Obice 280 mm
Obice 280 mm Obice 280 mm tipo A,C e K Obice 28 GRC Ret | |
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Un esemplare a piazza Dante, Trento | |
Tipo | Obice |
Impiego | |
Utilizzatori | Regno d'Italia Impero giapponese |
Conflitti | Guerra russo-giapponese prima guerra mondiale seconda guerra mondiale |
Produzione | |
Costruttore | Ansaldo e Arsenale militare di Osaka |
Descrizione | |
Peso | obice 17900 kg affusto 16170 kg |
Rigatura | sinistrorsa progressiva, 64 righe |
Calibro | 280 mm |
Tipo munizioni | granata esplosiva |
Peso proiettile | 218 kg (granata in acciaio, carica TNT)
234,7 kg (granata ghisa carica TNT e schneiderite) |
Velocità alla volata | 460 m/s |
Gittata massima | 11600 m |
Elevazione | −14° +50° |
Angolo di tiro | 360° |
Corsa di rinculo | 1700 mm |
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L'Obice da 280 mm fu un pezzo d'artiglieria a retrocarica progettato dalla ditta inglese Armstrong Whitworth. Fu adottato dal Regno d'Italia nelle versioni con canna di differente lunghezza, da cui le denominazioni "Mortaio da 280/9", "da 280/10", "da 280/11" e "Obice da 280/16".
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Prodotto su licenza anche nel Regno d'Italia dalla Ansaldo fin dal 1890, come "obice 28 GRC Ret"[1], questo pezzo a retrocarica iniziò ad equipaggiare le batterie da costa del Regio Esercito.
Nello stesso periodo in Giappone, nell'ambito di una politica di riarmo generale, fu ingaggiato il maggiore Pompeo Grillo, specialista in artiglieria pesante, dall'aprile 1884, affinché aiutasse i nuovi cantieri di Osaka nella costruzione di artiglierie.[2][3]
Così la stessa arma iniziò a essere prodotta in Giappone a Osaka. La produzione, dopo due anni di test, iniziò nel 1886.
Fu estesamente utilizzato dai giapponesi nell'assedio di Port Arthur.[4] E, sia in Italia che in Giappone, fu impiegato nella difesa costiera.
Nella prima guerra mondiale, furono schierate sul fronte dell'Isonzo nel 1917, e molte furono catturate nell'offensiva di Caporetto.
L'obice slittava di 1,7m, in rinculo, sull'affusto, frenato da freni di rinculo idraulici, posti sotto l'affusto. Veniva montato in piazzole scoperte con un sottoaffusto pivotante in grado di fornire un brandeggio di 360°. Il Giappone li usò nel 1914 nell'Assedio di Tsingtao allora colonia tedesca.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Nella terminologia militare italiana ottocentesca veniva indicato il calibro approssimato al centimetro, seguito da una sigla che indicava le caratteristiche della canna, ovvero A se in acciaio, B se in bronzo e G o F se in ghisa (detta anche ferraccio), C se rinforzata con cerchiatura in acciaio, R se rigata. L'ultima abbreviazione indica che l'arma era a retrocarica [1] Archiviato il 15 settembre 2009 in Internet Archive..
- ^ Ushisaburō Kobayashi, Military Industries of Japan, Oxford University Press, 1922, p. 43).
- ^ T. A. Brassey (a cura di), The Naval Annual 1892, città, Harvard College Library, 1892, p. 292.
- ^ Luigi Giannitrapani, Le operazioni intorno a Port Arthur nell'anno 1904, in Rivista di artiglieria e genio, XXIII, IV, 1906, p. 141.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Obice 280 mm
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Scheda tecnica del 280/9., su regioesercito.it.
- Scheda tecnica dei 280/10, 280/11 e 280/16., su regioesercito.it.
- Storia della collaborazione italo-giapponese in merito a quest'arma. (PDF), su storiaartecultura.it. URL consultato il 20 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2012).