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Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/249

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pura, bianchissima, solcata da piccole vene azzurre; la bocca semichiusa aveva una grazia infantile. Patrizio gli sciolse la cravatta e vide con meraviglia la linea del collo rotonda e graziosa come quella di una donna.

Patrizio si arrestò colpito da un’idea bizzarra. Intanto il temporale era cessato: il fiume ridiventava tranquillo; la barca ondeggiava con mollezza sulle acque ancora frementi.

Gildo non rinvenne.

Patrizio gli prese le mani, le sentì fredde e se le accostò alle labbra per riscaldarle col proprio fiato. Non le aveva mai guardate; erano mani piccole e fine, morbidissime. Sollevò il manichino della camicia e scoperse il principio del braccio.

Una vampa ardente salì dal cuore di Patrizio al suo cervello. Quella testa abbandonata che riposava su i suoi ginocchi gli dava le vertigini; si curvò lentamente passandole le dita fra i capelli...

Come al tocco di un filo magnetico il fanciullo si scosse; un’onda vermiglia gli corse sotto la pelle delicata; aperse gli occhi.

— Patrizio!

Fu la sua prima ed unica parola.

Patrizio lo divorava con uno sguardo insistente,

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