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Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/48

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(48)

Tutta allor mareggiò di cittadino
Sangue la Gallia: ed in quel sangue il dito
78Tinse il ladro, il pezzente e l’assassino;

E in trono si locò vile marito
Di più vil libertà, che di delitti
81Sitibonda ruggía di lito in lito.

Quindi proscritte le città, proscritti
Popoli interi, e di taglienti scuri
84Tutte ingombre le piazze, e di trafitti.

O voi che state ad ascoltar, voi puri
Spirti del ciel, cui veggio al rio pensiero
87Farsi i bei volti per pietade oscuri;

Che cor fu il vostro allor che per sentiero
D’orrende stragi inferocir vedeste
90E strugger Francia un solo, un Robespiero?

Tacque; e al nome crudel su l’auree teste
Si sollevâr le chiome agl’immortali,
93Frementi in suon di nembi e di tempeste.

Gli angeli il volto si velâr coll’ali,
E sotto ai piedi onnipossenti irato
96Mugolò il tuono, e fiammeggiâr gli strali.

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