di Luigi XVIII) con l’obiettivo dichiarato di "preservare il trono di Spagna ad un discendente di Enrico IV e riconciliare quel bel regno con l’Europa" "nel nome di San Luigi".
La spedizione francese era estremamente numerosa, composta com’era da ben 95'000 uomini. Partita nella primavera del 1823, passò i Pirenei in aprile. Ebbe alcuni scontri con forze spagnole in Catalogna, comandate dal Francisco Espoz y Mina, il quale, però, non ebbe alcun sostegno dalla popolazione e fu forzato a ritirarsi.
Il d’Angoulême, proseguì, quindi, una facile marcia sino a Madrid, raggiunta il 24 maggio, ove venne trionfalmente accolto.
Nel frattempo il governo liberale aveva prese formalmente prigioniero Ferdinando e lo aveva condotto seco nella città-fortezza di Cadice, grande centro commerciale e centro della rivolta liberale.
Lì giunsero anche i francesi, che cominciarono un assedio, condotto con l’appoggio di una grandissima flotta, forte 67 navi da battaglia. L'assedio si concluse il 31 agosto quando, dopo la vittoriosa conquista di due forti all’imbocco della penisola a 12 km. da Cadice, nota come battaglia del Trocadero (cui partecipò anche Carlo Alberto di Savoia), la città venne costretta alla capitolazione.
I relativi patti prevedevano che Ferdinando avrebbe mantenuto la famosa costituzione e rinunciato alla vendetta. In cambio venne liberato, e la città consegnata.
Conseguenze del conflitto
Ritorno della Francia sulla scena politica europea
La Francia aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi. Luigi XVIII era riuscito laddove persino Napoleone aveva fallito.
Chateaubriand, ambasciatore in Spagna al seguito del corpo di spedizione, avrebbe commentato nelle sue 'Memorie d’Oltre Tomba': Attraversare d’un passo le Spagne, riuscire dove Buonaparte aveva fallito, trionfare sullo stesso suolo ove le armi dell’uomo fantastico aveva subito dei rovesci, fare in sei mesi quel che lui non aveva potuto fare in sette anni, era un vero prodigio!. E l’esercito, largamente imperiale, aveva seguito fedelmente un Borbone.
Al ritorno a Parigi, il duca d’Angoulême venne acclamato dalle folle: la monarchia dei Borbone acquisiva una rinnovata legittimità, mentre si affrancava dai suoi vincitori-protettori e rientrava da protagonista nella grande politica europea.
Congelamento della politica spagnola
Unico neo della vicenda fu il successivo comportamento del truce Ferdinando VII, il quale cominciò subito, il 1 ottobre 1823, decretando la abolizione di ogni norma o legge approvata nel corso dei tre anni precedenti (ciò che non poteva dispiacere ai francesi) e continuò vendicandosi dei suoi carcerieri con una brutale ferocia, a dispetto dei capitolati di resa. Ciò che dispiaque moltissimo, tanto da costringere il d’Angoulême, impedito ad intervenire per non imbarazzare ulteriormente un uomo nel nome del quale s’era condotta la spedizione, a rifiutare le decorazioni spagnole che questi, in ricompensa dei servizi resi, gli offriva.
Ferdinando VII, infatti, ristabilì il proprio potere assoluto. Vennero eliminati tutti i cambi del Trienni Liberale, con l'unica eccezione dell'Inquisizione. Ed ebbe inizio quello che è normalmente ricordato come la Década Ominosa (1823-1833), caratterizzata da una durissima repressione dei Liberali, che si sarebbe risolto, dopo la morte del sovrano, nelle successive guerre carliste.
A questo periodo di grave debolezza costituzionale risale la scomparsa dell'antico Impero coloniale spagnolo (ad eccezione di Cuba, Porto Rico, Santo Domingo e, in Asia, di Filippine, Marianne e le Isole Caroline, nell'Oceano Pacifico). Questi sarebbero stati persi solo nel 1898, a seguito della brutale guerra coloniale di aggressione, condotta dal presidente McKinley e da Theodore Roosevelt, passata alla storia come Guerra ispano-americana.