Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/L

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Giovanni Boccaccio - La caccia di Diana e le Rime (1914)

L. L’obscure fami e i pelagi tyrrheni

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[p. 86 modifica]

L.

L’obscure fami e i pelagi tyrrheni¹,
     E pigri stagni et li fiumi correnti,
     Mille coltella et gl’incendii cocenti,
     Le travi e i lacci e ’nfiniti veneni,
     L’horribil rupi et massi, e’ boschi pieni5
     Di crude fere et di malvagie genti,
     Vegnon², chiamate da’ sospir dolenti,
     Et mille modi da morire obsceni.

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Et par ciascun mi dica: Vienne, ch’io
     Sono per scaprestarti³ in un momento10
     Da quel dolor nel quale Amor t’invischia.
     Ond’io a molti⁴ incontro col desio
     Talor mi fo, com’huom che n’ò talento;
     Ma poi la vita trista non s’arrischia.

Note

↑ Del mar Tirreno. Il sonetto si rivela per quest’accenno stesso composto in Napoli.
↑ Innanzi alla mente.
↑ Cfr. p. 86, n. 2.
↑ Dei modi da morire enumerati nelle quartine.

[1] Del mar Tirreno. Il sonetto si rivela per quest’accenno stesso composto in Napoli.

[2] Innanzi alla mente.

[3] Cfr. p. 86, n. 2.

[4] Dei modi da morire enumerati nelle quartine.

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Note

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