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rarsi: onde, come in un organismo in dissoluzione, l’unità centrale diventa ogni giorno più inadeguata al suo compito e le forze elementari che da ogni parte insorgono, minacciano di mandare in putrefazione l’intiero organismo sociale.
Questo rivela, agli occhi del clinico spietato, un male grave ed antico, una specie di affezione costituzionale, il cui esito è senza dubbio molto problematico. E le cause di questo grave stato non vanno cercate in fenomeni recenti che, come per esempio la guerra, sono stati essi medesimi indice ed effetto di condizioni più generali e più antiche e che in ogni caso non hanno creato, ma, accelerato e intensificato ciò che non avrebbe tardato anche senza di essi a rivelarsi. L’origine immediata del presente stato di cose va cercata nella riforma liberale che dal 1790 al 1850 circa ha parzialmente sostituito anche presso di noi all’antica costituzione ecclesiastica e feudale un nuovo ordinamento fondato essenzialmente sul concetto della libertà politica e civile e della eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Noi non possiamo anche ora, a tanta distanza di tempo, che riconoscere con gratitudine il valore di una riforma che ha liberato i nostri padri e noi da un giogo intollerabile: le anime generose che hanno ad essa consacrato le loro forze e la loro vita meritano che noi le ricordiamo con riconoscenza imperitura. Ma questo movimento aveva un vizio di origine: esso era un movimento puramente negativo. L’affermazione della libertà e della uguaglianza politica e civile fu una liberazione da privilegi odiosi ed ingiusti: essa distruggeva un ordine economico e politico non più corrispondente alla nuova anima sociale, ma non vi sostituiva nulla di nuovo in cambio: fedele all’ottimismo superficiale della filosofia rivoluzionaria, esso si illudeva che una volta messi gli uomini gli uni di fronte agi altri in stato di perfetta eguaglianza essi si sarebbero amati come fratelli ed avrebbero rinnovato sulla terra la età dell’oro: l’ingenuità delle prime costituzioni liberali è commovente, ma è anche un monumento di semplicità e di ignoranza delle vere condizioni della natura umana. I principii più alti a cui questa riforma faceva appello, sono i principii generali della moralità: la giustizia, la carità reciproca, l’amore della patria e della umanità. Principii alti e venerabili, ma che non si sorreggono da soli. Facendo appello a questi principii la riforma liberale mo-