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Olduvaiano

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"Olduvaiano" è una definizione antropologica che indica un complesso industriale di produzione di strumenti di pietra risalente al Paleolitico inferiore. Prende il nome dal sito archeologico della Gola di Olduvai in Tanzania.[1]

Chopper Olduvaiano
Chopper con margine semplice.
Lavorazione del chopper.
Pietra lavorata su entrambe le facce non rifinita.

Il termine è utilizzato per indicare la più antica industria litica ad oggi individuata e definita dagli archeologi. Due sono i principali strumenti propri dell'Olduvaiano: il Chopper, sono manufatti che presentano un margine tagliente, e i bifacciali, che presentano due margini taglienti.

Gli insiemi litici olduvaiani mostrano una sensibile variabilità da sito a sito nelle frequenze percentuali delle categorie di strumenti, non correlata con la posizione cronologica.

La collocazione temporale

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Attualmente si ritiene che la produzione olduvaiana interessi diverse specie ominine, anche se i ritrovamenti del sito archeologico di Nyayanga in Kenya, hanno portato gli studiosi a ritenere che gli strumenti propri dell'olduvaiano potessero essere, se non prodotti, quantomeno utilizzati dai Paranthropus[2].

Gli autori non sono concordi nel riconoscere gli artefici dei più antichi manufatti di pietra: se l'attività strumentale sia esclusiva di Homo habilis oppure sia stata appannaggio anche di altri ominidi. La seconda ipotesi pare meno probabile per vari motivi[senza fonte]:

  • la relativa uniformità della tradizione tecnologica dell'Olduvaiano;
  • l'evoluzione dell'Olduvaiano, nella quale non sono distinguibili linee divergenti;
  • l'associazione tra forme umane derivate da Homo habilis e industrie litiche di derivazione olduvaiana (acheuleano).

Gli scavi di Nyayanga hanno comunque retrodatato a 2.8 milioni di anni fa il limite superiore del periodo[2], che arriva fino a mezzo milione di anni fa.

Alla fase più antica succede una fase evoluta, caratterizzata da choppers evoluti, che preannunciano i bifacciali e gli hacheraux dell'Acheuleano. Su questa base tipologica, gran parte degli autori sostiene la derivazione dell'Acheuleano dell'Africa dall'Olduvaiano, tesi rafforzata dal ritrovamento di giacimenti dell'Africa orientale, nei quali è documentata la sequenza Olduvaiano-Acheuleano.[senza fonte]

  • Nella Gola di Olduvai in Tanzania, che ha dato il nome alla facies culturale, i cui reperti litici sono datati a 2,5 milioni di anni fa, è stato scoperto un esemplare di Australopithecus boisei.
  • A Nyayanga in Kenya, dove sono stati ritrovati manufatti litici olduvaiani datati a 2,8 milioni di anni fa, sono stati trovati due denti riferibili ad individui del genere Paranthropus[2].
  • Ad Aïn Hanech in Algeria, oltre una ventina di ossa animali mostrano evidenti segni di macellazione prodotti da manufatti litici, datati a 1,77 milioni di anni fa[3], e nel vicino sito di Aïn Boucherit, dove gli strumenti litici ritrovati sono stati datati a 2,4 milioni di anni fa.[4]

Se prima dei ritrovamenti dei reperti di Aïn Boucherit in Algeria, datati a 2,4 milioni di anni fa, gli studiosi erano generalmente concordi nel ritenere che la cultura Olduvaiana si fosse formata nell'Africa orientale circa 2,8 milioni di anni fa, e da qui si fosse quindi diffusa verso il nord Africa, sulla base dei ritrovamenti nel sito di Aïn Hanech, in Algeria, dove erano stato scoperti reperti datati a 1,77 milioni di anni fa, oggi si discute se per l'Olduvaiano sia possibile continuare a ipotizzare l'esistenza di un unico centro di iradiazione, o se si debba invece indagare sulla possibilità che in effetti si tratti di due distinte facies culturali.[4]

  1. ^ olduvaiano, su treccani.it. URL consultato il 17 gennaio 2024.
  2. ^ a b c È in Kenya il sito archeologico che svela l’alba della tecnologiaa, su lescienze.it. URL consultato il 17 gennaio 2024.
  3. ^ (EN) Mathieu Duval, Mohamed Sahnouni, Josep M. Parés, Jian-xin Zhao, Rainer Grün, Salah Abdessadok, Alfredo Pérez-González, Abdelkader Derradji e Zoheir Harichane, On the age of Ain Hanech Oldowan locality (Algeria): First numerical dating results, in Journal of Human Evolution, vol. 180, 2023, DOI:10.1016/j.jhevol.2023.103371.
  4. ^ a b (EN) Mohamed Sahnouni, Josep M. Parés, Mathieu Duval, Isabel Cáceres, Zoheir Harichane, Jan van der Made, Alfredo Pérez-González, Salah Abdessadok, Nadia Kandi, Abdelkader Derradji, Mohamed Medig, Kamel Boulaghraif e Sileshi Semaw, 1.9-million- and 2.4-million-year-old artifacts and stone tool–cutmarked bones from Ain Boucherit, Algeria, in JScience, vol. 362, 2018, pp. 1297-1301, DOI:10.1126/science.aau0008.
  • Braidwood, Robert J., Prehistoric Men.
  • Domínguez-Rodrigo, M., T. R. Pickering, S. Semaw, and M. J. Rogers. 2005. Cutmarked bones from Pliocene archaeological sites at Gona, Afar, Ethiopia: Implications for the function of the world's oldest stone tools. Journal of Human Evolution 48:109–121.
  • Edey, Maitland A., The Missing Link, Time-Life Books, 1972.
  • Schick, Kathy D.; Toth, Nicholas, Making Silent Stones Speak', Simon & Schuster, 1993, ISBN 0-671-69371-9
  • Semaw, Sileshi, 2000: The worlds oldest stone artefacts from Gona Ethiopia: Their implications for understanding stone technology and patterns of human evolution between 2.6–1.5 million years ago, Journal of Archaeological Science, 27: 1197-1214.
  • Isaac, Glynn and Harris, JWK The Scatter between the Patches 1975
  • Isaac, Glynn The Food Sharing Behavior of Protohuman Hominids Scientific American 238(4):90–108. 1978
  • Binford, Lewis Searching for Camps and Missing the Evidence: Another Look at the Lower Paleolithic 1987
  • Toth, Nicholas The Oldowan reassessed: a close look at early stone artifacts Journal of Archaeological Science 1985

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