Pons Sublicius
Pons Sublicius | |
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Struttura del Pons Sublicius secondo la ricostruzione di Luigi Canina. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Città | Roma |
Attraversa | Tiberis |
Coordinate | 41°53′04″N 12°28′36″E |
Dati tecnici | |
Tipo | ponte ad arco |
Materiale | legno e pietra |
Realizzazione | |
Costruzione | ...-VII secolo a.C. |
Mappa di localizzazione | |
Il Pons Sublicius è stato il più antico ponte di Roma.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Descrizione e posizione
[modifica | modifica wikitesto]Il Pons Sublicius collegava Roma con la riva destra del Tiberis e la via del sale; secondo la tradizione, era stato costruito nel VII secolo a.C. sotto il regno di Anco Marzio.
La costruzione, interamente in legno e inizialmente sostenuta da pali (in latino: sublicae[2][3] da cui il termine sublicius, cioè "sorretto da pali"), ritenuta in ciò simile a quella del successivo Ponte di Cesare sul Reno, si trovava plausibilmente in prossimità del Foro Boario, a valle dell'isola Tiberina, in un punto poco profondo che in precedenza era stato anche usato come guado.[4] Un'illustrazione di Friedrich Polack del 1896 ne mostra probabilmente la posizione corretta, sebbene l'autore in quel punto raffiguri un semplice molo.[A 1]
Il ponte non compare in nessuno dei frammenti della Forma Urbis Severiana.[1]
L'impresa di Coclite
[modifica | modifica wikitesto]Tito Livio narra che, intorno al 509 o 508 a.C., Orazio Coclite abbia affrontato sul Pons Sublicius il nemico etrusco guidato da Porsenna, che intendeva riportare al potere il tiranno rovesciato, Tarquinio il Superbo.
«Qui positus in statione pontis, cum captum repentino impetu Ianiculum atque inde citatos decurrere hostes vidisset trepidamque turbam suorum arma ordinesque relinquere, reprehensans singulos, obsistens obtestansque deum et hominum fidem testabatur nequiquam deserto praesidio eos fugere: si transitum pontem a tergo reliquissent, iam plus hostium in Palatio Capitolioque quam in Ianiculo fore. Itaque monere, ut pontem ferro, igni, quacumque vi possent, interrumpant; se impetum hostium, quantum corpore uno posset obsisti, excepturum.»
«Mentre si trovava alla guardia del ponte vide che, con un attacco improvviso, i nemici si erano impossessati del Gianicolo e da lì si precipitavano giù a perdifiato, mentre i suoi spaventatissimi compagni abbandonavano le postazioni e gettavano le armi. Allora, biasimando ogni singolo uomo, si oppose alla loro ritirata appellandosi agli uomini e agli dèi, asserendo l'inutilità della fuga dopo aver abbandonato le loro postazioni: Affermò che se avessero attraversato il ponte lasciandolo alle spalle, presto ci sarebbero stati più nemici sul Palatino e sul Campidoglio che sul Gianicolo. Così li ammonì a distruggerlo col ferro, col fuoco o con qualsiasi altro metodo efficace: lui stesso avrebbe intercettato l'attacco dei nemici, nei limiti della resistenza di un uomo solo.»
Livio racconta come Coclite, aiutato, mentre gli altri si davano alla fuga, da due soli suoi compagni, Spurio Larcio e Tito Erminio Aquilino, abbia fronteggiato l'urto del nemico e sia sfuggito alle truppe di Porsenna gettandosi nel Tevere solo dopo che il ponte fu abbattuto e l'assalto dei nemici fu fermato.[5]
Orazio Coclite è rappresentato su una moneta di Antonino Pio mentre, con indosso la propria armatura, attraversa a nuoto il Tevere, mentre il pons Sublicius è stato ormai interrotto; in base alla legenda del dritto, ov'è riportata la scritta antoninus avg pi-us pp tr p cos iii[6] (il terzo consolato di Antonino Pio ebbe luogo nel 140), la moneta è databile tra il 140 e il 143.
Nel XVI secolo Tommaso Laureti ha realizzato un affresco nel palazzo dei Conservatori di Roma, in cui sono raffigurate in modo molto dettagliato la battaglia per il ponte e la sua struttura in legno.
Il ponte fu successivamente ricostruito, ma la costruzione fu modificata: la sovrastruttura poteva essere facilmente rimossa in caso di attacco e in seguito sostituita. Tacito, nelle sue Historiae, ci informa di un'inondazione che nel 69 d.C. distrusse il ponte;[7] eventi analoghi avevano già spazzato via il ponte, ricostruito ogni volta, nel 60 a.C., nel 32 a.C., nel 23 a.C. e nel 5 d.C..[8] Non è chiaro quando, ma sappiamo da Servio Mario Onorato, un grammatico del IV secolo, che a quel tempo il vecchio ponte di legno era stato ricostruito in pietra.[9] Notizie del ponte si hanno almeno fino alla metà del V secolo.[10] Alla fine del XIX secolo, in corrispondenza del colle Aventino, risultavano ancora visibili le rovine di alcuni piloni di un vecchio ponte, demoliti nel 1878, che potrebbero corrispondere con i resti di un Sublicius lapideus.[11]
Gaio Gracco
[modifica | modifica wikitesto]Anche il tribuno Gaio Gracco ha legato il suo nome al Pons Sublicius. Inseguito, si gettò dal ponte quando i suoi oppositori stavano prendendo il sopravvento, morendo in un boschetto nelle vicinanze.[12] In precedenza sul ponte aveva già avuto luogo una lotta tra i suoi inseguitori e i suoi difensori.
Religione e rituali
[modifica | modifica wikitesto]Il Pons Sublicius era sotto la protezione dei pontifices (essi infatti prendono il nome dal ponte). Alle Idi di marzo, una processione si spostava dal tempio di Servio Tullio fin sul Pons Publicius, dal quale venivano gettate nel Tevere statue di uomini incatenati. Probabilmente questo rituale bellicoso - i nemici venivano simbolicamente distrutti - potrebbe essere di epoca etrusca. Per conto di prigionieri viventi, il 15 maggio (Idus Maius) dal ponte venivano gettate nel Tevere anche delle statuette impagliate, i cosiddetti Argei.
Il ponte moderno
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1919, poco a valle del ponte vecchio, l'architetto Marcello Piacentini costruì un nuovo ponte, che venne denominato Ponte Sublicio. Collega tra loro Piazza di Porta Portese a Trastevere con Piazza dell'Emporio a Testaccio.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- Annotazioni
- ^ Gli ultimi resti del ponte potrebbero essere stati rimossi solo verso la fine del XIX secolo e potrebbero aver influenzato la rappresentazione del Polack.
- Fonti
- ^ a b Tucci, p. 177.
- ^ Dionigi, Antichità romane, Libro III, 45.
- ^ Plutarco, Numa, 9, 2-3.
- ^ Ancora oggi la collocazione precisa del ponte non è conosciuta, in Tucci, p. 177.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro II, 10.
- ^ Cohen, A Dictionary of Roman Coins, Republican and Imperial (PDF), su inumis.com, 1889, p. 283. URL consultato il 26 aprile 2020.
- ^ Tacito, Historiae, Libro I, 26.
- ^ p. 201.
- ^ In uno dei Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, Servio definisce lapideus, cioè fatto in pietra, il Pons Sublicius, in Tucci, p. 202.
- ^ Tucci, p. 205.
- ^ Tucci, pp. 185, 203.
- ^ (EN) Caius Gracchus, su classics.mit.edu. URL consultato il 17 aprile 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, Libro III.
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro II.
- Plutarco, Vite parallele, Gaio Gracco e Numa.
- Tacito, Historiae.
- Fonti secondarie
- (FR) Joël Le Gall, Le Tibre, fleuve de Rome dans l'Antiquité, Parigi, Presses universitaires de France, 1953.
- (EN) Luigi Tucci, The Pons Sublicius: a reinvestigation, in Memoirs of the American Academy in Rome, vol. 56-57, 2011, pp. 177-212, ISSN 2329-1168 .
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ponte Sublicio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Pons Sublicius, su Structurae.
- (DE) Pons Sublicius, su Arachne.
- Antichità romane, Libri I - III
- (LA) Ab Urbe condita libri, Libro II, su thelatinlibrary.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 304910610 · BAV 497/20780 |
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